Calabria 2025. Il centrodestra di Occhiuto è a pezzi (ma ancora non lo sa)

CALABRIA 2025 – IL CENTRODESTRA DI OCCHIUTO È A PEZZI (MA NON LO SA ANCORA) tra disastro annunciato e realtà negata

Fonte: U’Ruccularu 

In Calabria, le elezioni amministrative del 2025 hanno fatto il botto. Ma non per i fuochi d’artificio. A saltare in aria, stavolta, è stata la presunta invincibilità del centrodestra calabrese a guida Occhiuto. Un esercito che si era presentato come macchina da guerra e che esce dalle urne come un vecchio Ape Piaggio in panne su una salita della Sila, con la marmitta che fuma e i passeggeri che litigano sul posto di guida.

Rende, Isola, Lamezia: le trincee perse del generale Occhiuto
Cominciamo dai numeri, quelli che nemmeno la miglior narrazione social può truccare. A Rende, città simbolo del potere urbano cosentino, la corazzata Occhiuto ha fatto acqua da tutte le parti: il candidato super-sostenuto dal centrodestra ha raccolto un misero 19,48%, mentre il socialista Sandro Principe ha dilagato oltre il 58%. E pensare che Occhiuto ci aveva messo sei liste, forse pensando che la quantità avrebbe coperto il vuoto di contenuti.

A Isola Capo Rizzuto, la sindaca uscente (non allineata col centrodestra) ha asfaltato Piscitelli, l’uomo sponsorizzato da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, con una maggioranza del 51,14%. Altro che corazzata, qui si parla di zattera che imbarca acqua.
A Lamezia Terme, città cruciale e crocevia elettorale, il candidato del centrodestra si ferma al 44,05%, molti suoi aspiranti consiglieri hanno fatto il voto disgiunto e così dovrà andare al ballottaggio con Doris Lo Moro del centrosinistra. Anche qui, dove un tempo bastava una benedizione partitica per vincere, oggi il consenso si sbriciola come una fresella bagnata male.

Astensione, disaffezione, disillusione: il centrodestra ha stancato pure i suoi
La partecipazione, benché leggermente in crescita a livello regionale, racconta un’altra verità amara. A Rende – e guarda caso proprio lì – l’affluenza è calata del 4%. Non per mancanza di propaganda, ma perché gli elettori di centrodestra non si sono fidati nemmeno stavolta. O peggio: hanno scelto il silenzio piuttosto che la continuità.
Nei comuni più piccoli, invece, c’è stata una crescita della partecipazione. Ma non cantate vittoria: lì si vota ancora per parentele, pacche sulle spalle e comitati di quartiere. Niente di cui vantarsi, se il progetto dovrebbe essere quello della “Calabria Europea”.

Un centrodestra che non è più unito neanche a tavola
Quello che una volta era un blocco monolitico oggi sembra un condominio litigioso. Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia: ognuno parla per sé, ognuno candida il suo uomo, ognuno si fa i conti da solo. E il risultato? Candidati dimezzati, consenso diviso, batoste assicurate.
In molte città i civici hanno preso il volo e i candidati “di partito” sono rimasti a terra, con le bandierine in mano e lo sguardo perso. A Cetraro, ad esempio, ha vinto il centrosinistra con il 65%: un trionfo che sa tanto di messaggio in bottiglia, recapitato direttamente alla Cittadella Regionale.

Occhiuto: il Re è nudo (e finge di essere in costume)
Roberto Occhiuto non era direttamente in corsa, ma è come se lo fosse stato. Tutte le sconfitte nei comuni chiave ricadono come macigni sulla sua leadership. E non solo perché è il presidente della Regione: è perché ha voluto fare tutto lui, accentrare tutto, nominarsi commissario alla sanità, al PNRR, al turismo, alla narrazione, ai meme su Instagram.
Ma i cittadini non hanno abboccato. Sanità al collasso, fondi europei gestiti come patate bollenti, rapporti con i sindaci che oscillano tra l’indifferenza e la guerra fredda. E ora, a elezioni fatte, si comincia a sentire lo scricchiolio sotto la poltrona.

Centrosinistra in ripresa? Sì, ma col fiatone
Dall’altra parte, anche il centrosinistra non ride e non… vince. In molti comuni il simbolo del Pd è sparito – per tattica o per vergogna – lasciando spazio a liste civiche, movimenti di ex, candidati in proprio.
Il segnale è chiaro: la gente premia chi sa parlare al territorio, chi non ha bisogno di santini elettorali firmati a Roma o Catanzaro. Il centrosinistra può approfittare del caos a destra, ma solo se trova una direzione chiara e smette di parlare solo con sé stesso.

Prospettive: La Calabria vuole cambiare, ma non sa ancora con chi
Il voto del 2025 dice una cosa sola: la politica tradizionale è in crisi nera. Il centrodestra non entusiasma più, e il centrosinistra non convince del tutto. I cittadini si rifugiano nelle liste civiche, nei candidati di prossimità, nei progetti credibili. Non nei comunicati stampa.
Se Occhiuto vuole salvare la sua eredità politica, dovrà riaprire il dialogo con i territori, mollare il centralismo da piccolo Napoleone, e tornare a fare politica vera. Se invece insisterà con gli annunci, le dirette patinate e le deleghe accentrate, la prossima sconfitta potrebbe essere la sua.
Riflessione (amara come la cicoria): la Calabria ha parlato, ma Occhiuto non ascolta
Le urne non mentono. Il centrodestra esce a pezzi da queste amministrative. E Occhiuto, se non cambia spartito, rischia di diventare il direttore d’orchestra di un concerto dove il pubblico è già andato via.
Intanto, i calabresi restano lì, in attesa di qualcuno che governi davvero. Non solo che comandi.