Calabria 2021. Gli affari della holding Bruni-Sonni: tutte le domande senza risposta

E’ fatto conclamato e nemmeno più un mistero che Amalia Bruni non ama l’Università di Catanzaro, un sentimento reciproco da parte dei professori dell’ateneo Magna Graecia, tanto che nel gossip della città capoluogo di regione, in tanti ricordano gli scontri all’arma bianca fra lady truffa e l’allora Rettore professore Aldo Quattrone che quasi stava per colpirla con una penna stilografica non disponendo di altre “armi”. Pensate a che grado di rabbia doveva aver portato il professore la scienziata prestata alla politica di Madame Fifì e Capu i liuni…  

Così Amalia Bruni, il grano tossico di Calabria, sbarca oltre il Busento non alla ricerca del tesoro di Alarico, ché a quello ci pensa da anni il sindaco cazzaro, ma alla ricerca di solidarietà e complicità nell’Università della Calabria in quel di Cosenza, forte degli appoggi, che oggi sono ritornati come un boomerang per i calabresi, di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio.

Amalia non era amata e non è amata ancora oggi nell’ateneo catanzarese, dove vige l’ordine di abbattimento immediato per impedirne il suo ingresso, come d’altronde usa fare lei nel Centro di Ricerca Neurogenetica contro quei pazienti, prima amati ed esposti come un miracolo, e poi diventati stranamente ospiti ostili e non graditi. Il motivo di questo niet nei confronti di lady truffa nasce da una serie di considerazioni e di evidenze.

La prima la espresse con grande coraggio proprio l’ex rettore professore Aldo Quattrone, quando nell’aprile del 2013 nell’era di Peppe Dj e del sistema Reggio esportato in Regione Calabria disse che l’ateneo di Catanzaro «non era composto da mendicanti, pronti a sottoscrivere le cambiali in bianco del governatore». Ma, in particolare aggiunse, quasi tracciando un percorso profetico sulla realtà della Magna Graecia non amata dalla comunità calabrese che «non ho mai visto in nessuna parte d`Italia una Regione che penalizza la sua unica facoltà di Medicina. Un comportamento schizofrenico, da una parte si spendono centinaia di milioni di euro per costruire nuovi ospedali e dall`altra si impedisce di formare quei medici che dovrebbero lavorare in quelle strutture», arrivando ad una conclusione purtroppo dimenticata da chi gli è succeduto ovvero l’attuale rettore Giovanbattista De Sarro che piuttosto di vendersi e vendere l’università per un piatto di lenticchie, avrebbe dovuto tatuarsi sulla pelle le parole di Quattrone: «Sappiamo tutti che l`università di Cosenza spinge per ottenere una seconda facoltà di Medicina e può contare sull`appoggio dell`intera classe politica locale, dal presidente della Provincia al sindaco. Non è un retro-pensiero è un fatto oggettivo. Noi comprendiamo le ragioni dell`ateneo cosentino, ma sosteniamo che in una situazione di crisi come quella attuale ci pare impossibile spendere risorse pubbliche per duplicare una facoltà che già esiste, che vanta delle professionalità e può contare su una struttura, pagata dallo Stato, che vale oltre 400 milioni di euro».

Questa è la storia dove lady truffa forte dei suoi appoggi della massomafia politica cosentina, mutuando quella folle logica lametina cara anche a De Sarro, si vende a Cosenza e chiude ogni contatto con l’Università di Catanzaro, nonostante quanto preveda il GOIP demenze e la Legge regionale istitutiva del CRN. Il motivo è altrettanto semplice e rientra sempre nei confini del mistero biblico della mistica della scienza calabrese. E’ fatto risaputo che la sperimentazione e la ricerca necessiti di ingenti risorse finanziarie e che si sviluppi coinvolgendo nello studio diversi attori, generalmente università e centri di ricerca accreditati, quello che nello studio dell’Alzheimer diventa un ulteriore limite perché non incrocia le esigenze di profitto delle big pharma: i vecchi e le loro patologie non muovono i miliardi in termini di profitto.

Questo Amalia Bruni lo conosce bene e per questo ha preferito il suo “dorato” isolamento nella ricerca, il bluff del Centro Regionale di Neurogenetica e la holding di famiglia, l’ARN, continuando a millantare i molto presunti benefici della cura battendo cassa alla Regione Calabria e vendendosi come ha sempre fatto al migliore offerente. L’ha fatto nel passato e l’ha fatto anche oggi accettando il patto Adamo-Boccia che l’ha consacrata Regina non regnante e le ha affibbiato la “badante” cosentina Enza Bruno Bossio, la nostra Madame Fifì, la cartomante de noantri. 

Ed allora se la ricerca si sviluppa in team e necessita di risorse qualche domanda è giusto farla. Quegli interrogativi che mai nessuno si è preoccupato di porsi e nemmeno di controllare, quelli che siedono nelle stanze che erogano le risorse del Dipartimento regionale alla Salute o dell’Asp di Catanzaro, dove tutti non vedono, non sentono e non parlano perché infognati fino al colletto bianco con la truffatrice di Calabria, salvo poi rispondere quando al campanello bussa la Guardia di Finanza.

Per capire basta partire da un concetto semplice. Le università i soldi sulla ricerca, quella seria e non truffaldina, li prendono grazie a progetti che presentano anche all’Unione Europea. Questo perché siamo in presenza di soggetti che sono accreditati a presentare i progetti e che possono rappresentare risultati temporali e progressivi.

Se è così, l’ARN Onlus da dove li riceve i fondi per la ricerca? E’ un ente accreditato per presentare progetti di ricerca scientifica e con quale partenariato? Ha dei progettisti abilitati e riconosciuti per firmare questi progetti di ricerca da presentare all’Unione Europea o al Ministero per la Ricerca Scientifica? Ha dei dati consolidati di ricerca accreditati, al netto della tomba della nicastrina che peraltro non gli appartiene?

Ed ancora perché non è funzionale alla ricerca l’integrazione con la Magna Graecia ed il trasferimento del laboratorio di Neurogenetica nella struttura complessa di Genetica dell’AO Mater Domini di Catanzaro?

Cosa ostacola un integrazione funzionale. Una diversa visione non coincidente nello sviluppo della ricerca? Oppure la difesa estrema degli affari della holding della famiglia Bruni-Sonni che si nasconde dietro e dentro l’ARN Onlus?

Cos’altro si nasconde dietro il Centro Regionale di Neurogenetica oltre ai laboratori fantasma utili solo per consolidare la truffa? perché non aprono le porte alla magistratura giusto per capire che fine hanno fatto i soldi dei calabresi?

Bastano poche domande alle quali nessuno può rispondere, né i titolari della truffa, né i controllori corrotti dell’Asp e della regione Calabria per capire che la holding di famiglia Bruni-Sonni, l’ARN è stata creata soltanto per mantenere il carrozzone circense degli amici degli amici, per garantire il posto a Valentina Laganà la figlia del presidente dell’ARN o ad altri fedelissimi, come il dott. Vincenzo Puccio il cui viscidume supera la bava della lumaca. Dunque la ricerca non è mai esistita, fatta salva quella di intercettare soldi dalle tasche dei calabresi per la cura delle demenze o con la truffa del CCM (Chronic Care Model), quella orchestrata con Maurizio Rocca dell’Asp catanzarese dove la bandita della nicastrina era pure referente scientifico…

Quella ricerca impossibile per le demenze e per la cura dell’Alzheimer, che diventa ancora di più un miraggio da assoggettare alla credenza ed alla divinazione perché lasciata nelle mani di lady truffa. Ecco che ritorna la politica a lanciarle il salvagente dalla nave dell’ONG Adamo-Bossio usando don Nicola Irto e viene pagata la prima rata del riscatto che libera il futuro dell’ARN e del CRN strappando al ministro Speranza la promessa di un integrazione con l’INRCA-IRCCS di Ancona/Cosenza.

L’INRCA è un’azienda sanitaria pubblica con sede anche a Cosenza che opera nell’ambito geriatrico. La ricerca di Amalia Bruni è salva e la Regina della truffa sanitaria ha salvato il suo impero: poco importa se ha venduto l’anima e la sua presunta libertà, pecunia non olet! Qualcuno potrà opporre la domanda: “è meglio un istituto in ambito geriatrico che una riconosciuta facoltà di Medicina, come quella di Catanzaro che continua a fare ricerca?” E sti cazzi! Rispondiamo noi: “Franza o Spagna, purché se magna”.

Agli uomini non interessa né la verità, né la libertà, né la giustizia. Sono cose scomode e gli uomini si trovano comodi nella bugia e nella schiavitù e nell’ingiustizia. Ci si rotolano come maiali”. (Oriana Fallaci)