Calabria Film Commission, la “vigna” delle consulenze è diventata una farsa

Sto leggendo con attenzione i vostri articoli sulla Calabria Film Commission, i soli sull’argomento. Bravi! Almeno voi avete il coraggio di parlare. Del resto gli altri non possono perché hanno le mani legate dai finanziamenti pubblici che ricevono oppure hanno le mani in pasta attraverso le mogli che godono di consulenze. Proprio sulle consulenze mi chiedo se è mai possibile che la trasparenza alla Film Commission, richiesta per legge nella pubblica amministrazione, sia una chimera. Perché è ferma all’era Minoli? Cosa fa il fantomatico Direttore Generale Vigna, poco esperto di conti men che meno di cinema? Pensa solo alla sua, di vigna?? Una risposta però c’è: perché altrimenti alla voce trasparenza dovrebbero fornire il lunghissimo elenco di consulenze date a cazzo, a parenti, amici, mogli per non dire altro. Una Regione e una Film Commission dove si va avanti non per merito ma per appartenenza, quella del momento.

Del resto sono tanti i nomi, da Giampaolo Calabrese a Luca Ardenti, da Lucia Serino a Lenin Montesanto (sic!), che in nome della loro presunta “professionalità” sono stati e sono servi sciocchi del padrino di turno. Speriamo solo che il prossimo presidente a 5stelle li cacci una volta per tutte a calci in culo. E anche il trucchetto che i progetti vengono finanziati dalla Regione e gestiti dalla Film Commission non è altro che un magheggio per poter fare affidamenti diretti a gogo e distribuire pagnotte agli amici. Del resto basta scorrere le foto della Bit di Milano per vedere sempre la solita coppia Vigna/Calabrese che ha già fatto danni al Comune di Cosenza e ora va a Milano a spese nostre o quelle mostruose teste di moro dell’artista de noialtri Maurizio Orrico che campeggiavano sempre nello stand della Regione. Con la ricomparsa a Milano del redivivo Luca Mannarino. E la squadra di papponi è al completo. E noi paghiamo! E la finanza cosa fa? Ah sì, canta la ninna nanna alla Procura che dorme.