Calabria. Arzura 14: “Il Ferragosto più bizzarro che si sia mai visto fra Reggio e Taranto”

Arzura 14

di Gioacchino Criaco

Al Plaza hanno spostato i tavolini, sono in mezzo alla 106, sopra due ragazze biondo tinto, “Maracaibo mare forza sei…” cantano con l’accento dell’Epiro, assediate da un nugolo di antropologi reduci da un convegno sul restare o partire. Il Leone d’Apollo rompe le acque a Thalatte, irrompe sulla danza e abbrustolisce i baffi agli studiosi.

Gli automobilisti di passaggio si fermano senza protestare, approfittano del blocco per farsi l’ultima birra della notte o la prima del giorno nuovo. Le ballerine attaccano “ahi Maria”, si fanno l’intero repertorio di Rino Gaetano. I più audaci sfidano le mogli e smontano le griglie dai portapacchi delle utilitarie, le famigliole si mettono in tondo a soffiare sulla carbonella. Gli antropologi si ricordano di essere stati umani, sfilano banconote antiche dai portafogli e offrono Peroni e gelati della Gelca senza pensare se qualcuno poi rimborserà il travaso: sono troppo felici di diventare loro materiale di studio. I lupi si affilano i denti, si riversano nelle fiumare con la speranza che la bisboccia smarrisca un po’ di pecorelle ubriache. La 106 partorisce un gruppo rock degli anni 70, Tony Tramontana guadagna il palco e regala il Ferragosto più bizzarro che si sia mai visto fra Reggio e Taranto e Zoro butta a terra la sua telecamerina e la calpesta ormai certo di non poter essere Pasolini.