Calabria 2021. Come “neutralizzare” il voto (mafioso) di apparato: istruzioni per l’uso

Le elezioni in Calabria non sono mai state libere. Nel senso che in Calabria non è mai esistito un largo e partecipato voto di opinione. A dirlo sono i numeri che si registrano alle tornate elettorali in Calabria. Il “dissenso” politico ai due poli partitici (centrodestra e centrosinistra) che si alternano alla guida della regione attraverso accordi trasversali, non ha mai superato il 7% dei votanti. E questo perché in Calabria il voto è legato in maniera quasi indissolubile all’apparato partitico. In sostanza esistono diversi potentati politici che attraverso i loro “cavalli da corsa” gestiscono centinaia di migliaia di voti ottenuti dalla una turpe pratica legata al do ut des. E in una terra dove uno stipendio vero, concreto e reale è una chimera, la gente “chiama papà chi gli dà mangiare”. Che in Calabria vale a dire: legarsi mani e piedi ad una qualche potente famiglia politica, portargli voti in cambio di sistemazioni (provvisorie e stabili), prebende, contributi, pastette, corsie preferenziali, finanziamenti, disbrigo di pratiche. Il tutto ovviamente con i soldi pubblici. Tutto questo ha creato un vero e proprio apparato elettorale che si mobilita sempre e comunque, nella medesima quantità, ad ogni tornata elettorale, determinando, secondo gli accordi del momento tra gli amici degli amici massomafiosi, il vincitore.

In pratica senza il voto dell’apparato in Calabria non si vincono elezioni. E lo dimostrano i numeri: in Calabria gli aventi diritti al voto sono 1.895.990, su una popolazione pari (secondo l’ISTAT) a 1.935.457 persone. Numeri che cozzano tra di loro. Detta così sembra che in Calabria votino tutti, bambini compresi. Il dato degli aventi diritto è palesemente gonfiato perché nel registro elettorale risultano iscritti anche i corregionali all’estero stimati in 350.000 persone. Gente che ovviamente non vota mai. Perciò 1.895.990 meno 350.000 fa 1.545.990 aventi diritto al voto. A questi andrebbero tolti anche i calabresi residenti ancora in Calabria ma che vivono in altre regioni d’Italia per motivi di lavoro o di studio. Quantificarli è difficile si “narra” di diverse centinaia di migliaia (2/300.000) di corregionali che di fatto vivono fuori. E nessuno può dire con esattezza quanti calabresi che studiano o lavorano “fuori sede” si recheranno a votare, perciò questo resta un “dato aperto” di cui tenere conto, e non si può escludere a priori come il dato relativo ai calabresi che vivono all’estero. Stando a questi dati c’è chi quantifica gli aventi diritto al voto reali in Calabria in 1.300.000.

Guardando i numeri delle tre ultime elezioni regionali il dato che emerge è che mancano all’appello dei votanti (in media) quasi 450mila elettori che dal 2014 non si recano alle urne. Nel 2010 (Scopelliti vincitore) si recarono alle urne quasi un milione di calabresi. Nel 2014 (Oliverio vincitore) si recarono alle urne 800.000 calabresi. Nel 2020 (Santelli vincitrice) si recarono alle urne poco più di 700.000 calabresi. Insomma si può tranquillamente dire, supportati dalla matematica, che 450.000 potenziali elettori calabresi ad ogni tornata elettorale scelgono con volontà di astenersi dal voto per mancanza di alternative politiche ai soliti marpioni che circolano da più di 30 anni, e non certo per altri fattori. Si potrebbe definire “l’astensione dell’opinione”. Un esercito che potrebbe sovvertire il voto d’apparato, ma mobilitarlo è pressoché impossibile.

I voti dei partiti nel corso degli anni sono sempre gli stessi. La Santelli e Oliverio hanno avuto pressoché gli stessi voti rispettivamente: 449.705 la prima, 490.229 il secondo. Segno evidente di una macchina che si muove sempre alla stessa maniera e che registra sempre lo stesso risultato, indipendentemente dalla posizione politica. È l’apparato che decide chi vince, perché possono contare sui loro “cavalli” che a disertare le urne non ci pensano proprio. In Calabria vince sempre “il Sistema massomafioso”, che agisce in maniera trasversale ai partiti, che altro non sono che una facciata per nascondere tutto il marcio che ci sta dietro: corruzione, collusione, saccheggio della cosa pubblica. Occhiuto, Nicola Adamo, Fratelli Gentile, Orsomarso, Cannizzaro, Tallini, Enza Bruno Bossio il commissario Graziano, Magorno, Guccione, Bevacqua, sono la stessa cosa: giocano tutti per la stessa squadra. Da sempre. Ecco perché perdere le elezioni per l’apparato massomafioso calabrese è impossibile. A votare sono sempre le stesse famiglie che da anni vivono delle briciole che cadono dalle tavole imbandite degli opulenti politici. Sta tutta qui la loro forza: contano sull’astensione per non incorrere in qualche problema di cambio di “percentuali”.

Sovvertire il risultato scontato però si può: bisogna far leva sui tanti che hanno voglia di cambiare perché stanchi di mangiare briciole, e convincere gli astensionisti che questa volta una alternativa c’è. Ma per fare questo ci vuole serietà, capacità inclusiva, e argomenti veri e concreti in grado di far presa sulla coscienza collettiva. E l’autorevolezza dimostrata da De Magistris potrebbe riuscire nell’impresa. Una impresa che però non può, stando ai freddi numeri, compiere da solo, in questa avventura, per vincere serve aprirsi e mostrarsi disponibile nei confronti di chi sinceramente ha deciso di combattere l’apparato. Altrimenti a perdere, anche questa volta, saranno sempre gli stessi: tutti quei calabresi onesti che si recano alle urne per cambiare ma non riescono mai ad essere maggioranza.