Calabria 2025. Attisani, il candidato indagato di Occhiuto e la tragicomica proposta di intitolare l’aeroporto di Lamezia al principe Ruffo

In molti si sono chiesti chi è questo candidato di Occhiuto che è finito nella rete della Dda con l’accusa di falsa testimonianza aggravata dal metodo mafioso per agevolare il clan Cracolici. Non senza difficoltà abbiamo appreso che si tratta di un avvocato, tale Vincenzo Fulvio Attisani, che è addirittura il capolista della lista dell’Udc (Unione di centro ma in Calabria da tempo li sfottiamo con l’acronimo Unione dei corrotti…).

Siamo andati a cercare in rete qualcosa che lo potesse caratterizzare al di là delle accuse che hanno portato la Dda di Catanzaro a indagarlo per le sue collusioni col clan Cracolici e abbiamo trovato qualcosa di interessante, che definisce bene la statura – si fa per dire – e lo spessore – si fa doppiamente… per dire – del soggetto. Beh, non ci crederete ma il prode Attisani due anni fa è salito alla ribalta delle cronache per avere chiesto l’intitolazione dell’aeroporto di Lamezia al… principe Fulco Ruffo di Calabria! Sì, avete letto bene: proprio al principe Ruffo di Calabria.

Ora, non appena ci è venuta sotto gli occhi la “notizia” inevitabilmente il pensiero è volato a.. Cetto Laqualunque e al suo film “Cetto c’è, senzadubbiamente”, capitolo conclusivo della cosiddetta Trilogia du Pilu, preceduto da Qualunquemente e Tutto tutto niente niente, che vede come protagonista Antonio Albanese nei panni del corrotto politicante calabrese doc Cetto Laqualunque.

In quel film Cetto viene informato da un’anziana zia morente sulle sue vere origini, in quanto la donna gli rivela che suo padre non era un rappresentante porta a porta di detersivi come gli avevano sempre detto ma il principe… Buffo di Calabria (chiarissima parodia del principe Ruffo) e che pertanto anche lui era di sangue reale. Nel prosieguo del film si scoprirà poi che dietro alla vicenda c’era un tale, il conte Venanzio, che lo spingeva ad accettare la sua nobiltà e ad aspirare a ricreare il regno borbonico delle Due Sicilie: la democrazia ha ormai fallito in Italia e Cetto è l’uomo giusto per ritornare alla monarchia… Insomma, un trionfo di gag che si risolverà in un nulla di fatto ma che rappresentava alla perfezione l’ambizione e l’ingordigia di questi soggetti in odor di… nobiltà.

E allora torniamo ad Attisani. Due anni fa, proprio di questi tempi, era in visita in Calabria per conoscere, e far conoscere, i suoi borghi più belli, il principe Fulco Ruffo di Calabria, nipote di Paola Ruffo di Calabria, consorte di re Alberto II, regina dei Belgi, il cui padre (e nonno del principe) era quell’omonimo Fulco Ruffo di Calabria eroe e asso del Servizio Aeronautico del Regio Esercito Italiano nella Prima guerra Mondiale, tra l’altro principe di Scilla e conte di Nicotera… Cazzu cazzu iu iu…

Adesso non stiamo qui a dirvi che i Ruffo di Calabria sono una delle famiglie della nobiltà italiana più antiche e blasonate, già annoverata tra le sette più grandi casate del Regno di Napoli, e strettamente legata alla Calabria non solo per il suo “nomen omen”, ma per la sua presenza nel territorio sin dall’anno Mille, con probabili origini normanne, e con vari possedimenti tra cui lo spettacolare Castello di Scilla (Rc), antica fortificazione sul promontorio proteso sullo Stretto di Messina, che ospita il faro della Marina Militare…

Di sicuro, due anni fa il principe Fulco Ruffo si è pavoneggiato come spontaneo “ambasciatore” delle “sue” bellezze e ricchezze, con la convinzione, più volte esplicitata, che sia venuto il momento di rivendicarne l’unicità e le potenzialità di meta turistica di eccellenza… Sempre cazzu cazzu iu iu…

Tra le tappe di questo tour, il principe era stato accolto anche a Montepaone Lido  dal presidente dell’Associazione “Radicando” di Girifalco (Cz), l’avvocato Vincenzo Fulvio Attisani, noto penalista e anche operatore e animatore culturale, tra l’altro presidente del Premio “Brigantino d’Oro” attribuito ogni anno a personalità calabresi distintesi nel mondo. E così, durante l’incontro organizzato in onore del principe, Attisani ha proposto l’intitolazione dell’aeroporto di Lamezia Terme all’eroe dell’aria, capitano Fulco Ruffo di Calabria, Medaglia d’oro… Ari cazzu cazzu iu iu…

“Aeroporti in tutto il mondo – aveva spiegato Attisani – sono giustamente intestati a personalità legate al volo e all’aviazione, come per esempio in Italia quello di Lugo di Romagna, che porta il nome del grande Francesco Baracca, o quello di Galatina intitolato a Fortunato Cesari, Medaglia d’Oro  al valor militare per le operazioni in Africa Orientale Anche in Calabria, quello di Reggio è intitolato a Tito Minniti, sottotenente della Regia Aeronautica e Medaglia d’oro al valor militare per la Guerra in Etiopia, dove morì tragicamente… E comunque, anche al di là di questo riferimento specifico al tema dell’aviazione, il cognome di Ruffo di Calabria con quel ‘di Calabria’ appunto al suo interno, e con il suo prestigio internazionale (sic!), costituirebbe una significativa opportunità per trasmettere e veicolare storia, valori, tradizioni e ‘nobiltà’ (doppio sic!) del nostro territorio, con un’intitolazione credo generalmente condivisibile e scevra da quei campanilismi che finora hanno impedito una decisione consensuale per il nome del nostro principale scalo (triplo sic!)”.

Il nobile nipote del grande aviatore si era detto ovviamente felice di questo suggerimento e aveva “garantito” il pieno appoggio suo e della famiglia reale… Attisani e il principe, tuttavia, non avevano spiegato se l’intitolazione alla fine sarebbe stata proposta davvero per il principe aviatore o per Cetto Laqualunque principe e re delle Due Calabrie. Beh, viste le vicende che hanno coinvolto Attisani con il clan Cracolici, è ragionevole pensare che volessero indicare proprio Cetto. E siamo sicuri che anche Robertino Occhiu’ sarà d’accordo: ci putiti minà ccu ma mazza! Cazzu cazzu iu iu!