Il Luna Park della politica calabrese secondo le regole anti-Covid ha aperto le sue porte: “venghino signori, venghino…!” Il divertimento è assicurato, basta avere la tessera massomafiosa, basta avere scheletri nell’armadio, basta avere caratteristiche da divinazione, c’è posto per tutti. Più si è “impresentabili”, più si è graditi. Il comitato di accoglienza BeB – Bruni-Bruno Bossio – garantisce alla fine ricco buffet con portate di pesce da “marechiaro”, ricche crostate e l’omaggio per tutti di bottiglie di olio delle campagne lametine.
“Il Patto” è il vero titolo di richiamo per il letame politico regionale, caratteristica diffusa in tutti gli schieramenti, ma che nel caso della candidatura della scienziata Amalia Bruni, supera il divino del “Lazzaro alzati e cammina” riuscendo a mettere in posizione eretta e deambulante anche la defecazione umana: in Calabria la cacca non solo galleggia ostinatamente, ma riesce anche a camminare!
Ecco che l’autoscatto, definito oggi selfie, che la Amalia Bruni ha consegnato alla storia, definendosi “grezza farina di grano duro calabrese”, altro non è che l’ennesima ed ultima presa per il culo ai danni dei calabresi. Quindi non è grano autentico di Calabria, ma un concentrato di veleni, di tentate modificazioni genetiche, di contaminazione consapevole e criminale della farina: il piatto piange ed il pane è avvelenato!
Non basta per Amalia Bruni l’esposizione ai quattro venti del medagliere di scienziata – ammesso che sia vero… – consegnato come un oracolo divino ad una massa di caproni adulanti, se poi non si risponde ai perché? Per come non basta ergersi in piedi sulla sedia come novella paladina di un nuovo civismo, se poi a questo step ci si è arrivati facendo ping-pong con tutta la politica regionale in ogni sfumatura di colore, quella che doveva essere “grata” con lei a prescindere, ma soprattutto “generosa”. Questo non è civismo, bensì la solita bancarella da ortofrutta, dove vince per una regola di mercato di concorrenza chi grida più forte e riesce a divinizzare la qualità, molto presunta, della sua mercanzia.
Non c’è un’altra spiegazione che possa soddisfare l’umana ragione, quella del comune cittadino elettore non intruppato in sigle politiche per andare a votare colei, la candidata del Pd truffaldino, di quattro disperati sopravvissuti del Movimento 5Stelle e dell’altro autocelebrante scienziato Carlo Tansi.
Amalia Bruni non è allo stato una autentica novità, ma semmai l’ultima spiaggia di una cricca politico-affaristico-sanitaria che è il suo scenario di cartapesta. Novità lo può diventare solo se tutti i calabresi accettano, come i caproni, la sua presunta discontinuità, che altro non è che la continuazione di una caccia di frodo nelle mani degli storici bracconieri del futuro della Calabria. E’ solo un gioco di potere, dove i pupari e padrini della Bruni sono sempre gli stessi. Quel potere che è anche una sua caratteristica riconosciuta, quell’ego esaltato ed a tratti disperato, che si placa solo nell’accettazione di una autoreferenzialità quasi imposta, fatta di applausi e di allentamento dei cordoni della borsa.
Ecco perché una scienziata di fama internazionale, come riportano le cronache su Amalia Bruni, accetta di abbandonare il parterre della ricerca riciclandosi nel potere politico, quell’umana debolezza – da non dire! – alla conquista di una “sedia al sole” dove accomodare le sue auguste chiappe. Questa è la ricerca scientifica in Calabria – difficile e stancante – una specie di scherzo che può essere ancora ragione di vita solo se accompagnata da denaro, tanto denaro.
Noi non siamo ostili con la candidata Amalia Bruni, non lo siamo per “partito preso”, ma non possiamo accettare che a prendere, anzi a rubare il futuro dei calabresi siano sempre gli stessi e che il crimine in politica al quale ci si consegna consapevolmente, possa essere alzato all’onore degli altari come un oracolo. Ecco perché bisogna dire la verità e soprattutto mandare in discarica controllata la spazzatura infetta che circonda e fa da trincea a quel grano tossico di Calabria che è proprio Amalia Bruni.
Il Luna Park che viene presentato ai calabresi non è tale. E’ un vecchio arnese, uno sgangherato carillon caricato a molla dai più loschi figuri della politica regionale e nazionale, quella che supera gli schieramenti e vive su alleanze indicibili. Noi restiamo sempre fedeli alla premessa: la politica è puttana!
Per sconfiggere in Calabria il voto politico/clientelare massomafioso non serve la Bruni, lei ne è collusa e non sposta di una virgola il risultato finale. Conferma ne è che la sua candidatura, il ripescaggio del coniglio magico, viene indicato dalla stessa sulle pagine della Gazzetta del Sud del 13 luglio 2021: «… Quando Nicola Irto e il mio amico Rubens Curia, quattro giorni fa, mi hanno chiesto di dare un segnale di novità con questo stile all’impegno politico di questa Regione ho avuto ben poco da resistere. La convergenza di tutte le forze politiche del centrosinistra sul mio nome, che ho preteso fin da subito e come condizione sine qua non, mi porta oggi a dichiarare la mia disponibilità ad impegnarmi a costruire insieme una nuova Calabria. Ringrazio la discrezione e la cortesia dell’on. Francesco Boccia, dell’on. Misiti e dell’on. Graziano che hanno voluto accompagnarmi lungo il percorso di questi giorni e i tanti nuovi e vecchi amici che si sono schierati immediatamente al mio fianco. Permettetemi di ringraziare anche Silvio Greco e Carlo Tansi che, molto più esperti, mi hanno dato indicazioni e suggerimenti sulle cose da fare e soprattutto sulla necessità di valorizzare ogni esperienza e ogni contributo». Ma questa non è tutta la verità!
La candidatura di Amalia Bruni è il patto segreto, non possiamo dire della crostata perché il grano di Calabria è velenoso, nasce dall’esigenza di sopravvivenza di vecchi tromboni, dalla necessità di riciclo di altri e di posizionamento di quanto sono nelle scuderie, diciamo dei ronzini con sogni da stalloni. Questo nei fatti è il clan della paranza, quella massomafia che governa la politica regionale e che conoscendo la “sete di potere” della scienziata lametina ha usato i buoni uffici di un altro squalo della sanità calabrese, quel Rubens Curia che è tutto un programma di cui parleremo, facendo passare il messaggio dell’incontro a Canossa da parte di Nicola Irto. La regia è invece molto più articolata e i cosiddetti messaggeri, il commissario del Pd regionale Stefano Graziano e Francesco Boccia piovuto dal Nazzareno sono solo una parte della commedia, le solite mezze figure in cerca di autore.
Chi ha veramente pensato e voluto la Amalia Bruni come candidata e tavoletta del water piddino in Calabria sono i coniugi ed allegra brigata Adamo-Bruno Bossio. Capu i Liuni e Madame Fifì hanno cotto la torta e diviso le fette, la PUT assegnando in dotazione, come una ruota di scorta anche il mirabolante Carlo Tansi al manifesto del Luna Park. Proprio quel Carlo Tansi che fino a ieri aveva sempre visto nella famiglia Adamo-Bruno Bossio il male assoluto della politica regionale e che, in una delle sue infinite giravolte, oggi siede al tavolo del PUT con i mefistofelici coniugi, perché così gli è stato indicato ed ordinato da un altro demone, quello che è il suo vero protettore, Agazio Loiero.
Non mancano nel palinsesto le comparse come il grillino Riccardo Tucci che insieme ai suoi doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno ed invece, è stato aperto lui dalla magistratura tanto da essere stato rinviato a giudizio per truffa ed evasione fiscale per milioni di euro: questo avviene sempre quando delle “anime belle” si incontrano, si riconoscono tanto da stare insieme!
Non mancano nel grande Luna Park i finti giocolieri ed il Mangiafuoco. Sperano in una nuova esibizione circense lo stesso Stefano Graziano magari con un posto al Senato, il pupillo del Ministro Speranza, il noto faccendiere Nicola Stumpo a Montecitorio, senza perdere di vista il Comune di Cosenza dove si consolida con il placet di Gigino Tic Tac Incarnato, il giro di giostra per Franz Caruso, il garante della paranza cosentina e massone deviato.
Come abbiamo detto c’è pure Mangiafuoco, questa volta per parità di genere in gonnella, Madame Fifì, Enza Bruno Bossio gentile consorte di Capu i Liuni, che abbandonerebbe il seggio di Montecitorio per una posizione di badante/custode della Amalia Bruni in Consiglio regionale. Forse perché conoscendo la Malattia di Alzheimer, la scienziata di Lamezia ha bisogno di un conforto, anche e soprattutto perché “denaro e potere” si deve coniugare con il controllo “di famiglia” su quei soldoni del PNRR, stimati in milioni di euro che qualcuno dovrà pur gestire, e chi meglio della Enza Bruno Bossio? Chiedetelo per favore anche a Carlo Tansi diventato anche lui suo fido scudiero. Che non abbia anche lui, come la Bruni, bisogno della badante?
Ecco che così mentre la “badante” Madame Fifì si prende cura della scienziata Amalia Bruni, lei dichiara di “volersi prendere cura di 1.900mila calabresi”, che Dio ci aiuti! Magari pensa che tutti i calabresi siano affetti da una latente forma di demenza senile? Ecco perché dopo aver scoperto la “nicastrina” si mette al servizio, quasi come una crocerossina, della salute dei calabresi, ma in particolare a tutela della salute della sanità di Calabria, quel pozzo di soldi da cui ha drenato anche lei molte risorse, senza mai indicare un risultato, che chiamasi uno, con una ricaduta autentica sui cittadini, di questo avremo modo di parlare.
Ma c’è di più. Non sappiamo con o senza il consenso della badante Madame Fifì, parla in queste ultime ore di un “nuovo” Codice Etico, quello che scriverà a quattro mani con la Bruno Bossio o con il suo amico di merende Rubens Curia. Misteri della sanità calabrese che fa festa in anticipo per l’arrivo della candidata Amalia Bruni, insieme a spezzoni della chiesa calabrese, di una parte di magistratura diciamo sensibile e con il sorriso di approvazione della massoneria, quella che non manca mai!
Si impone ora di fare un passo indietro, ritornando alle origini alla storia di Amalia Bruni, giusto per capire se veramente, noi non ci crediamo, vuole risollevare le sorti della sanità calabrese, intercettando documenti che dicono il contrario e che ce la consegnano come uno dei tanti “avvoltoi” che speculando sulla malattia ha governato ed ingrassato il suo carrozzone e quella serie di complicità che le hanno consentito di “gridare più forte” nel mercato ortofrutticolo della politica regionale, alla ricerca del suo posto al sole. E ci sarà ancora molto tempo per analizzare e sviscerare tutta la storia, non temete.