Calabria 2019, guerra nei partiti: faida in Forza Italia e Salvini dice no ad Occhiuto

Guerra aperta in Calabria in vista delle elezioni regionali previste, se non ci saranno sorprese, in autunno. Uno stato di guerra punica attraversa tutti i partiti più importanti. A cominciare dalla Lega di Salvini. I colonnelli vicini a Matteo vogliono evitare qualsiasi ombra perché il vicepremier è stato eletto proprio in Calabria e Salvini ha giudicato sempre strategica e simbolica la regione del sud per la sua lotta contro l’illegalità.

Pertanto, con un colpo di scena, il partito calabrese guidato dal lametino Domenico Furgiuele è stato di fatto depotenziato, con l’avvento del commissario Invernizzi, deputato bergamasco. Non sono esclusi coup de theatre ulteriori in vista delle prossime elezioni regionali. Le cose non vanno meglio in Forza Italia, in mano al cosiddetto gruppo di Cosenza – guidato dalla parlamentare Jole Santelli – che vuole a tutti i costi esprimere il prossimo candidato governatore, cioè il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, che però la Lega non vuole. Con i ‘cosentini’ fa asse l’iperattivo deputato reggino Francesco Cannizzaro , molto popolare per la sua rimarchevole e indubbia  intraprendenza  ma inviso ad alcuni per la sua eccessiva vicinanza alla cosiddetta ‘lobby di Cosenza’.

Più defilato il senatore Marco Siclari, inviso a Cannizzaro, ma ben visto e apprezzato  dai vertici del partito  e soprattutto grazie a un forte consenso popolare che gli ha consentito di vincere il collegio senatoriale uninominale a man bassa. Si chiude con il Pd, dilaniato da interminabili faide tra ‘renziani’ e ‘zingarettiani’, questi ultimi rafforzati dal fatto che il governatore Oliverio è tornato in gioco,  dopo la sentenza – proprio  di ieri sera –  della Cassazione,  che lo ha liberato dall’obbligo di dimora nel suo paesino d’origine cui era relegato  per via di una indagine della procura di Catanzaro dal dicembre scorso. Ma i renziani non vogliono che si riproponga per la guida della Regione e minacciano la scissione per conto di un tal Magorno…

Fonte: Affari Italiani