Blitz Casamonica: Strangio si avvale della facoltà di non rispondere

Domenico Strangio, 24 anni, originario di Locri in provincia di Reggio Calabria, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giovane è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta sul clan dei Casamonica e ora è in carcere a Rebibbia. Strangio, considerato dagli investigatori dei carabinieri il contatto tra il clan romano e la ‘ndrangheta calabrese, non ha risposto al giudice per le indagini preliminari. Secondo l’accusa, avrebbe gestito un “ingente quantitativo” di cocaina, che avrebbe venduto ai Casamonica.

Ed è proprio sui rapporti intercorsi tra il gruppo di origine rom e le grandi organizzazioni criminali che l’indagine della Dda di piazzale Clodio potrebbe avere ulteriori sviluppi. Dalle carte dell’indagine emerge, infatti, che i Casamonica avevano strutturato l’organizzazione ricalcando in particolar modo le dinamiche tipiche delle ‘ndrine calabresi e nell’ordinanza di arresto emergono contatti anche con Michele Senese, rappresentate della camorra campana nella Capitale, soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti.

A raccontare della rete creata dai Casamonica è uno dei due pentiti. Massimiliano Fazzari sentito dai magistrati ha spiegato come nell’organizzazione tutto funzionasse «come in Calabria». «Ognuno ha i suoi compiti – ha spiegato agli inquirenti – hanno un organigramma e soprattutto hanno un capo, proprio come i malavitosi calabresi». Altro elemento che sembra avvicinare il clan ai grandi gruppi criminali è l’assoluta disponibilità di armi. Tutti gli affiliati del gruppo erano in possesso di pistole. È sempre il collaboratore di giustizia a confermarlo. «So che sono tutti armati. Perché io ho tentato di venderne a loro ma mi dissero ‘a noi non ci servono, ne abbiamo. Ne erano pieni». Dinamiche che ricordano le realtà consolidate della criminalità organizzata. Un modus operandi riconosciuto anche dalla Direzione Investigativa Antimafia che nel suo ultimo rapporto semestrale ribadisce come a Roma si evidenziano sempre più organizzazioni come quelle in Sicilia, Calabria e Campania.