Cosenza corrotta. I soldi di Oliverio destinati a Lorica finivano a piazza Fera e Gratteri lo sapeva benissimo

Oliverio aveva affilato a lungo i coltelli per lo scontro frontale con Gratteri, che il 20 marzo del 2019 aveva vinto con formula piena in Cassazione e due anni dopo sarà assolto definitivamente. La caduta della mafiosità come aggravante alle accuse mosse contro di lui dalla Dda di Catanzaro, nell’operazione “Lande desolate”, lo aveva già ringalluzzito. Non si dava pace da mesi Palla Palla, che non aveva mai, fino a quel momento, pronunciato la frase di rito che dicono tutti i politici indagati: ho fiducia nella magistratura. Fiducia che evidentemente non ha e non aveva. E lo ha detto sin dal primo momento: neanche Gratteri può permettersi di infangare il mio nome. Mostrando anche una forte determinazione nel voler andare fino in fondo alla vicenda per capire la genuinità, o meno, di questa inchiesta. Perché è proprio l’onestà dei magistrati, in questa storia, che in tanti mettono in discussione. Il perché Gratteri accusasse solo Palla Palla – e poi anche Madame Fifì e Capu i liuni – nella commistione con Barbieri ed escludesse dal sodalizio massomafioso Occhiuto, resta per tanti incomprensibile. Specie per Oliverio. E poi anche per i coniugi più chiacchierati della politica calabrese. E a nulla è servito il sequestro tardivo di piazza Fera dell’anno seguente, anche perché adesso le intercettazioni sulle quali si basavano sequestro e processo sono state dichiarate nulle. E il processo è diventato una barzelletta, in perfetto stile porto delle nebbie. 

Ma torniamo al 2019. Oliverio, quindi, si è trovato a dover rispondere, nell’inchiesta “Lande desolate”, di abuso di ufficio. Un reato da niente, peraltro adesso anche completamente annullato. E infatti in galera per questo reato, in Italia, non è mai andato nessuno. Ed è per questo che Gratteri, capita la fragilità dell’accusa, ha inteso calare l’asso notificando ad Oliverio, lo stesso giorno dell’udienza davanti al Tribunale della Libertà, un avviso di garanzia per corruzione, in relazione alla sua presunta richiesta (riportata da terzi) a Barbieri di rallentare i lavori di piazza Fera/Bilotti per danneggiare elettoralmente Occhiuto, in cambio dell’elargizione di una “anticipazione” di denaro per i lavori di Lorica e Scalea, non dovuta.

E qui non possiamo che prendere atto di un altro pacchiano errore di Gratteri. Quello che Gratteri non dice è che, se da un lato è vero che Palla Palla ha autorizzato (commettendo l’abuso di ufficio) il pagamento del SAL (Stato avanzamento lavori) nonostante il Barbieri non avesse iniziato i lavori, né tirato fuori il denaro previsto dal contratto per portare a termini i lavori di Lorica e Scalea, dall’altro lato è anche vero che le anticipazioni di Oliverio, concesse al Barbieri con la speranza di veder finite le opere di Scalea e Lorica, sono state impiegate per finire piazza Fera/Bilotti.

Barbieri, in seria difficoltà economica nel portare avanti i lavori di piazza Fera/Bilotti, utilizzava i SAL di Lorica e Scalea, per continuare i lavori a Cosenza. Del resto non poteva lasciare una città sventrata in pieno centro, mentre a Scalea poteva restare tutto così com’era, con l’auspicio di trovare poi una soluzione, insieme ai suoi compari Muto e Morabito, per terminare anche lì i lavori.

E’ stato questo il cavallo di battaglia di Oliverio che, tra se e se, si chiedeva anche come mai Gratteri, per far luce sul sodalizio criminale Barbieri/Muto/Morabito, non avesse iniziato l’inchiesta laddove il sodalizio è nato. Infatti viene da dire: se solo Gratteri avesse iniziato da Cosenza, recuperando l’inchiesta della Finanza e del dottor Bruni su piazza Fera/Bilotti, sarebbe stato un gioco da ragazzi affibbiare le responsabilità a chi effettivamente le ha. Perché è a Cosenza che nasce il sodalizio mafioso, e gli attori principali, come tutti sanno, sono Barbieri, il sindaco Occhiuto, il suo braccio destro Potestio, l’allora procuratore capo Granieri e le cosche di ‘ndrangheta. Tutto registrato e messo agli atti nella oramai famosa inchiesta della Guardia di Finanza di Cosenza archiviata da Granieri. Inchiesta che lo stesso comandante della GdF, dopo l’assurda e incomprensibile archiviazione della procura di Cosenza, si adoperò a far arrivare sulla scrivania di Gratteri. Come a dire: ci pensi lei dottor Gratteri, perché a Cosenza la corruzione in Tribunale ha raggiunto livelli allarmanti, e di fare inchieste, ai pm, non gli passa neanche per l’anticamera del cervello. Una verità che nessuno può smentire.

Dunque, Gratteri, nonostante fosse in possesso di tutto il materiale confezionato dai finanzieri, si è ostinato a non utilizzare le prove, i filmati, le intercettazioni, le dichiarazioni, contenuti nell’indagine, dove sono coinvolti i vertici delle istituzioni cittadine. Evidentemente, come qualcuno pensa, Gratteri è stato “costretto” ad escludere Cosenza dalla “retata” proprio per questo: troppi giudici, poliziotti, carabinieri, avvocati, politici, sindaco, massoni, imprenditori, senatori, coinvolti nel “Sistema Cosenza”. E qualcuno, così come è già successo in passato, gli ha detto che Cosenza non si può toccare, e lui si è adeguato. Il che avalla la tesi di chi pensava che la sua azione nei confronti di Palla Palla più che giudiziaria fosse di natura politica.

In tanti pensano che Gratteri si sia accordato con Spagnuolo per salvare la procura dallo scandalo e salvaguardare così “l’immagine della Giustizia” in Calabria, già largamente compromessa. Perciò non ha potuto tirare fuori le prove e procedere contro Occhiuto. Se fosse caduto Occhiuto sarebbe caduto anche Spagnuolo che lo ha sempre coperto. Più che Occhiuto, Gratteri ha protetto Spagnuolo. L’azione di Gratteri sarebbe stata dettata dalla necessità di non aprire un bubbone in Calabria proprio sulla magistratura, in un momento storico così delicato. I fatti erano talmente gravi che lo scandalo avrebbe potuto allargarsi fino chissà dove, coinvolgendo chissà chi. Neanche Gratteri poteva permettersi questo. Ma non poteva neanche stare del tutto fermo, ne andava anche del suo mito, ed è per questo che ha promosso l’operazione Palla Palla, sperando che nessuno si accorgesse delle sue tante omissioni sull’origine del sodalizio  massopoliticomafioso.

E’ questo quello che non convinceva nell’azione di Gratteri, che per dimostrare la mafiosità di Barbieri avrebbe potuto guardare alle inchieste della procura di Reggio. Invece si limita a costruire un’accusa omettendo le parti salienti di questa storia che si sono consumate a Cosenza.

Insomma, gira vota e riminia ancora una volta l’inchiesta vira su Cosenza: Palla Palla firmava i Sal per Lorica e Scalea, e i soldi finivano a Cosenza. Perché la priorità del Barbieri, checchè ne dica la Dda di Catanzaro, era finire piazza Fera/Bilotti, ricevere il saldo finale e aprire il parcheggio con la speranza di recuperare le economie necessarie per portare avanti gli altri cantieri. Altro che rallentare. I subappalti a Piazza Fera/Bilotti hanno lavorato notte e giorno. E tutto sarebbe filato liscio se non fosse stato per l’inchiesta portata avanti dalla Dda di Reggio Calabria, che per prima scopre il comparaggio tra Morabito/Muto/Barbieri. Inchiesta che  “costringe” Gratteri a muoversi, e a chiedere l’arresto di Barbieri per i lavori di piazza Fera/Bilotti. Così come è stato costretto a promuovere l’operazione “Lande desolate” per non dar adito ai suoi detrattori, specie quelli che conoscono l’inchiesta reggina, di dire che in fondo è solo chiacchiere e distintivo.

Ma Palla Palla ha capito la pretestuosità dell’inchiesta nei suoi confronti, e ha capito la difficoltà e la necessità di Gratteri nel tenere l’inchiesta nei confini di Catanzaro. E ha utilizzato l’avviso di garanzia ricevuto per riportare l’inchiesta proprio dove Gratteri ha serie difficoltà a muoversi: Cosenza. Oliverio aveva chiesto, attraverso i suoi avvocati, di sapere se la Dda era a conoscenza del fatto che i soldi da lui illegalmente anticipati a Barbieri, finivano nel cantiere di piazza Fera/Bilotti, nonostante la contabilità, a detta del sindaco e della stessa ATI guidata dal Barbieri, per quel che riguarda i lavori di piazza Fera/Bilotti era tuttappò.

E allora se è vero che, come diceva l’allora sindaco Mario Occhiuto, sia il Comune (Stazione appaltante) che l’ ATI (Barbieri) hanno sempre adempiuto ai loro doveri, perché le anticipazioni di Oliverio sono finite a piazza Fera/Bilotti? Come mai nessuno ha chiesto a Barbieri se ha versato i quasi 4 milioni di euro per completare l’opera?

Non è che per caso l’ATI guidata dal Barbieri, così com’è successo per Lorica e Scalea, si era dimenticata di versare la propria quota (project financing) di partecipazione per completare l’opera, anche per i lavori di piazza Fera/Bilotti? Domande che ponevano Gratteri di fronte a un bivio: o con il popolo, o con i magistrati corrotti. E come direbbe Quelo, Gratteri ha scelto “la seconda che hai detto”. 

Cumu a cuanzi cuanzi, cumu a cunti cunti, sta storia ti porta sempri a Cusenza. A voglia c’ammucci. La verità storica, su questa mafiosità, è già stata scritta. E nessun imbroglio in stile porto delle nebbie potrà più cancellarla. Anche se Gratteri ha alzato bandiera bianca…