CALABRIA 2025: IL CENTRODESTRA CHE HA GIÀ VINTO…ma non si sa con chi
Fonte: U’Ruccularu
Il panorama del centrodestra calabrese alla vigilia delle elezioni regionali si presenta alquanto turbolento.
L’attuale governatore Roberto Occhiuto è finito sotto inchiesta per corruzione, una vicenda che ha innescato una serie di eventi politici in rapida successione.
Occhiuto ha addirittura rassegnato dimissioni lampo a fine luglio, salvo annunciare contestualmente la sua immediata ricandidatura – uno scenario anomalo dettato dal tentativo di anticipare il voto e affidare “ai calabresi” il giudizio sulla sua vicenda.
Questo fatto, unito ai malumori interni alla coalizione, ha aperto interrogativi sulla tenuta del centrodestra e sulle possibili strategie alternative per la guida della regione.
All’orizzonte la possibile candidatura alternativa di Wanda Ferro e le implicazioni di questa complessa partita politica.
INCHIESTA SU OCCHIUTO E DIMISSIONI ANTICIPATE
L’indagine giudiziaria che coinvolge Roberto Occhiuto – emersa pubblicamente a giugno – verte su presunti casi di corruzione legati al suo entourage e a pratiche opache nella gestione regionale.
Il governatore ha rivelato il 12 giugno di essere indagato dalla Procura di Catanzaro, in un’inchiesta sul cosiddetto “cerchio magico” che tocca un suo ex socio e dirigenti pubblici locali. Le accuse ipotizzano incarichi e nomine sospette, oltre a possibili rimborsi gonfiati e truffe su fondi comunitari.
Di fronte a questo terremoto giudiziario, Occhiuto ha reagito in modo sorprendente: il 31 luglio ha annunciato via social le proprie dimissioni, salvo dichiarare contestualmente “Non mi faccio fermare” e la volontà di ricandidarsi.
Le dimissioni sono state formalizzate l’8 agosto, aprendo la strada a elezioni anticipate fissate per il 5-6 ottobre.
Questa mossa in due tempi – abbandonare la carica per poi cercare subito un nuovo mandato – è apparsa a molti come un tentativo di giocare d’anticipo e trasformare l’inchiesta in un “referendum” popolare sulla sua persona. Occhiuto sostiene la propria innocenza e si è presentato ai magistrati per fornire chiarimenti, auspicando una rapida archiviazione.
Tuttavia, la scelta di correre di nuovo nonostante l’ombra dell’indagine ha creato sconcerto anche sul piano politico, risultando “politicamente inspiegabile”.
In sostanza, l’inchiesta su Occhiuto ha immediatamente travolto la normale amministrazione regionale e proiettato la Calabria in una campagna elettorale anomala e incandescente.
MALUMORI INTERNI A FORZA ITALIA E NELLA COALIZIONE
La vicenda giudiziaria di Occhiuto ha acuito divisioni e malumori all’interno del suo partito e della coalizione di centrodestra.
Forza Italia, formazione di provenienza del governatore, mostra segni di nervosismo: alcune voci interne criticano il suo stile di leadership definendolo eccessivamente “accentratore” e lamentano decisioni prese in solitaria, subite dagli altri.
Questo clima di frizione è emerso chiaramente nelle scorse settimane: ad esempio Sergio Torromino, figura di spicco di FI in Calabria, si è dimesso da coordinatore provinciale di Crotone proprio nel pieno delle trattative sulle liste elettorali, accennando a scelte interne non condivise e contrarie ai principi di meritocrazia. Pur senza citare direttamente il caso Occhiuto, tali defezioni indicano un disagio diffuso fra gli “azzurri” calabresi sulla gestione del potere regionale.
Anche tra gli alleati del centrodestra l’inchiesta ha generato incertezza.
Il partito Lega per esempio sembra muoversi con prudenza: un dettaglio curioso notato durante la campagna estiva è che Filippo Mancuso (esponente leghista e presidente uscente del Consiglio regionale) nei suoi volantini elettorali ha omesso qualsiasi riferimento al candidato presidente Occhiuto.
Tradizionalmente, i candidati consiglieri appoggiano esplicitamente il nome del leader della coalizione, ma in questo caso sul “santino” di Mancuso manca l’indicazione di voto per Occhiuto, malgrado quest’ultimo sia formalmente il presidente uscente in corsa per il bis. Un’assenza così plateale ha alimentato i rumors su possibili “strani movimenti” sotterranei nel centrodestra: persino un uomo vicino a Occhiuto come Mancuso (che lo aveva aiutato a chiudere in anticipo la legislatura regionale) sembra prendere le distanze, segnale che la leadership del governatore non è più data per scontata.
Nel frattempo Giorgia Meloni mantiene una posizione attendista.
Nonostante il rapporto personale che la lega a Occhiuto (la compagna di quest’ultimo, Matilde Siracusano, è una sua stretta collaboratrice), la premier e leader di Fratelli d’Italia non ha ancora ufficializzato il sostegno alla ricandidatura in Calabria, preferendo osservare l’evoluzione degli eventi.
Questa cautela da parte del vertice nazionale meloniano indica che FdI vuole avere le mani libere qualora la situazione dovesse precipitare ulteriormente.
Anche forze centriste minori che avevano appoggiato il centrodestra locale (come Azione) si sono progressivamente defilate, sintomo di un centrodestra “scricchiolante” sospeso fra lealtà di facciata e realismo politico.
In sintesi, l’inchiesta ha messo a nudo crepe interne: Forza Italia teme un contraccolpo elettorale e alcuni alleati sembrano pronti a ricalibrare il proprio appoggio se le circostanze lo richiederanno.
L’IPOTESI WANDA FERRO COME CANDIDATA ALTERNATIVA
In questo clima di incertezza, nelle file del centrodestra si è fatto largo un “piano B” in caso di defaillance di Occhiuto: la candidatura di Wanda Ferro.
Storica esponente della destra calabrese, con radici politiche nel Movimento Sociale Italiano, Wanda Ferro è attualmente sottosegretaria all’Interno nel governo Meloni.
Il suo nome circola insistentemente come possibile sostituta di Occhiuto qualora le vicende giudiziarie del governatore dovessero aggravarsi o renderne impraticabile la corsa elettorale. Secondo voci di corridoio, Ferro rappresenterebbe la figura “più spendibile” e autorevole su cui puntare: un profilo istituzionale solido, già testato nelle urne (si candidò alla presidenza regionale nel 2014, ottenendo il 23,5% dei voti) e oggi ben radicato nel partito di Giorgia Meloni.
La tentazione Wanda Ferro è dunque concreta, tanto che ambienti politici locali riferiscono come al settimo piano della Cittadella regionale (sede della presidenza) si sia già discusso più volte dell’eventualità di un ritiro di Occhiuto e di un cambio in corsa sulla candidatura.
Il passaggio di testimone a Wanda Ferro sarebbe funzionale a contenere i danni d’immagine causati dall’inchiesta e a compattare nuovamente la coalizione.
La stessa interessata non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito, ma ha fatto capire che Fratelli d’Italia pretenderà comunque un peso maggiore nella prossima giunta regionale: FdI infatti si aspetta assessorati “di peso” in caso di vittoria, un concetto che Ferro ha esplicitamente ribadito di recente.
Ciò rivela come il suo partito voglia capitalizzare la posizione di forza nazionale anche a livello locale. In pratica, se Occhiuto resterà candidato e vincerà, i meloniani reclameranno posti chiave nel governo regionale; se invece Occhiuto dovesse fare un passo indietro, l’ipotesi Ferro permetterebbe a FdI di guidare direttamente la Calabria.
Non a caso, tra gli esponenti “papabili” in caso di avvicendamento sono menzionati esclusivamente nomi vicini a Meloni: oltre a Wanda Ferro, si fa quello di Luigi Sbarra, sindacalista calabrese ed ex leader della CISL da poco nominato sottosegretario con delega al Sud.
Entrambi rappresentano candidature “meloniane” pronte a subentrare se Occhiuto dovesse defilarsi.
Va sottolineato che finora i leader nazionali della coalizione (Meloni, Salvini e Tajani) pubblicamente continuano a sostenere la ricandidatura di Occhiuto, per mostrare compattezza.
Lo stesso Tajani ha difeso a spada tratta il governatore dimissionario, lodandone i risultati e assicurando che tutto il partito farà campagna “a ventre a terra” per la sua rielezione.
Tuttavia, l’emergere di un “piano B” così dettagliato – con Wanda Ferro in pole position – indica che il centrodestra tiene aperta una via alternativa.
Questo scenario prevederebbe, in caso di necessità, un passaggio di consegne all’ultimo minuto: Occhiuto potrebbe ritirarsi formalmente (adducendo magari un impedimento tecnico o un problema di salute, legato a un recente intervento al cuore) e la coalizione schiererebbe in extremis un nuovo candidato presidente, quasi certamente espressione di Fratelli d’Italia.
In parallelo, sempre secondo questi retroscena, a Occhiuto verrebbe assicurato un “paracadute” a Roma: un incarico di governo (magari proprio il posto di sottosegretario che Ferro o Sbarra lascerebbero vacante) che gli consentirebbe di mantenere visibilità e soprattutto di godere dell’immunità riservata ai membri dell’esecutivo. Quest’ultimo dettaglio è significativo, poiché tale immunità (pur più limitata di quella parlamentare) basterebbe a metterlo al riparo da eventuali misure cautelari dei magistrati durante la pendenza delle indagini.
Siamo nel campo delle ipotesi e delle “trame” politiche, ma in molti a Catanzaro ritengono che simili manovre siano effettivamente in cantiere dietro le quinte.
FDI, CONQUISTA DELLA CALABRIA E DUBBI SULLE TEMPISTICHE
Per Fratelli d’Italia la situazione che si sta delineando in Calabria rappresenta un’opportunità ghiotta.
Dopo la scomparsa di Berlusconi, lo storico equilibrio interno al centrodestra è cambiato e il partito di Meloni – oggi egemone a livello nazionale – punta a espandere il proprio controllo anche sulle regioni.
Finora la Calabria è stata una roccaforte di Forza Italia: era una delle poche regioni dove il partito azzurro ha dettato legge sugli alleati, facendo la parte del leone nelle scorse tornate elettorali.
Una eventuale estromissione di Occhiuto dalla corsa (o una sua debolezza politica causata dall’inchiesta) ribalterebbe questi rapporti di forza interni.
I meloniani avrebbero finalmente la chance di esprimere il presidente regionale, strappando a FI la guida di un territorio importante.
In un centrodestra dove ogni partito rivendica il controllo del maggior numero possibile di amministrazioni, FdI ambisce legittimamente a “conquistare” la Calabria, soprattutto dopo aver già ottenuto la presidenza in regioni come il Lazio (e coltivando aspirazioni anche altrove, ad esempio in Veneto).
La Lega, dal canto suo, non ha particolari pretese su una regione meridionale come la Calabria e potrebbe accettare senza troppi contraccolpi un candidato di Fratelli d’Italia se questo garantisse unità e vittoria.
Forza Italia invece avrebbe tutto da perdere: vedrebbe sfumare una propria roccaforte e rischierebbe di uscire ridimensionata dai giochi di potere locali.
Non sorprende dunque che Tajani e i forzisti insistano nel blindare Occhiuto, mentre i meloniani calibrano diversamente le proprie mosse.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, è chiaro che FdI trarrebbe vantaggio da un eventuale passo falso di Occhiuto.
La sola notizia dell’indagine ha già indebolito la posizione negoziale di Forza Italia all’interno della coalizione, dando ai meloniani un peso maggiore nella scelta della strategia elettorale in Calabria. Non a caso, come visto, Wanda Ferro e altri nomi graditi a Meloni sono pronti sul tavolo.
Tale situazione solleva anche interrogativi sulle tempistiche e sull’impatto dell’azione giudiziaria nel bel mezzo della partita elettorale.
L’inchiesta è scoppiata a pochi mesi dal voto e, di fatto, ha rimescolato le carte a vantaggio di chi premeva per un ricambio. C’è chi si domanda – magari con malizia – se il timing delle indagini sia stato del tutto casuale oppure se abbia finito per influenzare pesantemente gli equilibri politici regionali proprio nel momento clou.
Lo stesso Occhiuto, in un primo momento, ha reagito duramente contro i magistrati: ha bollato l’inchiesta come “una stronzata” che lo distrae dal lavoro e ha accusato la Procura di aver fatto filtrare atti riservati sui giornali.
In seguito il governatore ha smorzato i toni, dichiarando pubblicamente di rispettare il lavoro della magistratura ma anche di non potersi permettere che i “tempi della giustizia” condizionino quelli del governo regionale.
Resta il fatto che il procedimento penale in corso ha avuto effetti politici concreti: ha azzoppato la ricandidatura del presidente uscente e aperto scenari alternativi che apparentemente favoriscono Fratelli d’Italia.
Naturalmente, non esistono prove di complotti o interferenze deliberate della magistratura su mandato di qualche partito – un’ipotesi che sconfinerebbe nel complottismo – ma il risultato oggettivo è sotto gli occhi di tutti.
L’indagine su Occhiuto ha creato un vuoto di potere che il suo partito ha difficoltà a colmare, mentre i suoi alleati più forti sono pronti a riempirlo.
In altre parole, il centrodestra calabrese naviga ora tra giustizia e politica, sospeso tra lealtà formale a Occhiuto e la realpolitik di chi valuta un cambio di cavallo in corsa.
Se nelle prossime settimane dovessero emergere sviluppi giudiziari più gravi (ad esempio misure cautelari a carico di Occhiuto o dei suoi fedelissimi), la pressione per sostituirlo con un candidato “più sicuro” crescerà inevitabilmente.
A quel punto la soluzione Wanda Ferro – o un’altra figura vicina a FdI – potrebbe diventare realtà, sancendo di fatto una vittoria politica per Giorgia Meloni nella partita delle regionali calabresi.
E sarebbe difficile, col senno di poi, non notare come il fattore giudiziario abbia fornito ai meloniani la migliore occasione per rivendicare una regione finora fuori dalla loro portata.









