Calabria 2020: Salvini vuole la Puglia, gli Occhiuto insistono e la Meloni aspetta il via libera

Mentre la città va a rotoli, spazzatura in ogni dove, carenza idrica, mense scolastiche chiuse, asili senza riscaldamenti, lavoratori comunali e delle cooperative senza stipendio, tasse comunali al massimo, traffico impazzito, cantieri dispendiosi che a nulla servono, l’unico pensiero dei fratelli Occhiuto è come arrivare alla Regione per continuare a lucrare così come hanno fatto al Comune di Cosenza. Il perché lo abbiamo detto un milione di volte: i tanti debiti accumulati da Mario Occhiuto in 20 anni di fallimenti, 28 milioni di euro.

Si comportano così perché, come dicono spesso, sono sicuri che tanto la gente li voterà lo stesso: in Calabria non conta quello che realmente fai, ma quello che prometti. La pensano esattamente come Cetto Laqualunque: “i calabresi si bevono ogni minchiata, basta promettere l’impossibile e venderlo come garantito: tu gli dici meno tasse, loro ti applaudono e tu gliele alzi; tu gli dici basta corruzione, e poi li corrompi con una mancetta e loro ti votano”.

Del resto, dice Mario Occhiuto, questo è un sistema già sperimentato con la mia elezione a sindaco: per ben due volte sono riuscito, nonostante i molti documenti che giravano e che attestavano i miei tanti fallimenti e i vari procedimenti penali a mio carico, a farmi votare promettendo ai cosentini l’impossibile, e in tanti mi hanno creduto. E lo stesso faranno il 26 gennaio, nonostante la consapevolezza di essere stati presi per il sedere. Mi voteranno lo stesso, dice Mario Occhiuto, anche se oggi si ritrovano con una città allo sbando, commissariata, e senza una vera guida politica. Ai cosentini piace essere presi in giro. Non amano la verità. Anzi non gli interessa proprio la verità, si lasciano intortare, facilmente, con due chiacchiere. E poi per farli felici basta veramente poco: gli organizzi qualche festa in piazza, un po’ di lucine, e sono tutti pronti di nuovo a votarmi, anche se a casa non hanno l’acqua e lo stipendio.

È questa la considerazione che hanno gli Occhiuto, e la politica tutta, della Calabria e dei calabresi. E lo squallido balletto di queste ultimi mesi, su chi deve essere il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione, lo dimostra chiaramente: la Calabria usata, da tutto il centrodestra, come moneta di scambio nella spartizione del potere al sud. Dello sviluppo, della mancanza di lavoro, della sanità allo sfascio, dei trasporti inesistenti, delle infrastrutture che mancano, non gliene frega niente a nessuno.  Per loro è solo una questione di spartizione del bottino. Ed è questo il vero motivo della “lotta” tra Salvini, Meloni e Berlusconi, per la designazione del candidato: una mera questione di denaro e potere. Ognuno vuole la propria fetta: tutti i politici tengono famiglia. Tutto il resto viene dopo, se rimane tempo e denaro.

In Calabria, si sa, la politica è sempre una questione di affari di famiglia. Infatti non si discute mai di programmi e idee, perché il primo e unico argomento che affrontano i politici in Calabria è come continuare a garantire il benessere e la ricchezza alle potenti famiglie politiche che detengono da decenni il potere in questa terra. Famiglie che ad ogni tornata elettorale, indipendentemente dall’appartenenza politica, spesso legata alla convenienza del momento, pretendono la loro parte, come se fosse un atto dovuto. Un qualcosa che gli spetta per diritto. Perché si sa: la Calabria è cosa loro. E in tutto questo Salvini e la Meloni non hanno fatto, così come molti credevano, la differenza.

Dispiace per i tanti calabresi che si sono affidati alla Lega con la speranza di liberarsi di tutta la vecchia e stantia nomenklatura politica responsabile del disastro economico e sociale in Calabria, vedendo Salvini come il nuovo salvatore della patria. Ma Salvini non è diverso dai fratelli Occhiuto, perché anche lui ha praticato e ben conosce il familismo amorale che regna in politica. Tant’è che non ha problemi, qualora venga accettata la sua richiesta di avere un presidente di regione della Lega al sud, a dare il via libera, in Calabria alla candidatura anche a personaggi come la Santelli o addirittura a Roberto Occhiuto, fratello di Mario, e conosciuto dai tempi della sua presenza alla Regione Calabria, come mister 20%. Ma l’accordo ancora non c’è, e la fetta di torta destinata alla Lega non sta bene a Salvini.

Salvini, a questo punto, deve per forza essersi fatto due conti in tasca: la Lega è il primo partito in tutte le regioni del sud, almeno stando ai sondaggi, e nonostante ciò lavora a far eleggere gli altri. La Calabria a Forza Italia, la Puglia alla Meloni, la Campania a Forza Italia, la Sicilia non certo alla Lega. Ed è qui che Salvini si è impuntato, più che sui finti veti agli Occhiuto. E in particolare con la Meloni che insiste a rivendicare per se la regione Puglia. E la Lega, dice Salvini, cosa ci guadagna da tutto questo? Niente.

Dunque: Salvini oltre a dover accettare candidati come la Santelli o Roberto Occhiuto mal visti dai leghisti calabresi che da tempo hanno fatto presente la loro contrarietà a questi nomi al capitano, ma che se ben “pagato” è disposto ad accettare, deve anche rinunciare a presiedere una regione al sud. Quella di Salvini non è una battaglia sul nome da candidare come lui vorrebbe far credere, ma solo una negoziazione per ottenere di più.

Sulla base di questo Salvini ha fatto una nuova proposta agli alleati: la Calabria alla Meloni, la Puglia alla Lega, e la Campania a Forza Italia. Una ripartizione equa. Ma le resistenze della famiglia Occhiuto che ricattano Berlusconi, insieme alla Carfagna con la scissione, insistono.

La questione resta sempre la stessa: come garantire alla famiglia Occhiuto un bell’introito mensile?

Questa è la discussione sulla Calabria, altro non c’è. I problemi dei calabresi non interessano a nessuno, men che meno a Salvini che si è posto come salvatore della Calabria.

Per il momento restiamo ostaggio di queste logiche, in attesa di tempi migliori, altro non possiamo fare, perché ai calabresi, tutto sommato, va bene anche così.