Calabria e massomafia. La “pazza idea” di Censore: “Ciao Giancarlo, come stai?”

L’attività di indagine sull’avvocato catanzarese Giancarlo Pittelli nell’ambito dell’inchiesta Rinascita Scott della Dda di Catanzaro è stata capillare e frenetica, al pari delle mille frequentazioni del penalista massomafioso che finalmente è finito nella rete della giustizia dopo decenni di impunità e connivenze con lo stato deviato.

Quanto hanno registrato e certificato gli investigatori assume una valenza fondamentale anche per capire i suoi rapporti politici, al di là del fatto che ormai tutti sappiamo fin dai tempi in cui De Magistris faceva ancora il magistrato: centrodestra e centrosinistra sono – ancora oggi – una cosa sola e tutti hanno potuto verificare come la candidatura della signora Amalia Bruni sia funzionale soltanto a far vincere il compare del centrodestra e a far perdere De Magistris, troppo pericoloso per il sistema.

Oggi vogliamo tirare fuori un’intercettazione ingiustamente sottovalutata e passata quasi in sordina, vale a dire quella che ci rivela i rapporti tra il penalista catanzarese e l’ex deputato Bruno Censore, per gli amici Brunello, politico caduto decisamente in bassa fortuna e al quale tutte le anime del centrosinistra oggi – persino quel beone di Palla Palla – negano una candidatura. Eppure non risulta indagato in nessun procedimento, eppure non ha nessuna condanna, eppure nessun pentito parla di lui. Quasi quasi – avrà sicuramente pensato – me ne vado da Robertino, che almeno i mafiosi li sa difendere…

Ma procediamo con ordine. Alla vigilia delle elezioni politiche del 2018 Brunello Censore decide di telefonare a Pittelli.

«Giancarlo, sono Brunello Censore, come stai?». «Ehi, Brunello, come stai tu». «Alla bellezza tua». «Raccontami». Il parlamentare uscente del Partito democratico, Brunello Censore, contatta così l’ex collega di Forza Italia. Sembra quasi di essere in un film.

Censore, che quanto a concretezza è tra i numeri uno della Calabria corrotta, va subito al sodo: «Ti ho chiamato perché nella vita le cose si rendono. Quando ti sei candidato la prima volta io ho fatto più del mio dovere». E Pittelli: «Lo so, lo so Brunello». E Censore: «Eh… vedi che lo sai…». La risposta: «lo so, lo so, lo so… Senti ma io non mi muovo per questa campagna elettorale, guarda che proprio l’altro giorno ho parlato di te con qualcuno, forse te lo hanno detto…». Ma il deputato uscente, ricandidato alle politiche del marzo successivo, incalzava il suo interlocutore: «Eh, io sono qua con certi amici tuoi… Te li passo».

Gli “amici” erano rappresentati da «un uomo di nome Francesco». Il Ros lo identifica in «Mallamace Francesco» e viene indicato – scrivono gli inquirenti – in un «pluripregiudicato ritenuto essere l’imprenditore di riferimento di Anello Rocco, capo dell’omonima cosca operante nel territorio di Filadelfia e nei comuni limitrofi (Polia, Maida, Curinga, Francavilla Angitola, Pizzo, San Nicola da Crissa, Monterosso Calabro e Capistrano)». Praticamente la stessa che ha catapultato Giuseppe Mangialavori al Senato. Sul conto dello stesso Mallamace i collaboratori di giustizia Andrea Mantella e Francesco Michienzi hanno riempito pagine di verbali davanti ai pm antimafia di Catanzaro.

In sintesi, Censore – per come emerge dalla nota informativa trasmessa alla Dda e ora agli atti del procedimento “Rinascita Scott” – si sarebbe rivolto a Mallamace per avere i suoi voti alle politiche, ma Mallamace aveva premesso che senza l’assenso di Giancarlo Pittelli non avrebbe sostenuto alcun candidato. E così Censore, in presenza dello stesso imprenditore ritenuto in odor di mafia, chiama Pittelli. La conversazione terminerà con un appuntamento, la domenica successiva, l’11 febbraio, nello studio del penalista catanzarese: «Veniamo là alle 10 con Brunello allora».

Nazzareno Salerno: un nome una garanzia

Vi risparmiamo il solito pistolotto sul “trasversalismo” perché ribadiamo che si tratta di un sistema unico, ci resta ancora da chiarire qualche aspetto fondamentale perché altrimenti non si capirebbe davvero come mai tutti – forse anche nel centrodestra pensate un po’- schifano il prode Brunello. Cosa pensava di Censore e di quella richiesta, Giancarlo Pittelli lo spiega rispondendo alla chiamata di un vecchio storico rivale dello stesso deputato uscente dem, ovvero Nazzareno Salerno, originario anche lui come Censore di Serra San Bruno, provincia di Vibo, che nel febbraio dell’anno precedente era stato arrestato nell’ambito di un’altra operazione della Dda di Catanzaro, “Robin Hood”. Quelli che rubavano ai poveri per dare ai.. ricchi. La conversazione telefonica è del pomeriggio di quella stessa domenica. «È venuto Censore stamattina, con dei miei clienti di Vibo…». E poi: «Guarda… Veramente un soggetto allucinante». E Salerno: «No… questo… e a me lo dici… è dal 2002 che non gli rivolgo la parola». Capito quanto è considerato Brunello Censore da Serra San Bruno?

Per dovere di cronaca, Censore, malgrado la messe di voti acquisita dal Partito democratico nel collegio uninominale Vibo Valentia-Soverato, non è stato eletto alle Politiche del 2018, battuto dalla candidata del Movimento 5 Stelle Dalila Nesci e da quella del centrodestra Wanda Ferro. E da lì sono continuati tutti i suoi guai. Ma di questo ne scriveremo domani mattina, di buon’ora si capisce…