Bisignano. Gli ultimi affari dell’inafferrabile Francesco Rosa, “pupillo” di Capu i Liuni

Francesco Rosa, il nuovo ronzino di Nicola Adamo

Che fine fanno i fondi comunitari? Potremmo aprire una rubrica specifica per quanto sono numerosi i casi di “dispersione”…

Francesco Rosa da Bisignano, ape operaia, meglio noto con il soprannome di bugiardone è un soggetto del quale ci siamo già ampiamente occupati, che dove mette mano distrugge ma che ne esce sempre indenne, grazie anche alla copertura politica di Nicola Adamo, meglio noto a Cosenza come Capu i Liuni, ed al suo millantare rapporti di alto profilo istituzionale. È stato presidente della CNA Cosenza con il fido Giulio Valente direttore, ha lasciato debiti per le prossime sette generazioni, stipendi arretrati ai dipendenti e tfr a iosa e ad ogni azione di rivalsa dei dipendenti ha trovato sempre una pezza per tamponare. Si dice però che la sede cosentina sia destinata alla chiusura…

Ma tutto questo non lo puoi fare se non hai connivenze a livelli alti istituzionali. Francesco Rosa attualmente è anche vicepresidente della Camera di Commercio di Cosenza e anche lì inciucia come può, ed è stato persino sfiorato dall’inchiesta per reati ambientali a Bisignano che ha coinvolto la Consuleco. È stato anche tra i fautori della caduta del sindaco Lo Giudice, prima sostenuto con Nicola Capu i Liuni e poi fatto miseramente naufragare, quando non era più utile.

Anni fa ha comprato ad una vendita fallimentare un capannone a Bisignano trasformandolo in un opificio per la lavorazione di fichi e conserve. E anche li drena risorse pubbliche a iosa. Il papà, vecchio arnese del Partito Comunista (col culo degli altri) ha messo su il Consorzio del fico essiccato del Cosentino nel 2002 ai tempi dei finanziamenti alle filiere agroalimentari, un’eccellenza del territorio finita oggi nelle mani del figlio Francesco affiancato da Marco Olivito, soggetto del mondo della comunicazione molto discusso vicino a soggetti lametini borderline. Con l’arrivo di copiose risorse del PSR gli si è aperto un altro mondo dove lucrare, perché a dire il vero tutto è possibile in Calabria perché la misura del programma prevedeva il finanziamento ai consorzi di tutela e valorizzazione, e il fico dop del Cosentino non aveva il consorzio adatto…

E allora si sono inventati un escamotage cioè far fare la richiesta a una singola azienda, si legge nella graduatoria definitiva, salvo poi successivamente a risorse assegnate e costituito il consorzio di tutela e valorizzazione far passare tutto da questo. Una sorta di gioco delle tre carte al quale la Regione ci ha spesso abituati, infatti non si capisce con quale modalità entra il neocostituito consorzio, nella gestione dei fondi comunitari, 835.000 euro circa, di cui una parte – circa 300.000 euro – devono essere coperti dal beneficiario.

I soliti bene informati dicono che in tutto questo magari c’entra il prestigiatore ovvero l’agronomo-pubblicitario Giuseppe Perri, ultimamente caduto in disgrazia dopo aver millantato mille rapporti e iniziative di successo, però realizzate da altri…

Questo meccanismo fa sì che si vada immediatamente alla ricerca di aziende compiacenti che emettono fatture a copertura. Parliamo dei cosiddetti fatturifici ed è proprio per questo che entrano in gioco alcuni soggetti. È ovvio che le campagne di promozione che utilizzano questi meccanismi alla fine non ottengono i risultati sperati, si organizzano due o tre manifestazioni con costi irrisori, si organizzano partecipazione a fiere all’estero, l’ultima a Parigi col fido Orsomarcio (vida cchi ti pigli compa’…), si scrive sui social la storia di queste immaginifiche imprese, con al seguito mogli e compagne, e in tal modo si finanziano le vacanze e si porta tutto in rendicontazione in Regione.

Ovviamente il grande architetto di tutto è Francesco Rosa, che di volta in volta trova i collaboratori giusti: si dice tra l’altro che ultimamente abbia svuotato anche le casse di Cna regionale a Catanzaro con un ammanco di oltre 100.000 €… Ci sarà qualcuno che lo fermerà o continuerà a svolazzare di… truffa in truffa? Ai posteri l’ardua sentenza,