di Rocco Tripodi
Un tempo si diceva: “ce ne vuole fatica, scavando, se vuoi trovare il PETROLIO e così una volta trovato, svoltare”. A Vibo già allora era più facile spiccare il volo, cercando i PETROLO! E in questo, TONINO DAFFINÀ è stato un grande. I PETROLO li ha trovati. Loro lo hanno sgrezzato, centrifugato e sfibrato il giusto per poi introdurlo nel paese del Bengodi, come cicisbeo al fianco di una di loro certificata. Il bel TONINO zerbinotto rampante, con partecipatissimo compiacimento dei novelli parenti, si scopre intelligentissimo, studiosissimo e brillantissimo, riuscendo, con grande meraviglia di tutti, a laurearsi e intraprendere fruttuosa attività politica così repentinamente, sfoggiando gagliardetti all’occhiello di tutti i partiti di destra che gli venivano offerti, nonostante le tante maligne chiacchiere, durante il suo percorso, che lo hanno interessato dai capelli alla punta dei piedi senza escludere nessuna parte del suo corpo.
Ed ecco formato il primo dei ragionieri, dei commercialisti. Consigliere, vicesindaco, aspirante sindaco, il meglio commissario ATERP (con qualche incidente penale), revisore dei conti, dei marchesi, dei baroni e dei Granmaestri. L’ultimo meritato riconoscimento, questa volta governativo, subcommissario alla depurazione su indicazione del suo amichetto OCCHIUTO. Ma una nota positiva in tutto questo, va rilevata: gli uffici contabili a cui tocca distribuire le legittime spettanze per gli incarichi ricoperti, non necessitano di un folto organico, essendo per gran parte il bilancio devoluto a vagonate alla famiglia DAFFINÀ/PETROLO. La moglie MARINA PATRIZIA PETROLO tra l’altro è bene accomodata come dirigente generale del Dipartimento Personale e pure vicecapogabinetto alla regione e aggiungo io… mecojoni!
Ora il tapino, per colpa degli invidiosi, come direbbe il Berlusca, e delle toghe rosse, come direbbe la presidente della Garbatella, per la quale i soli nemici degli Italiani sono i bambini italiani che però non hanno gli occhioni azzurri e a palla come lei, il tapino, dicevo, viene temerariamente chiamato a rispondere di BIRBANTERIE contabili riconducibili al cerchio magico targato OCCHIUTO. Ma anche al cognatino GIOVANNI AVOLIO, anche lui nello stesso libro paga col compito di zerbino davanti una qualunque porta della Regione gli venga offerta.
Nell’allegra Armata Monteleone contro cui si sta scontrando la Magistratura rancorosa e politicizzata è da tempo arruolato ALFONSINO GRILLO, precoce Frontino della Gioventù con Almirante, anche lui soggetto SBANDARELLO nella tenuta delle sigle di appartenenza, ma sempre molto accorto a non distanziare il suo prezioso Angelo custode.
In un volume pubblicato una dozzina di anni fa, in cui un arguto paraculo autore si faceva pagare la ospitata di nostri concittadini che si autospacciavano per eccellenze nostrane, autocelebrandosi senza alcun pudore e percezione del ridicolo, non poteva mancare il temerario ALFONSINO GRILLO. Qui raccontava, tronfio tronfio, di aver ricevuto una laurea in un non meglio specificato Ateneo, all’interno, dico io, di un box distributore di lauree, a gettoni. Pensate, lui che le sole parole non italiane di cui conosce il significato sono: INTER e JUVENTUS, sosteneva di essere un cultore appassionato di Filosofia greca. E a tal proposito mi è stato raccontato un aneddoto che dovrebbe riguardarlo. A chi sapendo della sua passione, avendogli chiesto un pensiero su Platone, pare abbia risposto: “Platone è un reparto militare a cui è affidata la fucilazione dei condannati”. È possibile!
È sicuramente uomo di fede, di assidue frequentazioni con la Diocesi e con gli esponenti più attivi nelle parrocchie, in particolare nel periodo elettorale. Si narra che quando da geometricchio fu elevato a Consigliere regionale si precipitò a comprare una macchina che allora per i terroni vavusi e tamarri veniva venduta a metro. E fu così che lo sprovveduto si trovò con una limousine lunga 6 metri che credo costasse 20.000€ al metro. Il problema sorse quando, la portò al paesello. A quel punto si accorse che non entrava a Gerocarne, perché il paese era più piccolo della macchina stessa, trovandosi costretto a parcheggiare con il davanti all’imbocco di Gerocarne e col culo poco fuori da Soriano. Un acquisto poco cristiano? No, perché compensato da scelte minimaliste di rinunce e povertà nell’abbigliamento, costringendosi ad indossare abitucci modesti ed essenziali (anche se rigorosamente di sartoria perché il ruolo lo impone) con il minor spreco possibile di stoffa, tanto che potrebbero vestire, per quanto stretti e corti, comodamente creature di 12 anni e poi, ammirevole la rinuncia (un vero francescano) alle calze, anche a gennaio.
E quindi a questo punto ci risiamo.
Questi magistrati incursori, invisi almeno a una parte delle destre perché si distraggono dalla loro naturale missione che è quella di reprimere, opprimere e dove necessario sopprimere i deboli, i poveri e i dissenzienti, ci riprovano a denigrare, aggredire e umiliare una classe dirigente onesta, laboriosa e leale che opera e ricerca il bene esclusivo della comunità. Questo purtroppo è spesso il pensiero del cittadino mediamente CIOMBU, PACHIOCHIU e TURDUNI chi tantu piaci a MELUNI.
In un Paese realmente democratico un politico di tal fatta, verrebbe immediatamente tolto; in Italia invece viene tolto il reato e se non basta, viene tolto il magistrato. Per meglio definire questo popolo userò un palindromo che per meglio esplicitare il concetto, lo si potrà leggere anche all’incontrario: UN POPOLO DI MERDA / UN DI MERDA POPOLO.
Leggo solo ora del coinvolgimento in questa stessa indagine del giornalista TONINO FORTUNA che sarebbe stato assunto e pagato dalla Regione, per fare quello che già fa come giornalista: UN C…!
Per una cosa però gli sono riconoscente: da quando lo conosco, molto opportunamente non mi ha mai rivolto parola e saluto, della qualcosa gli sono grato.
A questo punto una sola cosa temo: stante il rapporto di (finta) rognosità tra MELONI e MAGISTRATURA, non escludo che la democratica Presidente s’inventi un decreto sicurezza che contempli la non procedibilità per tutti i politici e loro compari i cui nomi propri finiscano per INO. E che ci vuole? Basta dire ai magistrati quello che vuole sentire Meloni. In questa storia di depuratori pare sia finito nella merda anche il docente universitario GIULIO NARDO.