La nomina dell’ormai defunto professore Giuseppe Profiti a commissario straordinario di Azienda Zero che il governatore della Regione Calabria, Roberto Occhiuto aveva effettuato lo scorso 24 maggio 2022 con il DCA n.61 (poi prorogata di recente fino a dicembre 2023) aveva riaperto le danze sul palcoscenico della sanità calabrese, dove fra resuscitati criminali (poi tornati nel regno degli zombie…), riferimenti coperti e infiltrati protetti quello che appare è una grande truffa, come sempre consumata sulle spalle dei calabresi.
La strategia era ormai un fatto pubblico. Si sta consumando l’ultima farsa, quella che segnerà definitivamente la “bancarotta” della sanità in Calabria, voluta ed orchestrata da una “cupola” a valenza nazionale dove in molti non possono rinunciare alla gallina dalle uova d’oro – i rimborsi che la Regione Calabria paga per la migrazione sanitaria – e dove tanti si stanno riposizionando.
Azienda Zero per le funzioni attribuite era già a tutti gli effetti il “nuovo” covo del banditismo sanitario e la selezione per il nuovo format era già cominciata anche prima dell’improvvisa dipartita di Profiti. Così se da una parte si ragiona per capire e scegliersi la nuova postazione di comando in Azienda Zero, specie adesso che si deve “coprire” una casella, dall’altra quello che resta nell’azione di governo della sanità calabrese è una scatola vuota, dove la funzione magica è evaporata insieme alle posizioni di vertice annullate con una croce che continuano ad essere lautamente retribuite.
Il defunto commissario straordinario di Azienda Zero, Giuseppe Profiti, che arrivava in una specie di comproprietà di cartellino con il governatore della Liguria, Giovanni Toti, del resto, era già passato dalla Calabria e, come abbiamo visto, ha raschiato il fondo del barile rubando i soldi ai calabresi con la truffa della convenzione fra il Bambino Gesù e l’ospedale Pugliese-Ciaccio. http://www.iacchite.blog/calabria-la-bancarotta-pilotata-della-sanita-profiti-e-la-convenzione-truffa-tra-bambino-gesu-e-pugliese-ciaccio/
Il suo ritorno – quello di Giuseppe Profiti – era stato salutato dal gradimento dei commensali della spartizione, dai politici della truffa e dai suoi complici storici: i “numerari” della potente prelatura dell’Opus Dei nei fatti riconosciuta come la massoneria bianca del Vaticano. Ma adesso bisogna “sostituirlo” perché lo show deve andare avanti, mica si può fermare con la morte di Profiti.
A Catanzaro si riscrive la storia, si rimettono in ordine le pedine sulla scacchiera e si consolidano le appartenenze, anche quelle che sono passate dal “fattore B”, tanto che nulla esclude la promozione, per riconosciuti meriti criminali, di qualcuno nell’organigramma futuro di Azienda Zero. Fra quelli che hanno le quotazioni più alte c’è certamente Elga Rizzo, colei che al tempo della convenzione “truffa” manteneva il sacco a Profiti, in qualità di direttore generale del Pugliese-Ciaccio e che, consegnandosi al silenzio ed alla preghiera, ha lasciato campo libero ai barbari venuti solo a rubare il bottino.

Fede e fedeltà ritornano ad essere valori da premiare, ecco perché molti saranno garantiti anche perché appartenenti alla massoneria, bianca o nera e già il ritorno di Profiti chiudeva la carestia e rilanciava la complicità soprattutto quella coperta dai paramenti sacri delle curie inquinate di Calabria.
Elga Rizzo, dunque, è la donna “forte” del sistema che ha attraversato la tempesta saltellando da un’Asp all’altra da Catanzaro a Vibo, passando attraverso le aziende ospedaliere della città, l’ultimo incarico è stato quello di direttore amministrativo al Policlinico universitario su chiamata dell’ex commissario Giuseppe Giuliano, che poi non a caso era stato rimandato a inciuciare a Vibo prima di essere “eliminato” da Gratteri con una provvidenziale interdizione, visto e considerato che era diventato imbarazzante per tutti.
Elga Rizzo, in verità, ha collezionato incarichi e qualche “cartellino” giallo dalla magistratura ma è ritornata al Pugliese-Ciaccio come avvocato a tempo determinato, dopo che i suoi complici le avevano cucito un concorso pret a porter, molto contestato perché dai dubbi profili di trasparenza.
Il cammino dei numerari dell’Opus Dei nei corridoi della sanità calabrese non è un passaggio di spiritualità, tutt’altro! E’ il punto di avvio e di continuità della spoliazione delle risorse e delle speranze di cura dei calabresi, quello che chiama a raccolta la specie degli “avvoltoi” con e senza la porpora, con e senza la coppola. La storia infinita della terra di mezzo e del sistema che ormai pervade ogni centimetro quadrato del territorio sanitario ed ogni centesimo dei fondi pubblici. Questo è stato il cammino di Elga Rizzo e di altri che incontreremo, che proprio per la sua appartenenza, nel momento del peregrinare non poteva non incontrare le “cure” e le protezioni dell’ex vescovo massomafioso di Catanzaro, Vincenzo Bertolone ormai riconosciuto come il “fuggitivo”, tanto da svernare per un lungo periodo anche fra le mura di Fondazione Betania.
Nel recinto del lager sanitario della curia di Catanzaro, quello di Fondazione Betania ormai destituito di credibilità dai delfini di Vincenzo Bertolone, c’è sempre posto per i “beati laici” del fattore B. A questi, da sempre, non si nega un ruolo dirigenziale, così come non lo si nega ai mancati sacerdoti, spretati d’imperio o perché hanno cambiato la veste, quella che sembra un’altra caratteristica della curia tossica di Catanzaro, che annovera altri esempi, oltre a quello più eclatante dell’ex segretario del leggendario Bertolone, don Francesco Candia preso in velocità a pedate da Papa Francesco.
Molti cassetti andrebbero riaperti e molte indagini dovrebbero avere un’attenzione più concreta senza incagliarsi immotivatamente nelle procure, magari mutuando la velocità di risposta che in alcune vicende ha dato la Santa Sede, sbalordendo tutti ma restituendo un briciolo di dignità all’istituzione ecclesiale. Questa replicazione di intenti i calabresi la aspettano da troppo tempo e, limitatamente alle vicende della sanità ed alle complicità curiali, se lo aspettavano proprio dal procuratore Nicola Gratteri, il cui lasciapassare concesso al vescovo massomafioso Vincenzo Bertolone è viziato nella richiesta, se sono vere le soffiate ultime del pentito Matteo Renzi, che indica in Pignatone uno degli artefici della débâcle della metodologia d’impiego di Nicola Gratteri.
Ritornando nel seminato della sanità calabrese l’exit strategy messa in pista dal bugiardo (patologico) di Cosenza, il governatore parassita Robertino Occhiuto aveva il valore della classica “sòla”, dove la nomina di Profiti era una bolla speculativa che non portava valore aggiunto al problema della sanità in Calabria e molto meno in termini di credibilità.
Il problema di fondo è quello di capire dove deve andare a naufragare la Calabria e soprattutto fare capire ai calabresi che governare una regione è totalmente diverso dal fare gli influencer. Ecco perché il megafono della disinformazione saldamente nelle mani di Roberto Occhiuto deve contemplare oggettivamente la verità, senza perpetrare la logica del furto e delle ruberie, autorizzate e certificate da un’ appartenenza alle obbedienze, anche a quelle bianche d’impronta cattolica, dove tutti indistintamente hanno la coscienza unta e le mani sporche di sangue, quello che si vende al mercato nero dei posti letto accreditati al sistema sanitario regionale.
E’ una specie di puzzle, dove si aggiungono sempre nuovi tasselli, quelli dei misteri sanitari e degli “uomini” del presidente, senza volere fare un torto alle “donne”, quelle svampite, isteriche ed incapaci che imperversano nel Dipartimento alla Salute, la scatola vuota di complicità diffuse che stazionano nei corridoi, terra senza confini di bugie, mazzette, inciuci, figuranti e replicanti. Stiamo ormai entrando nella pista calda delle verità nascoste, sotto i grembiuli o le sottane anche consacrate dove l’orizzonte che si annuncia è sempre e solo la bancarotta pilotata.