Calabria (sempre) in mano alla massomafia. Robertino incorona capo delle Ferrovie il nipote del boss Di Puppo: Gratteri se n’è accorto?

Stavolta il più giovane degli Occhiuto, che si crede furbo e bravo, l’ha fatta veramente grossa. Le ultime prodezze di Robertino si riferiscono al ramo ferrovie. Il nuovo amministratore unico delle Ferrovie della Calabria è un tale che si chiama Ernesto Ferraro, ingegnere di professione, nipote diretto del faccendiere e boss di Rende Michele Di Puppo, affiliato e braccio destro del boss Ettore Lanzino, arrestato nell’ultimo blitz di Gratteri, condannato a 4 anni e 8 mesi col rito abbreviato nel processo “Sistema Rende”, coinvolto anche in altre operazioni contro il clan Lanzino come “Terminator” e persino titolare della scuola guida Easy Drive a Commenda di Rende, per la quale nel 2019 fu indagato dalla Polizia Stradale di Cosenza per imbrogli sulle patenti CQC e difeso dall’avvocato Luigi Gullo, della scuderia di Marcello Mazzetta (Ferrovie della Calabria, Occhiuto lancia il faccendiere del clan Lanzino).

Ferraro, in particolare, è figlio della sorella di Michele Di Puppo e a Cosenza e a Rende lo sanno tutti chi è e quali poteri rappresenta. Del resto, non è una novità che gli Occhiuto siano molto legati al clan Lanzino-Patitucci, oggi a capo della cosiddetta confederazione dei clan, dal momento che uno dei loro “pilastri” ovvero Carmine Potestio è stato e probabilmente è ancora (visto che è a piede libero) a tutti gli effetti il messaggero del clan con i fratelli più corrotti e mafiosi del panorama politico calabrese.

Il pentito Angelo Colosso collocava Lanzino e Patitucci al vertice della gerarchia mafiosa tratteggiando la mappa della malavita organizzata cosentina degli ultimi 20 anni. All’allora procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e ai pm antimafia Pierpaolo Bruni e Carlo Villani aveva spiegato i retroscena: «Dopo l’arresto di Gianfranco Bruni, diventa “reggente” Francesco Patitucci. Il capo del gruppo, comunque, rimane Ettore Lanzino (arrestato nel 2013 dopo una latitanza tragicomica trascorsa interamente a… Rende e favorita dall’allora comandante provinciale dei carabinieri Ferace – recentemente scomparso – e dai suoi scagnozzi, ndr) al quale, ogni tanto, andava a fare visita Patitucci. A questi incontri partecipavano anche Mario Gatto e Mario PiromalloDel gruppo Lanzino fanno anche parte, sulla zona di Rende, Michele Di Puppo e i suoi fratelli…”.

Dunque, non è certo un mistero chi siano e chi rappresentano Michele Di Puppo e i suoi fratelli Umberto, Giovanni e Francesco, in particolare, a tutti gli effetti “scagnozzi” e collaboratori più stretti del boss Lanzino e, dopo il suo arresto, suoi rappresentanti anche nei summit di ‘ndrangheta ai più alti livelli. Tanto che sia Michele che Umberto sono stati arrestati il 1° settembre scorso nel blitz di Gratteri su Cosenza e Rende. 

Umberto Di Puppo

Queste cose ormai le sanno anche alla Dda di Catanzaro se è vero – com’è vero – che anche nelle carte del processo Rinascita Scott compare – eccome se compare… – il nome di Michele Di Puppo. E con molta probabilità Gratteri forse non è al corrente (o forse si… chi lo sa?) che il presidente parassita della Regione, credendosi onnipotente, ha incoronato il suo nipotino alla guida (!!!) delle Ferrovie della Calabria. Tuttavia, per rinfrescare la memoria al procuratore, ma anche ai cosentini e ai calabresi, eccoci qui a pubblicare le carte che riguardano il Di Puppo nel processo Rinascita Scott. Come si dice in gergo, è un “atto dovuto”.

RINASCITA SCOTT, IL SUMMIT COL BOSS DI COSENZA E GLI OMICIDI ECCELLENTI PROGRAMMATI 

Il 25 febbraio 2018 il Ros di Catanzaro mise a segno un colpo investigativo memorabile: il monitoraggio in presa diretta di un summit di ‘ndrangheta che metteva insieme i referenti dei gruppi ‘ndranghetistici che s’erano divisi la città di Vibo Valentia.

Ad ospitarlo, uno degli uomini d’onore della vecchia guardia: Antonio Lo Bianco. Dai vertici dei Lo Bianco-Barba a quelli dei Camillò-Ranisi, degli ex scissionisti mantelliani e del gruppo Cazzarola. Venti commensali ed un ospite di riguardo: Michele Di Puppo, ovvero l’erede degli ex superlatitanti Ettore Lanzino e Franco Presta, il nuovo gangster e padrino-padrone dell’area bruzia cosentina.

Il summit – annotano gli uomini del Ros – serviva per stabilire nuove linee guida, una sorta di nuovo ordine a Vibo città, ma anche al conferimento di nuove doti di ‘ndrangheta.

Tutti insieme, per propositi di pace mafiosa che sarebbero stati, però, effimeri. Sarebbe stato il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena a svelarlo nel primo interrogatorio reso davanti al pool di magistrati guidato da Nicola Gratteri.

«Adesso – spiegava il nuovo pentito – i Pardea, soprattutto Antonio, hanno deciso di prendere il potere su Vibo Valentia, pertanto il primo da eliminare è Pugliese Rosario. Mommo Macrì vuole eliminare Paolo Lo Bianco, mentre Morelli Salvatore vuole uccidere Filippo Catania».

Una situazione divenuta incandescente, come dimostra – emerge dalla maxi-inchiesta “Rinascita Scott”  – la crescente preoccupazione – per quanto stesse accadendo a Vibo Valentia – di un altro storico clan, quello degli Alvaro di Sinopoli, il cui nome si affianca alle copiate e ai rapporti intessuti storicamente da tutti i gruppi che s’erano divisi la città in un clima di tensione latente e pronta ad esplodere.

Tutti a Cosenza si stanno chiedendo come mai, se Michele e Umberto Di Puppo sono stati arrestati, a Potestio e agli Occhiuto non è accaduto nulla… Eppure, il nuovo capo delle Ferrovie della Calabria è parte diretta della “paranza” e addirittura parente del boss. Come mai resta ancora al suo posto e nessuno dice niente? Bisognerebbe chiedere a Gratteri se ne è al corrente ma in Calabria lo sanno tutti: possibile che non lo sappia solo lui?