Calabria “farlocca”. Cedolia, il “manager” con la laurea falsa alla conquista dell’Arpacal

Flavio Cedolia con Scopelliti
Abbiamo descritto più volte su queste pagine il curriculum del presunto “manager” Glavio Cedolia, che si snoda tra  incarichi di vertice a lui donati dalla malapolitica calabrese in assenza totale di titoli se non una laurea triennale ottenuta per tramite di una università on-line.
Questo signore è stato inserito tra i 25 idonei alla carica di dirigente generale dell’Arpacal.
Prima di ripercorrere le tappe che hanno reso famoso Cedolia, c’é da domandarsi se l’idoneità è stata riconosciuta sulla base di sue autodichiarazioni. E considerato che per tali cariche di vertice è necessario come minimo titolo di accesso la laurea magistrale o specialistica avrà accertato l’amministrazione regionale se il nostro prode dirigente apicale la abbia realmente ottenuta e soprattutto  presso quale Istituto universitario?

Nel curriculum presentato all’Asp di Cosenza al momento dell’affidamento dell’incarico di direttore amministrativo, Cedolia avrebbe affermato d’essere in possesso d’un titolo accademico che invece può vantare solo in parte. Secondo la ricostruzione della procura di Cosenza, coordinata dal procuratore aggiunto Domenico Airoma, che lavorava in stretta collaborazione con il sostituto Domenico Assumma, l’ex direttore amministrativo possiede solo una laurea triennale (quindi non magistrale) per giunta conseguita frequentando un’università telematica.

Il problema, emergeva dalle indagini, era che per ricoprire l’incarico di direttore amministrativo all’interno dell’Azienda sanitaria provinciale è necessaria una laurea magistrale. E non è finita, perché è probabile che la mancanza potesse inficiare anche altri incarichi che il funzionario ha ricoperto in passato all’interno di altre amministrazioni. A esempio nell’organismo di vigilanza della Camera di commercio di Cosenza, e all’interno dell’Arssa per la quale gli è stato affidato il ruolo fondamentale di commissario liquidatore. Senza dimenticare la direzione generale di Fincalabra, l’ambita finanziaria dell’amministrazione regionale.

È molto probabile, anzi pressoché certo, che quei soldi non saranno più restituiti.
Il manager senza laurea non poteva esercitare quelle funzioni eppure all’ASP gli hanno aperto porte, portoni, balconi e finestre.

Flavio Cedolia ha incassato – nel 2016 – 230 mila euro dall’ASP di Cosenza nonostante abbia svolto le mansioni di direttore amministrativo senza la laurea vera, quella vecchio ordinamento o magistrale. Con tanto di delibera e di firme. Flavio Cedolia è stato rimosso ma aveva diritto ancora a 3 anni di contratto. Giovanni Lauricella, il responsabile dell’ufficio legale dell’ASP in primo grado non ha fatto unificare i ricorsi. E così l’ASP ha vinto l’appello ma Cedolia, che non aveva la laurea ed è a giudizio, non restituirà i soldi per i quali ha avuto il via libera. Cose che possono accadere soltanto a Cosenza.

Ma raccontiamo i fatti per bene.

Nel 2013 il direttore generale dell’ASP Gianfranco Scarpelli caccia Cedolia, perché, in qualità di direttore amministrativo, non ha la laurea valida. Ne ha una triennale che non vale un fico secco per la legge 502/92 che disciplina gli incarichi nelle ASP. Al punto che viene rinviato a giudizio.

Flavio Cedolia nato a Praia a Mare ma residente a Belvedere, classe 1963, è uno dei più rapaci predatori di incarichi di sottogoverno, sponsorizzato da Michele Trematerra e tutto il cucuzzaro della sua organizzazione. E’ stato direttore di Fincalabra ma ha ricoperto negli anni altri incarichi di vertice in diverse strutture pubbliche, tra queste, oltre a Fincalabra, anche Telcal e Corecom.

In quello stesso periodo, la Regione (sempre tramite il suo protettore Trematerra) lo nomina direttore dell’ARSAC (ex Arssa). Il bando è ambiguo e si richiede il diploma di laurea: se non si specifica (al tempo) anche la laurea triennale può avere valore. E così, visto che all’ASP era stato sgamato (e non c’è modo di arrampicarsi sugli specchi), si tiene l’incarico all’Arsac ma non solo.

Adesso viene il bello ed entra in gioco Giovanni Lauricella, il famoso distruttore dell’ufficio legale dell’ASP noto per avere dato 416 (come il codice dell’associazione a delinquere) incarichi a un solo legale esterno, il leggendario Nicola Gaetano di stretta osservanza cinghialesca (nel senso di appartenenza alla banda dei fratelli Gentile di Cosenza).

Cedolia fa ricorso al giudice del lavoro. Una causa che anche un principiante vincerebbe ma non Lauricella: l’avvocato dimentica (chissà perché!) di fare incardinare i due procedimenti pendenti dinanzi al giudice, cioè quello avanzato da Cedolia e la risposta dell’ASP, che indica nella mancanza di requisiti il motivo della decadenza. Non a caso la stessa procura della Repubblica rinvia a giudizio Cedolia.

Il giudice del lavoro, però, non può decidere in base alle controdeduzioni dell’ASP e cosi liquida oltre duecentomila euro al “manager” di Belvedere Marittimo.

L’ASP si rivolge all’avvocato Giovanni Spataro, che il suo mestiere lo sa fare, e ottiene un giudizio incardinato in appello. A questo punto basterebbe chiedere la sospensiva alla Corte d’Appello, adducendo il motivo di una fidejussione mancante da parte dello stesso Cedolia: in sostanza, se in Appello e in Cassazione l’ASP vincesse e Cedolia non avesse beni, i soldi dati non tornerebbero indietro.

L’ASP, però, non fa nulla di questo, ci mancherebbe! E così un signore senza laurea, con un processo penale in corso, si è portato a casa oltre duecentomila euro grazie ad un’Azienda sanitaria inetta e incapace, con un ufficio legale inetto e ridicolo.

Ritornando a bomba sull’incredibile inserimento del Nostro tra i 25 manager alla conquista dell’Arpacal, ovviamente non ci attendiamo ulteriori titoli specialistici perché sarebbe come chiedere un vero curriculum dirigenziale. Restiamo comunque in attesa di sapere se sarà  il nostro esperto telematico il futuro direttore generale dell’Arpacal… Sempre a futura memoria.