Calabria 2019, Salvini consulta i suoi alleati Zucco e Gioffrè sull’eventuale candidatura di Gratteri

Esiste una promessa e un accordo tra Salvini e Berlusconi per quel che riguarda l’individuazione del candidato a presidente delle Regione Calabria, in vista delle prossime elezioni regionali. Un accordo arrivato dopo il famoso incontro ad Arcore, per rinsaldare la coalizione di centrodestra, tra il Cavaliere e Salvini. In quella occasione entrambi, dopo la chiara richiesta di Berlusconi, si sono trovati in sintonia sulla necessità che ad individuare la figura del candidato alla Regione Calabria debba essere Forza Italia. Una cortesia che lo stesso Cavaliere ha chiesto a Salvini e che, per il momento, in nome dell’unità del centrodestra, Salvini gli ha concesso.

Ma l’interesse per la Regione Calabria da parte di Salvini non è certo sparito. La Calabria resta, per Salvini, un approdo importante per sfondare definitivamente al Sud, tant’è che prima di recarsi ad Arcore non aveva fatto mistero di voler proporre alla presidenza un magistrato calabrese targato Lega. E quando dici magistrato in Calabria, il riferimento non può che essere a Gratteri, procuratore capo della Dda di Catanzaro, noto anche come il mattatore di ‘ndranghetisti e narcotrafficanti. Anche se da quando è alla guida della Dda di Catanzaro nulla ha fatto per rendere concreta la fama che lo precede. Per quel che ci riguarda è solo chiacchiere e distintivo. Tutto fumo e niente arrosto. Non un corrotto, nonostante le dichiarazioni di decine di pentiti di ‘ndrangheta che raccontano episodi di collusione e voto di scambio tra politici e clan, vedi Cosenza, è mai finito nella sua rete. Per Gratteri Cosenza è un’isola felice dove tutto fila liscio nella più stretta osservanza della legge, un esempio da imitare. Infatti per Gratteri la corruzione (che tutti i cittadini conoscono bene) nella pubblica amministrazione a Cosenza, non esiste, o meglio esiste solo nei suoi libri. Nella realtà sono tutte rose e fiori.

Salvini non è nuovo a tradimenti e a cambi di rotta repentini, e questo Berlusconi lo sa, tant’è che ha già lanciato un allarme, o l’allerta se preferite: attenzione che la Lega ci vuole fregare. E un fondo di verità in queste parole c’è.

A dimostrazione dell’interesse mai dismesso di Salvini per la Calabria, nonostante l’accordo con Berlusconi, c’è la capillare campagna acquisti che la Lega sta portando avanti in Calabria imbarcando di tutto e di più. A cominciare da Vincenzo Gioffrè, responsabile della sezione leghista di Rosarno, l’artefice dell’exploit elettorale in quelle zone, che ha permesso alla Lega di eleggere Salvini, passando da uno 0,25 %, al 13% di consensi. Vincenzo Gioffrè, come ha rivelato l’Espresso, risulta essere un personaggio ambiguo con amicizie pericolose, infatti la Dda di Reggio lo “accusa” di essere cointestatario di alcune “Società agricole” con personaggi contigui al clan Bellocco/Pesce di Rosarno. Gioffrè ha aderito alla Lega nel 2016 dopo aver lasciato Fratelli d’Italia. Il primo a dargli il benvenuto ufficiale è stato Domenico Furgiuele, responsabile regionale della Lega e, dal 4 marzo, deputato della Repubblica. Su Furgiuele pesa una parentela ingombrante: il suocero è infatti in carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso e ha i beni sotto sequestro su richiesta dell’antimafia: per i giudici di primo grado, l’uomo è contiguo alle cosche di Lamezia. L’Espresso ha anche scoperto che nel congelamento del patrimonio societario e immobiliare è finita anche la moglie del deputato calabrese. A lei il tribunale ha sequestrato un immobile e una società.

Insomma per passare dallo 0% al 13% dei consensi, dalla sera alla mattina, in quel di Rosarno, come tutti sanno, bisogna conoscere la gente giusta e Salvini, nello scegliere i suoi rappresentanti calabresi, non si è sbagliato.

E non si è sbagliato neanche quando ha scelto di far parlare contro Mimmo Lucano, il signor Zucco di Riace, dal 2017 vicino alla Lega e al Movimento Noi con Salvini. Il signor Zucco, come vi abbiamo raccontato in esclusiva, risulta essere, come dice la Dda di Reggio Calabria, un prestanome della ‘ndrangheta, e per questo nel 2015 è stato anche condannato in via definita. La Dda di Reggio lo descrive come contiguo alle cosche di ‘ndrangheta di quella zona gestendo per loro conto diverse attività: un ristorante, e la famosa “cava di Stilo”. Un altro personaggio capace di far passare la Lega dallo 0% al 18% di consensi in quell’area.

Non c’è che dire: la campagna acquisti della Lega in Calabria va alla grande. E non si ferma certo ai soli ‘ndranghetisti. La Lega ha aperto le porte anche a tutto il peggio della politica di centrodestra e centrosinistra che in tutti questi anni si sono alternati alla guida della regione Calabria, e i risultati del loro operato sono sotto gli occhi di tutti: fame, disoccupazione e ‘ndrangheta.

Salvini, pur di mettere voti nel suo paniere, non si fa certo scrupoli di imbarcare mafiosi, strozzini, ladri di stato, corrotti, collusi e tutta la vecchia e stantia nomenklatura politica calabrese. Gli stessi che i cittadini onesti di Calabria hanno bocciato il 4 marzo e che Salvini ha pensato bene di far “rientrare dalla finestra” alle prossime elezioni.

Chissà che ne pensa Gratteri di questi suoi eventuali sostenitori.

In tutto questo schifo un lato positivo c’è: sapremo alle prossime elezioni, con precisione, quanti sono gli ‘ndranghesti e i loro fiancheggiatori in Calabria. Basterà solo contare i voti della Lega. Alla faccia del cambiamento.