Berardi. Tredici anni dopo è ancora lui la stella

di Stefano Fogliani

Fonte: Il Resto del Carlino

Sembra ieri, è già domani. Sembra ieri, infatti, e pazienza se sono passati 13 anni, che la stella di Domenico Berardi cominciava a splendere dentro il Sassuolo di Eusebio Di Francesco che vincerà il campionato di serie B 2012/13 anche grazie agli 11 gol che il talentino calabrese segnò, in 37 presenze, a margine della sua prima stagione tra i pro.

Oggi, invece, è già domani, perché il Sassuolo che è tornato in serie A lo ha fatto con Berardi unico superstite di quella squadra e perché, ad A acquisita, è già tutto un gran parlare della sua permanenza a Sassuolo, dell’adeguamento e/o allungamento del (ricco) contratto con scadenza 2027. Al netto di quanto sarà non si può fare a meno di sottolineare, però, come Berardinho abbia legato, anche con questa promozione, il suo nome alla società neroverde in modo ancora più stretto di quanto non avessero fatto, prima di questa stagione, i 142 gol segnati in 370 presenze. Il 2024/25 ha aggiunto al curriculum del fantasista altri 6 gol e 25 presenze e se non è il numero, esiguo, di reti segnate in stagione a far specie (ci sono anche 12 assist, però, ad arricchirne il bottino), specie lo fa il cammino ‘tutto neroverde’ del giocatore più forte – e decisivo – di cui il Sassuolo abbia mai disposto. “Mimmo è il Sassuolo. Per quanto ha dimostrato – ha detto di lui Paolo Cannavaro, ex neroverde di quelli che la piazza ricorda bene – avrebbe potuto giocare in qualsiasi top club d’Europa”.

E invece… Alzi la mano chi se lo sarebbe aspettato, che saremmo arrivati ad oggi con il Sassuolo (e Berardi) che tornano in A, quel 27 agosto di 13 anni fa, quando il suo nome apparve, a sorpresa, sulla distinta del Cesena-Sassuolo con cui i neroverdi cominciavano la stagione 2012/13. E alzi la mano chi se lo aspettava ancora qui, a festeggiare la seconda promozione in carriera, dopo che lo hanno cercato, senza ‘trovarlo’, Juve e Inter, Milan e Roma, Napoli e Fiorentina e chissà quante big straniere, abbagliate da un talento che ha anche vinto un Europeo con la nazionale, ma più spesso ha fatto le fortune dei neroverdi. Se il Sassuolo è, vuole il luogo comune, una famiglia, Berardi è uno di famiglia: rifiutò la Juve anni fa, facendo contento il Sassuolo, mentre il Sassuolo lo rifiutò alla Juve (“e – ammise – ci rimasi male”) scontentandolo. Un po’, appunto, come in famiglia, dove a volte si litiga, ma poi si resta insieme. E Berardi, insieme al Sassuolo è caduto e insieme al Sassuolo si è rialzato: non serve la stessa memoria che ci ha riportato al suo affacciarsi, 13 anni fa, al calcio dei grandi per ricordare il marzo di un anno fa, quando il Sassuolo che cercava una salvezza che non raggiungerà ritrovava Berardi per perderlo subito. Verona-Sassuolo, 60’: rottura del tendine d’Achille, per l’attaccante, e futuro che diventa un’ipotesi. Il resto è storia.

Berardi è passato attraverso un’estate che lo ha visto comunque al centro di – flebili, visto il contesto – voci di mercato ma soprattutto attraverso un faticosissimo lavoro che lo ha restituito a se stesso e al Sassuolo. “È rientrato – ha detto Fabio Grosso – con una determinazione e una ferocia tali da farlo diventare uno stimolo per tutti”. È il 5 ottobre, il minuto è il 75mo di Sassuolo-Cittadella, ed il fantasista torna in campo dopo 7 mesi di stop per accompagnare se stesso e il Sassuolo verso un altro orizzonte. Oltre il quale chissà cosa c’è: impossibile dirlo oggi, stanti le volontà, espresse più volte dalla dirigenza del Sassuolo, di farne una bandiera e la sua, mai nascosta, di spiccare il volo. Vedremo…