Brunori Sas, cantautore e contadino

Colloquio con Brunori Sas di Antonia Matarrese

Fonte: L’Espresso

Si sente un uomo di montagna. Sempre in tensione fra città caotiche e paeselli incastonati nel Nord della Calabria. Dario Brunori in arte Brunori Sas (nome preso in prestito dalla ditta paterna di materiale da costruzioni), 45 anni, cantautore con una laurea in Economia a Siena, neo papà di Fiammetta, sei mesi, produttore di dischi altrui ma anche di vino, un tour in partenza il 4 maggio da Ancona con date già sold out è, come molti, un emigrante di ritorno. “Fino ai 18 anni ho abitato in borghi di poche centinaia di anime in provincia di Cosenza, poi sono partito. Adesso sono tornato e vivo a San Fili, dove il silenzio e la mancanza di competizione non prevedono distrazioni”, esordisce.

Come vede oggi la sua terra?
“I problemi sono quelli di sempre: clientelismo, criminalità organizzata, mancanza di proiezione verso la costruzione di qualcosa, speranze disattese. Siamo una zona avvezza ai terremoti e pensiamo sempre che, prima o poi, tutto crollerà. Al tempo stesso, i calabresi conservano uno sguardo antico e una dignità uici. Tutto questo è stato rappresentato benissimo dal documentario “In Calabria”, diretto da Vittorio De Seta nei primi anni Novanta”.

La sua passione per il trekking e per la natura l’ha portata a fare delle scelte nella vita privata e nel sociale.
“Con alcuni amici ho messo su un’azienda agricola, “Le quattro volte” (dal titolo di un brano di Brunori Sas ma anche di un film di Michelangelo Frammartino, girato in Calabria, ndr) tra il Parco Nazionale della Sila e quello del Pollino. Produciamo grano, olio, fichi, agrumi e vino da vitigni autoctoni quali Magliocco, Mantonico, Malvasia Bianca, Guarnaccino Nero e Greco Bianco. Tutto è coltivato senza uso di pesticidi, seguendo il corso delle stagioni. Imprevisti compresi. Recentemente insieme ad altri artisti italiani ho appoggiato il movimento globale Conscious planet-Save Soil di Sadhguru (yogi indiano fra i leader spirituali più famosi al mondo, ndr) che si botte per il nutrimento del terreno, legato alla desertificazione e ai cambiamenti climatici. Non bisogna essere necessariamente contadini per capire che, i principi nutrizionali di un’arancia di cento anni fa non sono gli stessi di quelli di un’arancia dei giorni nostri”.

Gli scenari suggestivi di Pian di Spilli sul Monte Cucco, in Umbria, il Teatro Antico di Taormina. E ancora, il lungomare di Reggio Calabria e le stazioni sciistiche della Val d’Aosta. Perché le piace tanto esibirsi open air?
“Per i miei concerti acustici scelgo spesso località italiane fuori dal comune: i panorami, il vento, gli animali al pascolo permettono di riequilibrare il rapporto fra noi artisti e tutto ciò che accade attorno. All’aria aperta ti senti meno protagonista. Lo spettacolo non sei tu ma la montagna che hai alle spalle e che ti senti quasi respirare”.

John Lennon diceva che “le molle del mondo sono amore e paura”. Cosa le fa paura in questo momento storico?
“L’inconsapevolezza. I peccati dell’umanità sono frutto dell’inconsapevolezza. E’ come se uno agisse nel sonno. Anni fa ho scritto un brano intitolato “Canzone contro la paura”: a chi non è capitato di voler mollare tutto per timore di non riuscire in qualcosa?”.

Nel suo ultimo lavoro, “Cheap!”, affronta il tema dell’integrazione in chiave ludica, vista dalla parte dei bambini. Come è nata l’idea?
“Semplicemente osservando i ragazzini di San Fili che ascoltano la musica sui cellulari e intonano cori. Nell’epoca dei social sono uguali ai loro coetanei di Pechino o Milano, bersagliati da milioni di stimoli esterni. Scrivo canzoni che si devono cantare e con cui mi piace giocare, sperimentando molteplici registri di lettura. Se penso a grandi autori come Rino Gaetano o Lucio Dalla, dico che mi ritrovo cantautore loro malgrado ma, il linguaggio che uso, risente del loro”.

Fra le sue attività c’è anche un’etichetta discografica, Picicca, con cui ha fatto scouting di talenti. Come vede il futuro della musica italiana?
“Picicca è stata fondata più di dieci anni fa da me, da Matteo Zanobini e da Simona Marrazzo, la mia compagna. Come molte etichette indipendenti ha cavalcato l’onda della musica indie e prodotto artisti fra cui Dimartino, Maria Antonietta, Bobo Rondelli. Oggi viene da chiedersi se abbia ancora senso pensare a un album completo oppure se sia meglio optare per un ep (cosa che Brunori Sas ha fatto con “Cheap!”, acronimo di Cinque Hit Estemporanee Apparentemente Punk racchiuse nello spazio di 16 minuti, ndr) che contiene un numero minore di tracce. Anche se la strada del podcast è percorribile per un artista che ha già un suo pubblico affezionato. Forse, per il prossimo futuro, la parola d’ordine è crossmedialità”.