Calabria, la deriva della sinistra. Avete voluto la first lady in lista? Ora ve la tenete e che vi serva da lezione

di Saverio Di Giorno

La nomina di Filomena Greco a vicepresidente della Commissione Sanità della Regione Calabria è certamente un’indecenza. Certamente è uno strappo. E certamente c’è ragione nella protesta. Ma è tardiva questa protesta. Ma cosa vi aspettavate? Ma pensavate davvero che i padroni della sanità privata vi regalassero i loro voti senza passare a battere poi cassa. Legittimamente, tra l’altro, perché i voti ci sono stati…

Quando si scriveva della necessità di alzare degli argini, di occupare le liste e porre dei veti, non era solo la volontà di essere puri e duri senza motivo. Non c’era esibizione di una radicalità un tanto al chilo. Era la pure e semplice voglia di rivendicare e costruire uno spazio da proteggere. Di porre un limite inferire ai compromessi su cui si può cedere anche per motivi pratici: il risultato è che poi l’aiuto nella cabina deve essere ricompensato e il peso elettorale deve tradursi in peso politico.

E la nomina o nomine del genere è solo l’inizio. Non è una questione di facili profezie o di catastrofismo ad oltranza. Le storie dei nostri territori sono piene di territori sacrificati perché gli eletti dovevano rispondere ai loro creditori prima che ai loro elettori. Eppure, dovrebbe essere semplice ed intuitivo: bisogna sempre onorare i debiti contratti e gli impegni presi. Lo hanno capito gli elettori che infatti non hanno dato alcuna fiducia all’accordicchio che non ha mai infastidito il carrozzone di Occhiuto.

La coalizione del sedicente centrosinistra non ha mai costretto Occhiuto a dibattere su temi spinosi come i suoi intrallazzi, non ha mai portato sul tavolo argomenti spinosi né tantomeno hanno mai pronunciato né nominato le parole corruzione o mafia. Non lo ha fatto nei mesi di campagna elettorale e continua ad essere poco influente ora.

Lo avevamo chiesto, pubblicamente anche personalmente al dott. Laghi a cui ora è stato fatto questo scippo: si sottragga a questo gioco al ribasso! Si costruisca qualcosa di credibile prima. Le argomentazioni invece arrivate di risposta sono state quelle che conosciamo e cioè che era importante esserci, da dentro. Che era importante agire su piccole cose pratiche. Che occorreva vigilare. E adesso? Vale la pena farsi calpestare esperienza e competenza per vigiliare. La pressione sul palazzo si può fare anche da fuori.

Che sia però da lezione. L’ennesima lezione. Non si scende sempre a compromesso. Qualsiasi sia il laboratorio politico che dovrà nascere deve far tesoro di questa lezione. Deve partire da degli argini precisi e costruire con chi è all’interno di questi margini. L’alternativa altrimenti sarà essere messo da parte dove si piò contare qualcosa. E allora tanto vale restare ai propri posti, dove magari non si conta nulla, ma conta esserci.