Bimbo calabrese di 2 anni morto al Bambin Gesù di Roma: chiesto il rinvio a giudizio per cinque medici

L’esame non corretto sul funzionamento di pacemaker, il mancato intervento di correzione e, in seguito, il ritardo in una operazione che doveva essere di massima urgenza sono le accuse con cui cinque medici del Bambino Gesù rischiano il rinvio a giudizio per omicidio colposo in una inchiesta del pm Daniela Cento in relazione alla morte di un paziente di due anni e mezzo. «Imprudenza, negligenza e imperizia» con un «macroscopico ritardo», sono le parole usate per descrivere il loro comportamento. Una prima archiviazione è stata superata dall’acquisizione di nuove prove che saranno vagliate dal gup il 26 marzo.

Visite sbagliate, operazione in ritardo

Il bambino, nato a Rosarno, in Calabria, nel settembre 2016 con una grave patologia cardiaca era stato sottoposto all’impianto di un pacemaker al centro cardiologico pediatrico Mediterraneo del San Vincenzo di Taormina. Come ricostruito dal capo d’imputazione a carico di Sonia Albanese, Antonio Ammirati, Roberta Iacobelli, Mario Russo e Matteo Trezzi, ad aprile del 2018 il piccolo era stato visitato presso l’ambulatorio di aritmologia del Bambino Gesù, dove però non veniva rilevata la presenza di un ingrandimento artiale, pur in presenza di una radiografia esibita dai genitori del bambino. Ancora, a novembre, sebbene una tac indicasse una stenosi del tronco dell’arteria polmonare, non veniva eseguito l’intervento di correzione necessario. Rimandato in Calabria, il bambino tornava d’urgenza a Roma tramite un volo militare la sera del 31 dicembre ma veniva operato solo il giorno dopo quando ormai non c’era più niente da fare. La famiglia è assistita dagli avvocati Domenico Naccari e Jacopo Macrì. Fonte: Corriere Roma