Pensiero fugace n.302
Il Presidente “sette bellezze” che sfida la politica e la magistratura
di Tonino Simone
Con un annuncio a sorpresa, l’altra sera, attraverso i suoi canali social, Occhiuto annuncia all’intera Calabria che, a giorni, si dimetterà da presidente della Regione. Lanciando così, il guanto di sfida sia ai partiti di opposizione sia, soprattutto, alla sua stessa maggioranza. Certo, questo annuncio è, verosimilmente, deflagrante e, sotto certi aspetti, anche inconsueto nella politica galleggiante ed accomodante dei nostri tempi della nostra regione.
Sicché, con questa mossa, Occhiuto appare di ricalcare, in politica e nelle istituzioni, le scellerate ed azzardate avventure di Don Chisciotte della Mancia e del suo fido scudiero Sancho Panza. Personaggi grotteschi del romanzo di Miguel Cervantes. Tuttavia e verosimilmente, dietro questa mossa a sorpresa c’è tutta una strategia politica ed elettorale. Così come c’è un azzardo che rischia di rendere ancora meno credibile la politica e le istituzioni di fronte ai cittadini, perché questo azzardo è anche frutto dei veleni interni alla stessa maggioranza e nei confronti dello stesso Occhiuto.
Sicché, questo Occhiuto tutto muscoli e presunzione, non mi piace affatto, perché mostra, con una buona dose di arroganza, di subordinare tutto ai propri interessi personali ed alla propria carriera politica. Quella carriera (baciata anche dalla fortuna), che fino ad ora ha viaggiato per lunghi anni e per troppe volte, sulla cresta dell’onda del successo.
Allo stato delle cose, dietro questo annuncio di dimissioni a sorpresa, c’è tutta una verosimile narrazione presuntiva dei motivi che lo hanno convinto a percorrere questa strada. Forse convinto dal fatto di avere tutte le carte a posto, di aver governato bene e di non temere nessuno: compresa la magistratura e la Procura di Catanzaro. Così come non temere il fuoco nemico acceso nel suo stesso partito e nella sua stessa maggioranza da nemici interni, come lui stesso ha lasciato intendere in occasione del suo annuncio di dimissioni.
Ma il Presidente “sette bellezze” non può affatto essere sicuro che questo azzardo delle sue dimissioni e della sua autonoma ricandidatura, sia, alla fine, vincente. Perché dipende da cosa decideranno, oppure hanno già deciso, a Roma gli stati maggiori della coalizione di centrodestra circa la divisione tra i partiti afferenti, delle regioni in termini di candidature a presidente.
Così come è anche azzardato pensare che una sfida elettorale anticipata conseguente ad un atto di arrogante presunzione, possa mettere in difficoltà la magistratura inquirente, oppure condizionare il corso delle indagini giudiziarie.
Di certo, questa vicenda per il centrosinistra, è un colpo al cuore mortale. Perché la subisce passivamente, anche in virtù di una acclarata subordinazione e servilismo politico fino ad ora mostrati nel ruolo di opposizione in consiglio regionale. Infatti il Pd, in virtù delle sue fibrillazioni interne, non appare preparato per affrontare una imminente campagna elettorale, Cosi come essere capace di trovare un candidato unitario, credibile e vincente da presentare come presidente della Regione Calabria in quota centrosinistra.
Oggi a Reggio Calabria: ironia della sorte, si riunirà tutta Forza Italia, ed è evidente che l’argomento fondamentale da discutere saranno, certamente, le annunciate dimissioni di Occhiuto. Il dubbio che mi pongo è se tutto è da ricondurre ad una verosimile sceneggiata orchestrata ad arte. Sceneggiata orchestrata per tentare di nascondere o negare un fallimento politico di tre anni e mezzo di governo di Occhiuto e compagni. Fallimenti nella sanità, nella depurazione, nelle infrastrutture viarie, nell’attuazione del Pnrr, nell’alta velocità, nella gestione delle risorse idriche, nella difesa del suolo, nella tutela dell’ambiente e dell’inquinamento marino. E che Occhiuto si sia cotto nel brodo della sua stessa gestione fallimentare. Al pari della rana bollita, che per pigrizia, ha deciso di morire nel suo stesso brodo…. PS: La “rana bollita” è una metafora che descrive la tendenza a tollerare gradualmente situazioni negative o insostenibili, senza reagire, finché non diventa troppo tardi per cambiare. Si basa sull’idea che una rana immersa in acqua fredda, se riscaldata lentamente, non percepisce il pericolo e non tenterà di fuggire, morendo poi bollita, mentre se immersa direttamente in acqua bollente, salterebbe immediatamente per salvarsi…









