Piero Lucisano per diverso tempo è rimasto anche consigliere provinciale nonostante il consiglio comunale di Rossano fosse decaduto a novembre 2015 e nonostante i ricorsi contro di lui. Una specie di Occhiuto in miniatura.
Alle elezioni 2016 si era candidato con la lista “Il Coraggio di cambiare” (si fa per dire, naturalmente, visti tutti i cambi di casacca del capo della lista, il leggendario generale Graziano) e naturalmente faceva parte del “gruppetto” che era stato eletto.
Lucisano è potente perché fa parte del clan del “mammasantissima” Ennio Morrone. E’ stato anche nella struttura regionale di Morrone padre ma poi era stato escluso, almeno ufficialmente, pare per le proteste della figlia giudice di Morrone (Manuela, la moglie del poliziotto Stefano Dodaro, quello che ha arrestato Padre Fedele).

Perché protestava la dolce Manuela? Ma perché Lucisano, oltre ad aderire al clan (politico) del padre pare aderisse anche al clan (solo mafioso) degli Acri e pare che lo facesse in maniera evidente e sfacciata, tenendo addirittura riunioni pubbliche con il signor Veneziano, ambasciatore ufficiale del clan Acri. Quello, tanto per intenderci, che porta i parenti in carcere e che riceve le lettere da girare a parenti e affiliati. Mica pizze e fichi. Per non parlare delle sue attività – diciamo così – commerciali, che lo vedono impegnato attraverso prestanome e familiari nella gestione di bar e ristoranti con tanto di box sul lungomare rossanese.
Ma Ennio il “mammasantissima”, dopo aver obbedito alle indicazioni della figlia (e si suppone anche del genero scemo) aveva trovato la soluzione. Aveva messo Giovanni Lefosse (Gea Consulenze) al posto di Lucisano e i due si dividevano sottobanco i soldini dell’incarico. Adesso le acque si sono calmate ed ecco che Lucisano è stato prontamente “ripescato”. Gente senza un minimo di dignità. Gente senza palle. Gente che sta al guinzaglio del “mammasantissima”.