Calabria. I borghesi (massomafiosi) son tutti dei porci: più sono grassi più sono lerci…

Ora hanno definitivamente buttato la maschera o più realisticamente sono rimasti nudi e senza neanche una foglia di fico per coprirsi le parti basse. I signori del governo centrale, quelli che hanno messo il professore Conte sulla poltrona principale, con la Calabria hanno toccato il fondo. Compreso il premier, che non ha battuto ciglio, anzi si è prodigato per far nominare commissario l’ennesimo “trombone” che la notte si mette il grembiule e il cappuccio per ringraziare i suoi fratelli di tutti i milioni che si è messo in tasca per crogiolarsi nel lusso. Le foto di Conte e di Eugenio Gaudio campeggiano già sui media di regime e sono uno “spettacolo” imbarazzante per tutti i calabresi, che vengono rappresentati dal peggio della borghesia massomafiosa.

I borghesi son tutti dei porci più sono grassi 
più sono lerci più son lerci più ci hanno i milioni
I borghesi son tutti… 

Giorgio Gaber aveva ragione, aveva previsto tutto quello che sarebbe accaduto nella nostra vergognosa “democrazia” (che a farle i complimenti ci vuole fantasia…). Siamo nelle mani di una lobby potentissima di borghesi legati tra di loro da patti di “fratellanza” e che non mollano l’osso neanche se gli spari contro. Non mollano soprattutto la sanità perché il business dell’emigrazione sanitaria dal Sud al Nord vale svariate centinaia di milioni di euro. Perché la sanità privata in Calabria vale centinaia di milioni di euro all’anno. Perché gestire la sanità calabrese vuol dire gestire il 70% del bilancio regionale. Perché gestire la sanità regionale vuol dure clientele, favori e soprattutto tanti voti.

Un capitolo a parte va dedicato al disperato tentativo di coinvolgere in questa storia Gino Strada. L’idea originaria è delle Sardine ma risale addirittura al mese di marzo ed era stata avanzata in buonafede (pensate un po’…) addirittura alla defunta presidente Santelli, che ovviamente non aveva avuto il “coraggio” di chiamarlo esattamente come il premier Conte, che l’ha chiamato sì (al telefono) ma poi è andato personalmente dall’ex rettore de La Sapienza borghese, massone e indagato per concorsi truccati per convincerlo a dargli una mano. “… Ché tanto in Calabria siete tutti massoni, fratelli, cugini e cognati… e saprai come convincerli…”. Questa è, inutile girarci intorno. Quanto a Morra e a quello che resta dei patetici Cinquestelle, aver cavalcato l’onda di Gino Strada è stato il classico “strepitio” prima della morte (politica), perché qui in Calabria già in pochi erano rimasti ad avere stima dei grillini e adesso anche quei pochi li hanno mandati a cagare.

L’altra sera a Titolo V è intervenuta Giovanna Vitale, una giornalista calabrese che scrive su Repubblica e ha fatto un discorso più che mai condivisibile, anche e soprattutto sulla questione Gino Strada. “Io non sono solo calabrese, in Calabria vivono i miei genitori ed io in Calabria ci torno tutte le estati. Questa vicenda oltre ad addolorarmi personalmente, mi preoccupa… Il commissariamento è iniziato nel 2009. Sono passati 11 anni, anche se nel primo decreto c’era scritto chiaramente che il piano di rientro della sanità calabrese sarebbe dovuto concludersi nel biennio 2010/2011. Siamo nel 2020 e ancora siamo al commissariamento… Abbiamo visto che dal Governo Conte 1 è stato nominato un generale che non si è dimostrato all’altezza, sicuramente anche a causa del sistema farraginoso con cui è disorganizzata la sanità calabrese. Il problema è che ad essere commissariato non è solamente il bilancio, ma tutte e 9 le ASP. Quelle di Catanzaro e Reggio Calabria dal ministro dell’interno per infiltrazioni mafiose, le altre perché inefficienti.
Quanto a lungo vuole aspettare uno Stato che dice di pensare al Sud, tanto da aver istituito un ministero, prima di intervenire in una situazione che ormai è oltre il collasso come la Calabria? Io non so se arriverà Gino Strada perché non vorrei che fosse utilizzato come una foglia di fico dal governo..”.

Ecco, per fortuna Gino Strada ha avuto stima dei calabresi e ci ha evitato e si è evitato la parte della “foglia di fico”, perché solo di questo si sarebbe trattato.

In tutto questo gran casino fa la figura del gigante persino un “leghista mascherato” come Gianluigi Paragone, che aveva ampiamente previsto l’epilogo di questa storia al pollaio di Giletti l’altra sera: “… Questo governo è un governo di sistema che ha paura di rompere il sistema. Lo abbiamo visto con il Monte dei Paschi di Siena, con i Benetton, con la Calabria, con Di Matteo. Cosa altro vi serve per capirlo?!”. Ovviamente, anche Paragone è legato al carro di un “sistema” che è quello del Cazzaro Verde ma per il momento – come accennavamo – si protegge con una maschera, a dire la verità anche molto brutta e vomitevole.

No, decisamente non serviva molto per capire che questo governo aveva ed ha paura di rompere il sistema. E anche l’intellettuale calabrese Gioacchino Criaco si era sgolato per gridarlo a tutti noi calabresi. 

“… Strada è il meglio del meglio. Ma la sanità calabrese non è stata devastata dall’incapacità. È stata divorata da fiere fameliche di qua e di fuori: uno scempio scientifico che è passato dalla distruzione, anche fisica della sanità pubblica. Medici annichiliti, terrorizzati, fatture incassate e incassate di nuovo e poi ancora, macchinari scassati, macchine bruciate, ospedali finiti e tenuti chiusi, e famiglie nobiliari che per decenni hanno tenuto in mano le gestioni ospedaliere. Morti e feriti. Di tutto è accaduto. Senza che, nella sostanza, ci sia stato un intervento. Solo qualche fuoco d’artificio… Il sistema predatorio è andato avanti non perché gli amministratori erano fessi. Magari tutto fosse un problema di capacità: potremmo andare in Svizzera a comperarceli gli intelligenti. Risolveremmo tutto. Invece lo straniero è diventato il mantra del sistema, chiunque lo regga. Si porta il campione migliore e il gioco è fatto. Abbiamo già visto i risultati dei campioni: di quelli che lo erano per davvero e dei presunti tali. Chi ha fatto il nome di Strada lo avrà fatto a fin di bene, non è questo il tema. Però ha fatto un assist perfetto al sistema: che ha spostato il discorso dal fallimento commissariale a una prossima, con Strada, risoluzione miracolosa. La luna è sparita ed è comparso il dito…”. 

Ma il tema è più complesso, molto più complesso. Ed è ancora Criaco, nella sua lucida analisi, a indicarci cosa sta accadendo: “… Il problema più grave è che non si vedono all’orizzonte persone capaci di portare novità vere in politica, rimanendo legate alle chiamate di carri vecchi o cavalcando onde solitarie per dimostrare sprezzo del pericolo. Mi dispiace che gli intelletti, troppo abituati a lunghe e pacifiche navigazioni, invece di mollare schiaffi, accarezzino il sistema, continuando a mostrare il dito e a celare la luna…”.