Calabria, la bancarotta “pilotata” della sanità: Profiti e la convenzione-truffa tra Bambino Gesù e Pugliese-Ciaccio

E’ sempre “la Calabria che non ti aspetti”, il marchio di fabbrica coniato dal presidente parassita Roberto Occhiuto. La moneta ha sempre due facce, così come la Calabria: quella degli uomini di stato derisi, sbeffeggiati e considerati scomodi e quella dalla trama paludosa dei colletti bianchi della politica che alimenta la frontiera delle mafie e del malaffare.

È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio” (Luca 18,25).

Il passo del Vangelo di Luca è la rappresentazione della Calabria di oggi, quella dai grandi misteri dove convivono o meglio sopravvivono due diverse ipotesi. E’ la narrazione degli “uomini soli” che per dedizione e senso di stato portano avanti una battaglia, che dimostrano il loro limite umano ma che sanno bene di assolvere ad un impegno civile e morale. Contro il procuratore Gratteri e contro una possibile via di fuga c’è sempre la “forza” del potere  che si consegna al mantenimento di uno schema controverso e non pubblicizzabile che è la morte di un popolo e come fatto specifico di una terra: la Calabria.

Questa è la Calabria che non ti aspetti, che tutti conoscono e mantengono in vita.

E’ la regola dell’eterno che da sempre aleggia sulla Calabria. Tutto si manifesta nel mantenimento della cosiddetta “cupola” dislocata, in terra di Calabria sotto la custodia della massomafia e nella città eterna saldamente nelle mani dei gruppi di potere politico-affaristico con la benedizione dei residenti nei palazzi di Oltretevere.

E’ quello che andrebbe derubricato come “fattore B”, la garanzia di salvezza e di segretezza che assolve i peccati e, pure i reati, per sopravvenuta prescrizione terrena e divina. E’ una specie di humus che salta fuori ogni qualvolta si tocca un terreno contaminato, come la sanità calabrese, alla quale non basta la custodia della morale afgana del fannullone Roberto Occhiuto, né la sua personale disvelazione del mistero, appena rimossa la Sacra Sindone pacchiana.

La sanità è il cuore del problema calabrese, il punto di incontro delle consorterie, il palcoscenico delle arti magiche quelle di importazione con un corposo background di inchieste, di qualche condanna e di ruberia diffusa, ecco perché la Calabria non si scopriva migliore ma ferma nel solco del sistema con la nomina del prof. Giuseppe Profiti quale commissario straordinario di Azienda Zero. Nel frattempo passato a miglior vita… 

Il “golden boy” Profiti – pace all’anima sua… – era stato importato di frodo dal presidente parassita Roberto Occhiuto e non era certo nuovo alle cronache. Condannato e poi assolto. Così si era conclusa, in Corte di Cassazione, la vicenda giudiziaria di Giuseppe Profiti. Profiti costituiva un esemplare della nuova classe dirigente di stampo “cattolico” cui diceva di pensare il cardinale Tarcisio Bertone, del quale è stato sempre considerato il cosiddetto braccio destro. Era stato condannato a sei mesi di carcere dal Tribunale di Genova per lo scandalo “Mensopoli”, un giro di mazzette per gli appalti delle mense scolastiche e ospedaliere del capoluogo ligure, che a metà 2008 travolse l’amministrazione comunale.

Braccio destro o mano morta poco importa, quello che da sempre alimentava la scalata di Profiti nella sanità a trazione cattolica erano le protezioni consolidate nei Palazzi Vaticani, tanto ricevere una condanna “bonificata” dalla clemenza divina dopo lo scandalo dei lavori di ristrutturazione dell’attico del segretario di Stato Vaticano cardinale Tarcisio Bertone. I fondi con la formula della doppia fatturazione furono sborsati dalla Fondazione Bambino Gesù, l’ospedale pediatrico di proprietà della Santa Sede di cui Profiti fu presidente dal 2008 al 2015. La vicenda resta da sempre nel limbo di una pubblicità diciamo pure strozzata da un esigenza superiore, quella che nonostante il fitto carteggio fra Profiti ed il cardinale Bertone sfuggito al controllo, venne subito ricucita e rammendata dalla ragione di Stato, quello Vaticano…

«Sì, ho pagato io con i soldi della Fondazione Bambin Gesù la ristrutturazione dell’appartamento del cardinale Tarcisio Bertone. E lo rifarei, perché si trattava di un intervento che rientrava in un preciso progetto di sviluppo», questo il commento più significativo di Profiti sulla vicenda dell’appartamento di Bertone, una risposta che era tutto un programma, dove la pena ed il pentimento si risolve, sempre, con qualche Ave Maria ed un Padre Nostro. La regola dell’eterno dove speculando si impara… 

Non era uomo da coming out Giuseppe Profiti, l’ormai defunto braccio destro del governatore Roberto Occhiuto, ma non era nemmeno l’uomo della provvidenza ed il Messia, l’ultimo in ordine di annuncio o di apparizione, che la sanità calabrese attendeva. Non era nuovo nelle vicende di Calabria quando si trattava di succhiare il sangue alla disastrata sanità regionale a Catanzaro molti ancora ricordano la “convenzione” truffa fra il Bambino Gesù e l’azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio.

Voluta da Scopelliti, Peppe Dj, nel 2012 e successivamente rinnovata da Massimo Scura, la convenzione fra il Bambino Gesù di Profiti ed il Pugliese-Ciaccio fallisce miseramente nel 2016 con una lunga coda di polemiche e di obiettivi mancati, primo su tutti la creazione del Centro Pediatrico Bambino Gesù Calabria. Sprecare e speculare è sempre buona norma quando a pagare è la sanità calabrese, così nell’ottobre 2021 ad appena un mese dall’insediamento di Robertino il parassita, l’azienda Pugliese-Ciaccio tira fuori 1,3 milioni di euro e chiude la transazione con il Bambino Gesù nonostante i dubbi avanzati sulle effettive prestazioni. Risultati nessuno a sentire l’opinione dei sanitari dell’ospedale di Catanzaro, salvo aver rappresentato lo sportello di prenotazione per la struttura pediatrica di Profiti non incidendo nella migrazione sanitaria e mortificando le professionalità locali usate alla stregua di passacarte.

Siamo sempre nel tema della bancarotta “pilotata” della sanità calabrese a vantaggio di una cupola chiusa da segreti ed affari esportabili, dove le intromissioni e le aderenze con i Sacri Palazzi e le loro appendici ritornano utili al sistema che ha ridotto all’osso le speranze di cura dei calabresi e l’impianto complessivo della sanità regionale. E’ la storia dei megadirigenti d’importazione e quelli locali spesso stretti nell’abbraccio dell’Opus Dei assimilati alle esigenze del “fattore B” che garantisce quel substrato omertoso nella gestione degli ospedali, che nel periodo della “convenzione” era strutturato e pilotato da fenomeni evergreen come Elga Rizzo, all’epoca Direttore Generale del Pugliese-Ciaccio e riconducibile al gioco degli amici ed alla consacrazione degli ordini religiosi con peculiarità massomafiose.

La finestra è aperta sui misteri della sanità calabrese e sull’ultimo respiro di sopravvivenza che muore sull’altare delle complicità, delle connivenze, delle bugie e dei fenomeni del Dipartimento regionale alla Salute, che risponde a strategie di restaurazione criminale a trazione politica indistinta, sovrapponendo commissariamento ad altro commissariamento. Una scatola vuota di funzioni e di prospettive ma ampiamente colma di criminali. Quegli stessi che, con tanto di foto e comunicato stampa, hanno annunciato appena pochi mesi fa l’ennesima convenzione milionaria a favore dell’ospedale Bambino Gesù. Stavolta – 5 milioni 200 mila euro! – sganciava direttamente… Pantalone, pardon la Regione Calabria. Ma Profiti non ha fatto in tempo a goderseli appieno. Cose che capitano…