Da un po’ di tempo a questa parte tutto sembra essere contro di lui. Al netto dell’affetto che la stragrande maggioranza dei calabresi nutre nei suoi confronti, insieme a quello della sua stretta cerchia di fidati collaboratori (che non è certo cosa da niente), per Gratteri non è proprio un bel momento sotto il profilo della comunicazione della sua immagine. E per lui, abituato a stare sotto i riflettori, è un danno di non poco conto, checché lui ne dica. Un largo fronte composto da magistrati, giornalisti, influencer (pagati da imprenditori senza scrupoli), politici e massomafiosi su tutti, si è da tempo schierato, in maniera compatta, contro di lui.
Lo scopo è quello di annichilire mediaticamente un magistrato ostico, ma onesto, propenso alla divulgazione (nei salotti televisivi) dei “panni sporchi” delle caste, compresa quella a cui lui appartiene, una pubblicità poco gradita a chi è abituato a tramare nell’ombra. Ed è per questo che in tanti si sono adoperati per fermare il “protagonismo mediatico” di Gratteri. Conoscono bene il “peso” e la “presa” che hanno nell’immaginario collettivo le parole di Gratteri: il rischio che si rafforzi sempre più nell’opinione pubblica l’idea di un sistema politico corrotto a tutti i livelli, e di una pubblica amministrazione completamente in mano al malaffare, va fermata a tutti i costi perché fa male agli affari delle paranze. Come a dire: Gratteri, con le sue continue e reiterate critiche, fa cattiva pubblicità allo stato (che non fa tutti gli sforzi necessari per vincere la guerra contro le mafie, a cominciare da una riforma della Giustizia “adeguata” al problema), e alla magistratura, più volte oggetto di critiche per la troppa corruzione che circola anche nei tribunali (vedi i casi Petrini, Luberto, Valea + altri 15 magistrati), da parte del procuratore capo della Dda di Catanzaro.
Informazione e politica lo hanno mollato in nome di un finto e peloso garantismo di cui oggi, a detta loro e a differenza di ieri, il paese reale sente il bisogno. Il tintinnio delle manette agitato da Gratteri non è più di moda. C’è bisogno di più garanzie per gli amici degli amici che finiscono nella rete di Gratteri, è l’Europa che lo chiede. Questa la scusa.
Gratteri non è più funzionale ai loro scopi (quando si vuole apparire come persona dedita alla promozione della legalità invitare Gratteri è garanzia di riuscita nello scopo), anzi, di questi tempi è meglio evitarlo, farsi vedere con lui potrebbe irritare qualche amico degli amici super potente. Del resto, se la situazione è precipitata, un po’ è anche colpa sua: l’aver troppo ammiccato alla politica è lo scotto che oggi Gratteri è costretto a pagare. Sperava di trovare una sponda politica disposta a “varare la sua riforma della Giustizia”. Ci ha provato con Renzi, ed è andata male, ci ha provato con Salvini, peggio che andar di notte. Di più: a “tradirlo” sono stati proprio loro che hanno votato la riforma Cartabia che di fatto contiene “una norma” anti Gratteri. Stop alle conferenze stampa, stop alle ospitate in Tv, stop alle “operazioni spettacolo”, stop a tutto, ma soprattutto stop alla presentazione degli indagati come colpevoli. Un vero e proprio bavaglio che dovrebbe preoccupare anche la stampa, che sembra però quasi totalmente allineata con la messa al bando del “fenomeno Gratteri”.
Del resto basta guardare i giornali nazionali per capire che è passato dalla prima pagina alla ventitreesima pagina. E questo non è un caso. Chi conosce il mondo dell’editoria capisce subito il significato “politico” dello “slittamento”. E se a questo ci aggiungiamo: le “cantate” della Boccassini, le accuse di arrestare a “strascico” nelle sue retate rovinando la vita a tante persone che sistematicamente risultano poi, nei vari gradi di giudizio, innocenti, l’accusa di essere un manettaro, i tanti colleghi che sparlano di lui, e i giudici corrotti incaricati di bocciare le sue inchieste, ogni dubbio sull’evidenza di questa “manovra” contro di lui, è sciolto.
Per noi tutto ciò è chiaro già da tempo, ed è per questo che difendiamo la libertà di Gratteri, vittima di un attacco massomafioso sottotraccia, di poter continuare a dire quello che più ritiene giusto dove e quando gli pare, perché difendere Gratteri (anche se non ha certo bisogno della nostra difesa: ha le spalle larghe) non significa solo opporsi all’ennesimo disegno criminoso contro un magistrato onesto posto in essere dai soliti marpioni, ma soprattutto significa difendere la nostra Libertà di poterlo criticare ogni qualvolta lo riteniamo opportuno.