Calabria e schiavitù moderna: chi e cosa c’è dietro l’affaire Cuba (di Francesca Canino)

Affaire Cuba e dintorni

I Parte

di Francesca Canino

Non convince la ‘faccenda’ cubana architettata dal presidente della Regione Calabria e commissario alla sanità Roberto Occhiuto. Dal primo annuncio dato dallo stesso presidente-commissario per divulgare l’accordo tra la Calabria e la Repubblica di Cuba, la vicenda ha assunto contorni poco chiari. Specialmente all’indomani della firma dell’Accordo quadro di cooperazione per la fornitura di servizi medici e sanitari tra la Regione Calabria e la Comercializadora de Servicios Medicos Cubanos S.A. (CSMC S.A.), approvato il 17 agosto scorso con DCA n. 87 (https://www.regione.calabria.it/website/portaltemplates/view/view.cfm?29676).

La Comercializadora de Servicios Medicos Cubanos S.A. (CSMC S.A.)

La CSMC è una società commerciale con capitale totalmente cubano in mano al governo di L’Avana, disponibile a offrire servizi sanitari al fine di garantire la regolare erogazione dei servizi sanitari necessari alla Regione Calabria. È quanto si legge nelle premesse dell’Accordo quadro, che continua con una serie di clausole poco edificanti. 497 operatori sanitari cubani presteranno servizio in Calabria per 2 anni. Si partirà con 137 sanitari per poi arrivare al numero richiesto. Gli operatori sanitari «forniranno i servizi concordati usualmente per 40 ore settimanali, dal lunedì al venerdì, in giornate lavorative di otto (8) ore al giorno, compresa una guardia di ventiquattro (24) ore per ogni settimana». La Regione Calabria, dal canto suo, si impegna, o forse sarebbe meglio dire si inguaia, assumendo costi, rimborsi e altre incombenze a tutto svantaggio dell’ente. Cui prodest? E, soprattutto, cosa sottende questa operazione?

Intanto è necessario precisare che la CSMC, che si autodefinisce “Società internazionale di servizi medici”, in realtà esporta personale medico da Cuba in diversi altri paesi. Un business già collaudato che arricchisce il regime castrista e priva dei diritti i suoi medici.

I compensi ai medici cubani secondo l’Accordo quadro di cooperazione per la fornitura di servizi medici e sanitari

Proseguendo nella lettura dell’Accordo quadro, si apprende che per ogni medico cubano la Regione Calabria spenderà 4.700 euro al mese, di cui 1.200 euro andranno ad ogni operatore come rimborso spese. Il tutto esente da imposte, sebbene il lavoro si svolgerà sul territorio italiano. Il restante valore di 3.500 euro sarà pagato direttamente con bonifico bancario alla CSMC, S.A., attraverso il “Banco Financiero Internacional”, S.A. L’Avana. L’operatore sanitario cubano, dunque, riceverà solo una percentuale di quanto la Regione sborserà per il suo lavoro. Non solo, i sanitari saranno sottoposti ad una serie di restrizioni che violano i diritti umani. Se a questo si aggiunge che percepiranno solo una parte del loro compenso, si potrà, giustamente, parlare di schiavitù. Necessario aggiungere che la CSMC designerà “il Coordinatore degli operatori sanitari cubani nella Regione Calabria, come rappresentante legale di CSMC S. A. in Italia”. In pratica si tratterà di controllori.

Alcune reazioni

L’operazione Cuba ha, pertanto, sollevato una serie di disapprovazioni e dubbi anche sugli effettivi titoli posseduti dagli operatori cubani in partenza per la Calabria.

La dottoressa Maray Sara Sanchez Guevara, Segretaria ODV Democrazia e Libertà, ha definito, presso la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani, l’emigrazione dei sanitari cubani una tratta di esseri umani, una schiavitù moderna praticata dalla dittatura dell’Avana attraverso le sue “Missioni Internazionaliste”, o “Brigate Mediche”, come sono conosciute in Italia. Una ‘missione’ in contrasto con la risoluzione 0342/2021 del Parlamento Europeo (https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/B-9-2021-0342_IT.html), che ha ricevuto l’approvazione della maggioranza con 386 voti favorevoli e che nel suo articolo 10: “Condanna le violazioni sistematiche dei diritti umani e del diritto del lavoro commesse dallo Stato cubano nei confronti del suo personale sanitario in servizio all’estero nell’ambito delle missioni mediche e in violazione delle convenzioni fondamentali dell’OIL ratificate da Cuba”.

Una denuncia portata avanti dall’Organizzazione Internazionale Prisoners Defenders, inoltre, basata su circa 2000 testimonianze di cittadini cubani, ha confermato che gli operatori sanitari sono stati costretti a lavorare all’estero in condizioni non accettabili per i paesi democratici.

Le reazioni dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della Calabria

I presidenti dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della Calabria hanno evidenziato già nelle scorse settimane che «i titoli vanno rigorosamente verificati per poter esercitare la professione in Italia e in Calabria sempre con regole trasparenti e procedure certe evitando il pericolo di sfociare nell’esercizio abusivo… che la conoscenza adeguata della lingua italiana, nell’esercizio di qualunque professione ed, a maggior ragione, nel campo dell’emergenza sanitaria (come precisa l’accordo firmato), è di importanza fondamentale: la mancanza, ma anche la sola insufficiente conoscenza di questo strumento essenziale di comunicazione, può risultare drammaticamente dannosa e ritardare o non individuare tempestivamente diagnosi e cure appropriate o, peggio, perdere vite umane anziché salvarle… Così come è molto preoccupante l’inevitabile ignoranza riguardante le nostre pratiche di medicina legale (ad esempio: i referti che per legge è obbligatorio vengano redatti dal professionista che ha constatato il fatto, la certificazione formale della morte ecc.) da parte di colleghi stranieri, al pari di tante regole in materia sanitaria che il nostro sistema sanitario pone a tutela dei cittadini, che hanno il diritto di trovare competenza e non solo un pronto soccorso “aperto”! ».

I presidenti hanno, dunque, chiesto: «Che vengano vagliate prima altre soluzioni e percorsi che tengano conto, intanto, del coinvolgimento dei medici di continuità assistenziale, degli specializzandi (non solo dell’unica Facoltà di Medicina calabrese), dei medici in formazione per la medicina generale, dei medici in quiescenza, ecc. e soprattutto che si facciano reali ed attrattive manifestazioni di interesse nei confronti di nostri iscritti che lavorano in altre regioni d’Italia. A questo proposito, è necessario che si faccia anche una seria analisi sui motivi per i quali centinaia di medici, pur conservando la residenza in Calabria e l’iscrizione negli Ordini della nostra regione, hanno preferito le opportunità di lavoro offerte in altre regioni».

L’Accordo firmato dal presidente Roberto Occhiuto potrebbe aiutare un regime che viola i diritti umani e, nel contempo, alimentare un sistema di schiavitù e tratta di persone che è già all’attenzione di tanti organismi internazionali. Molti sono i punti dell’Accordo quadro che evidenziano un affare sbilanciato, a vantaggio esclusivo di Cuba. Infatti, la Regione Calabria – in Piano di Rientro – sborserebbe 28 milioni di euro all’anno per avvalersi di operatori che probabilmente non possiedono i necessari titoli; che, come vedremo prossimamente, pare siano sottoposti a regime di schiavitù; che graverebbero, infine, sul bilancio della regione più povera d’Europa non solo per i 28 milioni di euro all’anno, ma per una serie scandalosa di esose richieste che la CSMC ha fatto e ottenuto dal presidente Occhiuto. Ci chiediamo: il Ministero della Salute è a conoscenza di questa operazione?

1 – (continua)