Calabria. La vigna di Robertino ceduta in Basilicata e il “giallo” della fideiussione. Ecco chi è l’imprenditore compiacente che paga la tangente

L’acquisto e poi la cessione dell’azienda vinicola Tenuta del Castello di Montegiordano rappresenta uno dei punti di non ritorno per Roberto Occhiuto nell’inchiesta della procura di Catanzaro grazie alla quale è stato indagato per corruzione. Occhiuto – che non ha mai avuto un mestiere o una professione a parte la politica – aveva deciso di diventare un “vignaiolo” con i soldi di… Posteraro non a caso definito un po’ da tutti il suo “bancomat”. E così tra il 2018 e il 2019 aveva concluso l’operazione a 2 milioni e mezzo e aveva dato il via a una tragiccomica propaganda che ancora oggi fa scompisciare dalle risate i calabresi. Foto che lo ritraggono mentre “trappa” un albero d’ulivo e titoli cubitali sul giornale della… moglie di Posteraro. Risate a crepapelle.

Poi arriva il Covid e l’azienda, che già non brillava, va a finire a gambe all’aria, come ogni cosa nella quale si “impegnano” gli Occhiuto e così bisogna cercare un “pollo” ovvero qualcuno che si accolla la “patata bollente”. Dopo aver vinto le elezioni regionali, nel 2022 Occhiuto cede la sua quota a Posteraro. L’acquisto della vigna ha fatto andare in default la loro società in comune e così si scopre che per rilevare la Tenuta del Castello, oltre ai soldi della famiglia Posteraro, Occhiuto e Paolo Posteraro avevano stipulato un mutuo garantito anche da una fideiussione personale per un milione di euro. Pochi mesi dopo aver acquisito la quota di Occhiuto, Posteraro finalmente riesce a cedere la società a un altro imprenditore ufficialmente per un prezzo pari al valore nominale, ossia 10 mila euro.

L’imprenditore subentrato, al quale è stato accollato il “pacco”, si era impegnato a liberare i fideiussori dal deposito del bilancio 2022. Per una migliore comprensione, questo imprenditore avrebbe dovuto pagare i debiti prodotti dalla banda di Occhiuto con i soldi garantiti da questa fideiussione e invece… niente. L’imprenditore non ha proceduto e i soldi non li ha presi… Siamo davanti a un “giallo”, nella migliore delle ipotesi. Tuttavia, in queste ultime ore finalmente sono uscite fuori le carte dell’inchiesta dalle quali apprendiamo che l’imprenditore “ha pagato la tangente”. Ma prima di approfondire la questione, è arrivato il momento di “presentarvi” l’imprenditore che si è immolato sull’altare della… vigna per cacciare dai guai Occhiuto e Posteraro.

LA STORIA DELLA TANGENTE (https://www.iacchite.blog/calabria-assalto-alla-cittadella-la-storia-della-tangente-pagata-dalla-lucania-e-soffiata-da-robertino-a-posteraro/)

Renato Vito Bocca

Renato Vito Bocca è il fondatore e direttore tecnico della Li.Bo, azienda lucana nata nel 1988 a Viggiano, nel cuore della Val d’Agri, storico distretto petrolchimico della Basilicata.
L’azienda si occupa di forniture industriali ed elettrostrumentali e lavora con i principali operatori del settore Oil & Gas, come Eni, Snam, Enel e Total.
Nel corso degli anni Duemila, con l’arrivo dell’industria petrolifera nella regione, Bocca ha scelto di consolidare e ampliare la sua presenza sul territorio, creando indotto e collaborazioni locali, specie nel settore delle forniture per concessioni e impianti petroliferi. Nel 2022 il fatturato ha raggiunto i 20 milioni di euro.

Una fonte specializzata descrive Li.Bo come parte dell’ecosistema attorno alle concessioni petrolifere e alle attività di estrazione nella Val d’Agri, citandola esplicitamente tra le realtà attive nel polo di Viggiano e Marsicovetere.
Grazie alle commesse con Eni e altre compagnie, Bocca è riuscito a far crescere l’azienda, partecipando a reti imprenditoriali regionali che veicolano solidità tra le imprese del territorio. Ma non solo: Bocca lavora moltissimo con la Regione Basilicata… Renato Bocca guida un’azienda estremamente integrata nel tessuto dell’Oil&Gas lucano, in particolare legato alle attività di concessione ed estrazione nella Val d’Agri. Non è, però, un “imprenditore di concessioni” nel senso di titolare diretto. Piuttosto, è un fornitore specializzato — e di alto profilo — per aziende attive nello sfruttamento petrolifero. L’evidenza indica che Li.Bo trae vantaggio dalla presenza delle concessioni in Basilicata, anche se non ha interessi diretti nell’ottenimento o gestione delle stesse. Il suo ruolo come elettrofornitore lo rende un anello strategico nella filiera del petrolio in Basilicata. La sua azienda è al servizio dei maggiori operatori Oil & Gas attivi nella regione, tra cui Eni.
🛢️ Presenza nelle concessioni petrolifere
Il Secondo Rapporto su ENI e indotto industriale in Val d’Agri (2018) cita esplicitamente la Li.Bo di Bocca Renato Vito s.a.s., come parte dell’indotto legato alle concessioni e ai permessi di ricerca petrolifera nella Val d’Agri
🌍 Attività nell’ecosistema petrolifero regionale
Sul sito della Regione Basilicata – Petrolio, poi, si evidenzia che il territorio, e in particolare la zona di Viggiano/Marsicovetere, ospita le concessioni Val d’Agri (ENI) e Gorgoglione (TotalEnergies).

In estrema sintesi: Renato Vito Bocca e la Li.Bo risultano tra le aziende ufficialmente coinvolte nell’ecosistema delle concessioni petrolifere in Basilicata: non come titolari delle concessioni ma come fornitori qualificati nel distretto dell’estrazione, trattamento e impiantistica. Il legame tra Li.Bo e le attività petrolifere regionali è riconosciuto da documenti pubblici (rapporto indotto, sito Regione Basilicata).

Bocca, insomma, non ha di che farsene di una… vigna ma evidentemente qualche messaggero di Occhiuto avrà fatto pressione sulla Regione Basilicata per “convincerlo”. E il presidente della Regione Basilicata, guarda un po’ il caso, è un collega forzista di Occhiuto, tale Vito Bardi.

Una volta presentato il “pollo” e chiarita la natura dei suoi interessi, è evidente che il signor Renato Vito Bocca non potrebbe mai dire di no a un “consiglio” del suo grande amico presidente della Regione Basilicata ed ecco che si accolla il “catorcio”. In una prima fase arrivano fino in Calabria le sue lamentele: Bocca, in sostanza, capisce di essere stato preso per il culo ma non può ribellarsi apertamente e allora cerca di fare in modo che la questione diventi pubblica. Ma non ci riesce. E allora potrebbe denunciare ma molto più semplicemente potrebbe fare una cosa elementare, terra terra… Il signor Bocca, per pagare i debiti societari della vigna di Occhiuto e Posteraro, può richiedere l’escussione della fideiussione…. Tradotto: prendersi i loro soldi. Ma non lo fa ed ecco perché la fideiussione di Occhiuto e soci deve avere un altro fine sul quale sta indagando la procura di Catanzaro. Oggi, alla luce delle intercettazioni nelle quali Posteraro parla apertamente di “tangente pagata dall’acquirente”, è evidente che la fideiussione era una “copertura” e che il “pollo” ha pagato la tangente. 

Questa fideiussione è stata fatta all’epoca in cui Occhiuto e Posteraro avevano comprato la vigna e non ha senso, quando si vende, firmare una fideiussione per garantire i debiti societari. Nelle carte si apprende dell’esistenza di questa fideiussione al momento della cessione della società e nella vendita – particolare non certo secondario – è inserito il monte debiti da pagare entro 1 anno… Ma il signor Renato Vito Bocca questa fideiussione non l’ha toccata. O meglio: evidentemente non ha potuto toccarla. E questa circostanza può voler dire una sola cosa: vuol dire che ha ricevuto ordine di non toccarla oppure che ha ricevuto altri benefici. In ogni caso, a tutt’oggi, Occhiuto e Posteraro sono debitori ancora dei debiti societari. E – consentiteci – è una cosa molto strana, anzi stranissima. E non è per niente azzardato affermare che ci possa essere dietro un accordo con la Regione Basilicata. Ma non c’è dubbio che la procura di Catanzaro sia molto attiva anche su questo versante dell’inchiesta. Renato Vito Bocca figura tra gli indagati e sicuramente sarà ascoltato. E non saranno belle notizie per Occhiuto.