Calabria, la “rapina” sventata e i veri sciacalli

Una rapina camuffata da atto politico è stata sventata in Calabria da giornalisti, qualche politico ancora coscienzioso, bontà sua, e liberi cittadini dopo avere scoperto e denunciato pubblicamente quanto era avvenuto in consiglio regionale.

Era stata architettata da menti contorte, gente del mestiere, che con un blitz a sorpresa aveva portato alla firma dei capigruppo prima e alla convalida del consiglio in seguito, un piano che doveva rientrare in una probabile operazione ‘ripristino vitalizio’ e che avrebbe prodotto in futuro un obolo-pensione per tutti i consiglieri che anche per un solo giorno avrebbero messo le chiappe sulle poltrone della cittadella. Infatti la proposta di legge stabiliva che un eletto, anche se in seguito decaduto per qualunque motivo, avrebbe potuto, con una sola giornata da consigliere, continuare a versare i contributi per tutta la durata del mandato, garantendosi cosi una pensioncina per le ‘spesucce’ in vecchiaia, ovviamente il tutto a carico del bilancio pubblico.

Quindi una vera e propria ruberia ai danni dell’intera comunità calabrese. Tutti, dopo averlo appreso hanno capito che era una cosa indecente. Che non poteva passare un sopruso così brutto, che era una violenta sopraffazione, specialmente se si tiene conto che era stata compiuta in modo unanime completamente bipartisan (maggioranza e opposizione) e soprattutto, visto il momento delicato in cui tanta gente non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena e i rifiuti potrebbero sotterrare l’intera regione, era una grande carognata.

E’ stata così forte l’indignazione che ‘loro stessi’ si sono, forse, sentiti ripugnanti nell’azione e falsi nelle giustificazioni, tanto da convocare un nuovo consiglio per abrogare una legge approvata in aula qualche giorno prima. Quaggiù di tutto di più. Qualcuno, senza nemmeno vergognarsi si era addirittura scagliato contro il ‘cartello degli sciacalli’ ovvero i giornali che hanno riportato lo scandalo e tutti i cittadini che hanno gridato il loro sdegno. Ma qua serve fare chiarezza, giusto per non confondere i ruoli. Sciacallo non è chi denuncia le malefatte, ma chi pensa di approfittare di un periodo buio per farsi i cazzi propri e quelli degli amici, senza curarsi delle morti lasciate da una sciagura e senza neanche il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie azioni alla luce del sole. Questa volta, grazie ai ‘mastini’ dell’informazione si è scongiurata l’ennesima truffa ai danni di un popolo colpevole di averli votati e di un altro popolo che incolpevole deve subire le angherie di una politica perversa ed esecrabile.

Pasquale Aiello