Calabria. Dal Palaghiaccio ai 300 mila euro (per 10 minuti di scene!) per la serie tv “Monterossi”. E chi siamo noi? Babbo Natale?

E chi siamo noi calabresi ? BABBO NATALE EH?

Dopo il Palaghiaccio alla stazione ferroviaria di Milano del Natale dell’anno scorso, abbiamo avuto quest’anno la replica in formato bonsai con la serie tv “Monterossi”. Diciamo subito che non si toccano le vette sublimi del Palaghiaccio in termini di sperpero del denaro della Regione Calabria a favore della bella Milano. Ma nel suo piccolo la serie tv” Monterossi”  è un gioiellino di spreco che non scherza. Premesso che la serie tv ”Monterossi” è eccellente. tratta com’è dai romanzi di Alessandro Robecchi e con un cast di attori veramente in gamba a partire da Fabrizio  Bentivoglio e proseguendo con Donatella Finocchiaro, Carla Signoris e Tommaso Ragno. Ma non capiamo che ci azzecca la sponsorizzazione della Regione Calabria. La serie è ambientata a Milano, di cui si intrecciano quartieri degradati e squarci bellissimi con riprese panoramiche  dei droni che ne fanno ammirare la bellezza urbanistica. La Calabria ha un ruolo del tutto marginale nella storia ed entra in campo quando due sicari vengono assoldati da un piccolo commerciante per uccidere il presunto mandante dell’omicidio di due suoi vecchi amici con cui avevano gambizzato il padre.

La Calabria spunta nel terzo episodio della serie. I due killer arrivano in Calabria, esattamente al minuto 11,35  con una vista della tangenziale di Reggio, poi la scena si restringe ad un tavolino da bar anni 60 piazzato davanti al mare con i due killer che incontrano un confidente prezzolato che gli passa il nominativo del presunto omicida. Questa la conversazione a spanne. Confidente: “con l’età ci siamo, gli elementi sono quelli…e pure del mestiere perché appartiene a qualche famiglia… tutti hanno una famiglia, diciamo alla lontana…figlioli se cercate uno che si fa Reggio/Milano per ammazzare nu cristiano è difficile che è fruttivendolo…”. I due killer gli allungano la busta con i soldi per la confidenza, si alza e va via: ”con permesso, una buona giornata”. Andato via il confidente, uno dei due esclama impaurito: “Ma adesso ci mettiamo contro la ‘ndrangheta”… L’altro per tranquillizzarlo ci scherza su: “’Ndrangheta? Ha detto che è un parente alla lontana…”. Il primo sempre terrorizzato: “quanto lontano? Qui ti incaprettano per una parola storta all’amico del cugino…”. Arriva la cameriera  e ordinano: “un panino alla ‘nduja e due melanzane”. Andate a mangiarlo voi un panino con la solo nduja e poi raccontatecelo…. La scena finisce al minuto 14,32. Durata 3 minuti. Scarsi… 

La Calabria ritorna, si fa per dire, al minuto 23,25 con la scena che si sposta in un auto posteggiata davanti a una villetta su una delle spiagge più desolanti di Calabria, dove viene sequestrata la cameriera del Laganà. Durata 1 minuto, di cui solo alcuni secondo di vista sul mare. Si ritorna in Calabria al minuto 28,15 all’interno di un garage dove i due Killer ottengono dalla cameriera la confessione che il Laganà lavora al Porto di Gioia Tauro. Alla fine del sequestro la cameriera impaurita esclama: “… Sugnu di Pellaro, tegniu famiglia, ‘ndaju figghi, chi mi fati?“. Il tutto fino al minuto 29,55. Fate voi il conteggio.

Il terzo episodio non ritorna più in Calabria. Totale scene girate in Calabria 5 minuti, da cui la bellezza della Calabria certamente non traspare da nessuna parte e si gioca sempre sullo stereoripo del calabrese ‘ndranghetista e mafioso, anche  se in forma non drammatica ma ironica e paradossale.

Andiamo al quarto episodio dove la scena più lunga in Calabria la abbiamo al minuto 12,05  quando i nostri killer entrano in un presunto bar del Porto di Gioia Tauro e per farsi indicare il Laganà mettono in scena il tentativo di rapina di un ragazzo incappucciato con pistola in mano e accento calabrese che loro sventano miracolosamente e mandano il ragazzo a studiare a casa. “Mani in alto veloci cazzo”, esordisce il ragazzo, “veloce cazzo”. E poi una volta bloccato esce il calabrese piagnone: “Scusate tanto, lasciatemi andare, scusate davvero”. I due killer, che sono sicari però del nord, buoni ed educati: “Bravo, questo ci piace, torna a casa e prendi quel libro che hai lasciato e ti ci metti d’impegno”.  Fine della scena al minuto 14,35, durata 2 minuti. A cui va aggiunto il minuto di una telefonata in una improbabile cabina telefonica che si affaccia sul mare al minuto 3 e la scena finale dell’incontro al molo 3 con Laganà al minuto 29,25, durata un paio di minuti.

Totale scene in Calabria, 4 minuti, diamo 5 per abbondare. Nell’ultimo episodio i killer rientro a Milano e la Calabria non appare più. Totale complessivo 10 minuti di scene giurate in Calabria, di cui la metà in interni. Non la Calabria più bella  ma quella più angosciante, come ha dichiarato lo stesso regista Roan Johnson: “… In Calabria  abbiamo trovato una combinazione perfetta tra la bellezza del mare e le inquietudini di alcuni suoi luoghi, di alcuni scorci, di spiagge sperdute, di villette su strade sterrate; un ambiente ideale per il nostro thriller…”. Comunque va detto che se non si cade nei soliti luoghi comuni lo si deve alla bravura della coppia di attori Lombardi-Falsetta, capaci di animare con humour e sarcasmo la loro interpretazione.

Quindi la Film Commission Calabria ha finanziato con ben 300 mila euro una serie ambientata quasi totalmente a Milano, e nei dieci minuti registrati in Calabria  si sono trovati i luoghi più inquietanti e brutti con una trama che punta sulla  storia della Calabria ‘ndranghetista, degradata e omertosa tra commedia e dramma.

Per ritornare al paragone con il nostro Palaghiaccio di Milano. Indovinate quanti soldini ha messo la Regione Lombardia o la Film Commission lombarda? Zero, avete indovinato. Neanche un soldo. Ancora una volta noi calabresi andiamo in soccorso della madre patria lombarda.

Alla presentazione della serie era presente la vicepresidente della Regione Princi che ha osato affermare: “Obiettivo delle sceneggiature è quello di valorizzare i paesaggi calabresi, la cultura identitaria della nostra regione, il patrimonio storico e antropologico; è quello cioè di riuscire a rappresentare una Calabria contemporanea, lontana da desueti stereotipi legati a racconti di una terra fatta di arretratezza e malaffare”.

Come no, verrebbe da dire. La Calabria più bella. Si vede che la Princi la serie non l’avrà vista e gliel’avranno spiegata male. Magari direttamente quel furbacchione e parassita che dice di fare il presidente… 

Morale della favola. La Regione Calabria tramite Film Commission ha speso 300 mila euro per dieci minuti in una serie tv ambientata a Milano. Che poi per 10 minuti di girato in Calabria la troupe sia rimasta nella nostra regione un mese intero spendendo tutto il finanziamento della Regione ha dello stupefacente. Ma se lo dice la Princi c’è da crederci. Facendo la proporzione se 10 minuti sono costati 300 mila euro, l’intera serie, che dura circa 5 ore, quanto sarà costata?  Solo la Regione  Calabria poteva esultare per questa scelta della Film Commission con stampa di regime (e a sua volta… finanziata!) a strombazzare al seguito. Ormai la Calabria è il Babbo Natale dei contributi CEE. Cchiu’ pila pe tutti. Comunque la serie è godibile e vi consigliamo di vederla. Anche se ci è costata un occhio della testa!