Calabria 2021. Lady truffa e Casa Alzal: perché nessuno controlla la gallina dalle uova d’oro della pupilla di Madame Fifì?

Non finisce qui la storia del “Romanzo della nicastrina” e di Lady truffa, c’è altro da aggiungere. Un dato è assodato: che Amalia Bruni, pur di difendere la sua “creatura” truffaldina nel momento in cui i soldi scarseggiano, forse perché a Catanzaro siede Nicola Gratteri e negli anni 2019 e 2020 qualche Commissario ad Acta come lo stralunato Cotticelli ha paura e le chiude i rubinetti, si consegna prigioniera alla coppia Adamo-Bruno Bossio facendo finta di difendere la sua beltade e ben sapendo che i suoi carcerieri non applicano la Convenzione di Ginevra e non fanno prigionieri…

La Regina è imbavagliata con la sua pregiata lingerie (non quella che si acquista dai cinesi) e difende la sua creatura della truffa sanitaria al grido “o Roma o morte”, un grido soffocato dal bavaglio e da un copione scritto anche da Rubens Curia, che deve recitare, ma altrettanto spezzato dalla paura che qualcuno la sta osservando seriamente, ed è proprio quel Nicola Gratteri che sta ancora alla Dda di Catanzaro e che ha capito che il suo entourage è paragonabile per storia e frequentazioni ad una locale di ‘ndrangheta.

Il Fatto Quotidiano nell’edizione dell’11 agosto scrive a caratteri cubitali che Madame Fifì sarà presente nella lista del Pd, svelando quello che nelle segrete stanze e nei sottoscala inquinati del palazzo di Marechiaro era fatto risaputo: Amalia Bruni, la scienziata della nicastrina, ha bisogno della badante. E così spunta come un fungo avvelenato Enza Bruno Bossio candidata del Pd alla prossime elezioni regionali e la questione morale è salva, ditelo pure a Carletto il maialetto!

«Enza Bruno Bossio – scrive il Fatto Quotidiano -, deputata dal passato controverso pronta a mollare il seggio alla Camera per un posto in Consiglio regionale. Difficile infatti che nel 2023 Bruno Bossio possa tornare in Parlamento e dunque è bene prepararsi un piano B, tornando in quella Calabria in cui il marito Nicola Adamo è già stato vicepresidente di Regione. Entrambi hanno passato brutti guai con la giustizia, indagati e poi prosciolti per corruzione. Circostanza in cui la deputata aveva attaccato il procuratore Nicola Gratteri: “Gratteri arresta metà Italia! E’ giustizia? No, è solo uno show!…»

Il pranzo è servito! La polpetta è avvelenata e in bella mostra con contorno di codice etico nel piatto di Amalia Bruni: la mangerà? A lei la scelta e l’ultima parola che più volte ha detto di avere. Se la mangia, ingoiando anche la sua presunta qualità elitaria, allora sarà impresentabile due volte, ma avrà salvato il suo gioiello della truffa, l’ARN, incassando il riscatto già pagato da don Nicola Irto e Rubens Curia. Se deciderà di fare il contrario – e nessuno ci crede, forse neanche lei stessa – dovrà proprio lei comunicare alla sua “badante” che il contratto è risolto perché nelle liste non c’è posto per l’impresentabile Enza Bruno Bossio, meglio nota ormai come Madame Fifì. Abbia inizio lo spettacolo, i clown sono già pronti sotto il tendone del Centro Regionale di Neurogenetica ed il divertimento è garantito! Lo spettacolo deve continuare così come la narrazione di un altro macabro capitolo del “Romanzo della nicastrina”, l’abbiamo promesso e lo continuiamo a fare, perché prima o poi qualcuno dovrà rispondere a noi o meglio ancora alla magistratura inquirente. Arriviamo così all’altra creatura dell’ARN, la holding della famiglia Bruni-Sonni, Casa Alzal.

Cos’è Casa Alzal? Lo leggiamo dal sito istituzionale dell’ARN Onlus: «La demenza è anche “malattia della famiglia”. La famiglia diventa luogo centrale della cura, dell’assistenza quotidiana, del sostegno psicologico e della tutela del congiunto.
La progressione della malattia rende il paziente sempre più dipendente e indifeso.
La carenza dei servizi socio-assistenziali determina una delega totale alla famiglia per la cura del congiunto.

Perché nasce Casa Alzal? Nel gennaio 2002 l’ARN onlus in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Lamezia Terme,  realizza un centro di aggregazione in regime semi-residenziale: Casa Accogliente Alzal.

Alzal ha lo spirito di una “casa accogliente” per persone affette da demenza di grado medio-moderato. La struttura è integralmente gestita dall’ARN onlus. Finalità: Superare l’isolamento; Favorire l’incontro, il confronto, lo scambio di opinioni, lo sviluppo di strategie per la soluzione dei problemi; sollevare dal carico fisico-emotivo-psicologico, chi si prende cura di un familiare ammalato.

Obiettivi: Stimolare gli ammalati alla vita di relazione ed al contatto con gli altri, nonostante le limitazioni; Mantenere e/o potenziare le capacità residue nell’ambito delle attività di vita quotidiana; Ridurre l’isolamento delle famiglie, incoraggiandole alla condivisione e al confronto, attraverso la partecipazione attiva.

Attività – Le attività svolte all’interno della struttura vengono erogate da operatori, familiari e volontari, sensibili alle problematiche generate dal malato. Gli interventi mirano a stimolare le autonomie ancora presenti nel paziente, attraverso:

Attività che sfruttano la memoria residua per aiutare a ricordare momenti significativi della vita del paziente; Ascolto della musica per privilegiare il canale di comunicazione non verbale; Attività espressive che possano far emergere le emozioni e attivare le capacità residue; Riorientamento della persona attraverso la rievocazione dei ricordi personali e della sua storia; Feste ed eventi a tema con la compartecipazione delle famiglie, dei fruitori e di chiunque sia vicino al problema (gruppi di anziani, associazioni, di altri enti); Stimolazione degli ospiti attraverso la cura di piccoli animali domestici (cani, pesciolini, uccellini ecc.); Uscite programmate e brevi soggiorni vacanza; Giochi di società; Attività e semplici compiti domestici; Incontri periodici e coinvolgimento dei familiari in tutte le attività».

Procediamo con ordine. Casa Alzal è definita un centro di aggregazione in regime semi-residenziale, di fatto è un centro diurno, quello che risponde ad una serie di normative strutturali, di sicurezza e di personale. Ciò detto, la normativa nazionale identifica il centro diurno per anziani come una struttura socio-sanitaria atta a garantire trattamenti di lunga assistenza, di recupero, di mantenimento funzionale e di riorientamento in ambiente protesico, ivi compresi interventi di sollievo a persone non autosufficienti con bassa necessità di tutela sanitaria. La distinzione del centro diurno è la tipologia degli ospiti che accoglie e di conseguenza gli standard assistenziali che garantisce, distinguendoli in Centri Diurni per anziani non autosufficienti e Centri Diurni per pazienti con demenza. In entrambi i casi siamo in presenza di strutture socio-sanitarie che devono garantire prestazioni residenziali o semiresidenziali secondo il concetto nuovo negli standard di assistenza globale rispettando degli schemi standard di personale, che trova una differenziazione fra le diverse normative regionali, ma che nel complesso rispetta le indicazioni quadro della legge nazionale a garanzia dei livelli di assistenza (LEA).

Fatta la dovuta premessa, domandiamo: Casa Alzal è un centro diurno per anziani non autosufficienti? E’ un centro diurno per pazienti con demenza? Sciogliere il quesito diventa importante anche perché come si definisce nel sito istituzionale dell’ARN «Alzal ha lo spirito di una “casa accogliente” per persone affette da demenza di grado medio-moderato»… Appare ovvio che stiamo parlando di una struttura socio-sanitaria. Ma la Calabria come sempre si distingue in negativo e non avendo recepito le indicazioni della legge quadro nazionale – e questo favorisce sempre le complicità e le truffe nascoste dietro le virgole -, definiamo Casa Alzal, come stabilisce la norma calabrese, una struttura socio-assistenziale. I fatti comunque non cambiano la sostanza delle nostre domande, anche perché non può essere inquadrato come un Centro Diurno di protezione sociale per anziani, che risponde a tutt’altra normativa.

In questo contesto parliamo di un Centro Diurno accreditato al funzionamento e che ha effettuato tutte le procedure necessarie in ordine alla sicurezza verificata dal competente Comando dei Vigili del Fuoco e le successive autorizzazioni rilasciate dall’Asp territoriale e in ultima istanza dalla commissione di verifica del Dipartimento regionale alla Salute e Servizi Sociali.

Fermiamoci qui, perché stiamo parlando di una procedura e del rispetto di una normativa, sia pure zoppa come sempre e non in linea con le indicazioni nazionali, ma comunque una procedura che viene richiesta a tutti gli altri operatori della Calabria che non si chiamano Amalia Bruni. E’ la grande storia della truffa, un altro capitolo del Romanzo della nicastrina e delle complicità diffuse in ambiente sanitario, senza mai dimenticare l’Asp di Catanzaro, dove l’holding di famiglia, quella targata Bruni-Sonni, gode di coperture e complicità.

Lo diciamo in modo secco e senza poesia: Casa Alzal è una struttura assolutamente abusiva nel contesto socio-assistenziale della Regione Calabria perché non è mai stata autorizzata al funzionamento. Sono ormai diciannove anni che Casa Alzal continua a dire di operare, non si capisce come (?) senza nessuna tutela, né in termini di sicurezza dei luoghi, né in termini di quello che si definisce un ambiente conforme alle procedure di assistenza. Questo significa che non c’è alcuna formula assicurativa a garanzia dei pazienti che gravitano in Casa Alzal, per come non si capisce perché mai nessuno abbia controllato.

La scienziata della nicastrina, quella che come medico ha sempre messo al primo posto il bene dei suoi pazienti, almeno così dice sapendo di mentire, si dimostra per quello che è: una sanguisuga che lucra sulla malattia ed in questo caso specifico antepone i metodi e la sicurezza usando, come sempre, i cosiddetti suoi pazienti come se fossero un pallottoliere, dove contare gli incassi, poi chi se ne fotte del resto, possono morire come avviene per tutti gli altri nelle RSA lager di Calabria. E questa come la vogliamo chiamare, questione morale?

Gli affari di famiglia vanno oltre tutto, oltre la vita dei malati, la ricerca che non esiste, le complicità ed oggi anche la coerenza politica: la ditta prima di tutto e tutti.

Ci chiediamo, anche se la risposta è ormai conosciuta dalla narrazione e pure dalle indagini della magistratura: perché nessuno dell’Asp di Catanzaro ha controllato? Perché il Dipartimento regionale non ha mai verificato che Casa Alzal è l’esempio plastico dell’illegalità? E come mai i NAS dei Carabinieri non hanno mai controllato Casa Alzal? Quali altre complicità esistono fuori dagli ambienti sanitari? Nessun controllo, nemmeno dell’HCCP, eppure esiste una cucina interna, dove abitualmente cucina e pranza il segretario-tesoriere Tommaso Sonni e dove si producono le “famose” bottiglie di olio lametino… insomma un’azienda agricola nascosta in Casa Alzal?

Non pensate che sia finito qui! Le illegalità sono diffuse, Amalia Bruni e la comitiva della truffa si sentono intoccabili e quindi credono di essere autorizzati ad andare oltre la legge in una specie di extraterritorialità delle responsabilità. Parliamo di servizi igienici non conformi per l’handicap e di una dotazione di personale, lo dichiara sempre l’ARN sul suo sito, non adeguato alla funzione di un centro diurno che tratta pazienti con demenza e soprattutto non professionalmente specializzato.

Le risorse umane di Casa Alzal sono operatori OSA ed i volontari del servizio civile. Insomma, una specie di dopolavoro non già una struttura che si vuole definire sanitaria o socio-assistenziale. Non si parla di educatori, terapisti, logopedisti e nemmeno OSS, ben sapendo che i pazienti sia pure interessati da forme medio-moderata di demenza sono sempre soggetti non autosufficienti e necessitano dell’apporto di personale formato come gli OSS e non di personale che per protocollo attengono solo alla pulizia degli ambienti. E poi, se dovesse verificarsi un incidente per la non idoneità del personale usato, chi paga? Come si garantisce l’integrità fisica e la dignità dei pazienti a Casa Alzal?

Possiamo tranquillamente concludere che siamo sempre nella storia di Amalia Bruni e della truffa della nicastrina, sulla quale si sono costruite le sue fortune di scienziata e della sua corte dei miracoli, un branco di imbroglioni e di imbonitori che sfruttano il dolore dei tanti calabresi e delle famiglie che affrontano, sempre con le pezze al culo, la demenza e la malattia di Alzheimer. Si spiega tutto e di più, e si spiegano anche delle frequentazioni tossiche sempre dell’ARN e di Casa Alzal, che riceve stranamente e frequentemente “le opere di bene” da parte delle imprese di pompe funebri di Lamezia, se ben ricordiamo quelle che hanno determinato lo scioglimento per mafia dell’Asp di Catanzaro e ricordati alle cronache con l’operazione “Quinta Bolgia”. Sarà un caso? Diciamo abbastanza strano e francamente in linea con la “questione morale” che è la caratteristica di Lady truffa e della sua banda.