Calabria e Cinghiali. La destra ora vuole ripescare Gentile (jr) a Montecitorio

Battaglia per i seggi. La destra ora vuole ripescare Gentile.
Montecitorio. Il figlio del ras di Cosenza ha mancato l’elezione per 400 voti e fatto ricorso: la maggioranza prova a farlo rientrare.
di Ilaria Proietti
Fonte: Il Fatto Quotidiano
A Montecitorio è iniziata la guerra per riportare alla Camera, con le buone o con le cattive, la dinastia dei Gentile. Quella del “sultano” politico di Cosenza Tonino, già plurisenatore e sottosegretario passato in scioltezza da Forza Italia al Nuovo centrodestra di Alfano e ritorno alla real casa berlusconiana: suo figlio, che ha visto sfumare l’elezione a settembre per appena 400 voti, ha fatto ricorso e Forza Italia seguita a ruota dalla Lega pare pronta a fornirgli un assist formidabile: una provvidenziale modifica in corsa dei criteri per valutare la validità delle schede contestate che con questo barbatrucco passerebbero da nulle a buone come il pane. Ad avvantaggiarsene potrebbe essere proprio Gentile jr. che ha eccellenti motivi per sperare: che si tratti di Parlamento o di regione alla sua famiglia, capace di spostare decine di migliaia di voti, si è guadagnata sempre un posto al sole dagli anni 90 in qua. Di generazione in generazione.
Tonino Gentile, che già era stato sottosegretario all’Economia regnante Berlusconi, nel 2016 era riuscito nell’impresa di farsi rinominare in posto si sottogoverno nel governo Renzi e a rimanerlo con Gentiloni. Questo dopo essere stato costretto a dimettersi sempre da sottosegretario, due anni prima, per le polemiche legate all’Oragate: nel 2014 era finito nel tritacarne per le presunte pressioni denunciate dal direttore dell’Ora di Calabria perché non fosse pubblicato un articolo proprio su suo figlio Andrea. Dell’inchiesta, poi archiviata, gli era rimasto appiccicato solo il soprannome di “cinghiale ferito” a imperitura memoria dell’intercettazione di Umberto De Rose, uomo di fiducia dell’allora senatore Ncd al telefono con l’editore del quotidiano Alfredo Citrigno (“Alfrè, chi te lo fa fare, non devi andare a cercarti nemici. Sai come sono i cinghiali quando sono feriti, quelli menano per ammazzare”). Poi per Tonino Gentile l’addio al Parlamento nel 2018, almeno in prima persona. Perché nelle liste per le politiche di cinque anni fa un posto per si era trovato comunque anche se per suo figlio. Che però era rimasto a piedi, salvo conquistare lo scranno nel 2021 grazie alla provvidenziale decisione di Forza Italia di candidare Roberto Occhiuto (anche lui parte di una famiglia politica che vede oggi eletto in Parlamento suo fratello Mario a lungo sindaco di Cosenza) governatore della Calabria dopo la prematura scomparsa di Jole Santelli. Urne, quelle di Calabria, doppiamente fortunate per i Gentile: perché mentre Andrea conquistava la Camera, sua cugina Katya (figlia di Pino Gentile che in passato è stato più volte assessore) ha fatto il pieno di voti diventando la donna più votata in Regione.
E veniamo all’oggi. A settembre, Andrea Gentile ha mancato la rielezione alla Camera sebbene di un soffio. Anche se non tutto è perduto, anzi: ha fatto ricorso e Forza Italia sta lavorando ventre a terra per dargli qualche possibilità di successo. Come è presto detto. Il 28 marzo la Giunta per le elezioni di Montecitorio (dove i numeri sono schiaccianti per Fi-Lega e FdI) stabilirà se mantenere i criteri adottati nella scorsa legislatura per valutare i ricorsi elettorali. Oppure cambiare spartito: l’idea del centrodestra è che bisogna far salvo il voto anche quando, in presenza di diverse liste collegate al candidato all’uninominale, l’elettore abbia apposto erroneamente più croci. Insomma basta con i vecchi criteri che sarebbero stati adottati la scorsa legislatura solo per favorire le forze politiche non coalizzate.
L’aria che tira si è capita già lo scorso 7 marzo: durante l’avvio della discussione sulle regole di ingaggio da consegnare ai comitati che verificheranno le contestazioni oggetto di ricorso, Forza Italia&C. ha calato l’asso che potrebbe innanzitutto ribaltare l’esito dell’elezione proprio nel collegio di Cosenza. Dove la candidata del M5S che correva da sola ha avuto la meglio su quello della coalizione di centrodestra: è finita con Anna Laura Orrico a 66.178 voti e Gentile jr a 65.705 , schede su cui verrà fatto un controllo a campione. Le Istruzioni del Viminale nel 2018 (a cui si è attenuta la Giunta delle elezioni nella scorsa legislatura) e nel 2022 indicano esplicitamente la nullità della scheda in cui vi sia un voto a favore di due o più liste anche collegate. Il centrodestra sostiene invece che l’errore di mettere più croci sulle liste denoti una “volontà rafforzata” dell’elettore che non può essere disattesa: si chiama favor voti, si legge Gentile jr.