Catanzaro, Sant’Anna Hospital. Ecco come Rosanna Frontera ha fatto “sparire” la proprietà

Catanzaro è la città della massomafia, dove la mafia non spara, ma “esporta” il suo sapere. Queste qualità le abbiamo sempre rintracciate ogni qualvolta e su diversi argomenti, quando la città capoluogo di regione è stata oggetto di analisi. E’ quella sociologia di galleggiamento, che dopo le nostre incursioni giornalistiche, oggi annaspa dopo aver messo a riva i cadaveri e gli scheletri dell’armadio di città. La convinzione storica che Catanzaro fosse un’isola felice è stata seppellita, quando si è capito che dietro l’etichetta ed il vezzo dei benpensanti c’era l’universo mondo, quello di mezzo, che metteva insieme politica, impresa, cappucci, abiti talari, sanità ed altro ancora, riposizionando la città al pari delle altre realtà calabresi.

Il manuale d’uso per capire il gioco della massomafia e dei poteri nascosti è stato, senza dubbio alcuno, quello scritto dall’operazione “Basso Profilo”, che ha cristallizzato: metodi, formule, operazioni, i grandi interessi, le mediazioni e l’usura che è alla base di ogni stagione politica. Intendiamoci non stiamo parlando della formula tout court dei cravattari, ma del miglioramento del metodo dove la politica massomafiosa svolge l’azione di incubatore del consenso, che sposta usando la legge della domanda e dell’offerta, a garanzia di interessi complessi e di pegni riscuotibili al bisogno, senza formula di ulteriore rinnovo di scadenza.

Su questa formula e su questa tela di intrecci tossici, la città di Catanzaro ha conosciuto gli scandali più devastanti. Il peggiore è stato quello della Chiesa locale e del suo vescovo massomafioso Bertolone, che ci ha confermato che la città ha il ventre molle, così come la sua morale e che, predicare ed adorare, confessare e replicare, imitare ed esaltare metodiche e sceneggiature di apparenza, spostano la verità e la seppelliscono, sempre, sotto il falso perbenismo e la morale a contratto. Una realtà che a ben guardare non sembra mutata neanche con il cambio di passo delle ultime elezioni al comune di Catanzaro.

Nel gioco della tutela degli interessi, quelli sospesi fra legalità e mafiosità, c’è da sempre la sanità che a Catanzaro rappresenta, per numero di addetti e volumi di fatturato, la vera Fiat della città e del suo hinterland, quella che macina profitti ed accreditamenti. Tutto si regge sugli ospedali cittadini – che aspettano l’integrazione – sulle diverse cliniche private, peraltro anche storiche e con un’altra serie di strutture di cura che drenano risorse dalle politiche socio assistenziali e socio sanitarie: il regno di riconosciuti avvoltoi sempre a metà fra indagini e mazzette, scandali e decessi sospetti.

Ecco perché determinati argomenti mettono con le spalle al muro l’opinione pubblica, che viene chiamata a riflettere e l’onda d’urto non si spegne con grande facilità, di certo è questa la motivazione per la quale la storia controversa e sospetta del Sant’Anna Hospital tiene banco e, le sollecitazioni che ci arrivano, ci inducono a perseverare mettendo in piazza quanto di nostra conoscenza e quanto altro ci viene documentato e riferito.

La storia passata, il presente ed il futuro della clinica catanzarese è racchiuso nella foto di copertina. C’è rappresentato tutto il peggio, quello immaginabile e quello inimmaginabile.

Ma, fra le foto, c’è un’altra realtà, quella che sfugge ai faccendieri protagonisti ed alle loro teste di legno. Che la tabula rasa non è ancora conclusa, che ci sono i resistenti che stanno usando tutte le armi legittime affinché la Guardia di Finanza cancelli, nuovamente, con un blitz quel sapore di criminalità di bassa intelligenza, che sta compromettendo seriamente il futuro del Sant’Anna Hospital e le speranze dei calabresi, siano essi pazienti o dipendenti.

Ecco perché non è facile spegnere l’attenzione dell’opinione pubblica, tanto che a poco servono le tecniche di aggiotaggio della verità e la ricostituzione del Tribunale dell’Inquisizione, attivo da qualche ora nelle stanze “riservate”, dove in presenza di santini e di qualche reliquia di Mamma Natuzza, il duetto criminale di Sally ed Ale ha iniziato gli interrogatori. Bisogna capire da dove è iniziata la fuga di notizie. Il fatto preoccupa la signora Rosanna Frontera, detta Sally la cattolica, ma preoccupa di più il suo complice Ale il gallinaccio padovano, al secolo Alessandro Castellini, il commercialista factotum, trafficante di testamenti falsi e faccendiere riconosciuto. La loro azione repressiva non serve, le notizie sono già volate sui tavoli giusti e la condanna al rogo che stavano pregustando Sally ed Ale, in molti scommettono sarà a loro riservata, magari nel cortile interno del “grande albergo” di Siano.

I riscontri ci sono tutti. Quelli che vanno dalla truffa, all’intestazione fittizia di quote e per finire al tentativo di esproprio della proprietà del Sant’Anna Hospital, senza dimenticare la falsificazione della reale volontà di soggetti fragili e la sparizione dei compendi ereditari.

Se ricordate il primo tentativo di “furto” del titolo di proprietà della clinica Sant’Anna Hospital fu messo in piedi dall’ex prefetta Luisa Latella, quando nella sua qualità di commissario straordinario dell’Asp di Catanzaro, approvò il “Piano delle Performance 2020-2022”. L’inizio di una guerra durata oltre un anno e conclusasi con la sconfitta sul tutto il fronte della Latella, grazie alle numerose sentenze civili ed amministrative, frutto del lavoro dell’ex CdA della clinica, quello mandato a cagare senza tanti preamboli dai nuovi faccendieri. Oggi la storia si ripropone, il secondo tentativo di “furto” della proprietà della clinica non avviene per opera di un ex servitore dello stato infedele, ma solo e soltanto per l’azione di Sally ed Ale.

La prima, Sally, ha operato per ottenere il consenso, peraltro nemmeno valutabile, da persone fragili manovrando al limite della circonvenzione di incapaci. Il secondo, Ale, ha attivato la sua rete di teste di legno e la sua specializzazione in documenti falsi, volti al trasferimento, magari all’estero, di compendi societari con relativa frode ai legittimi eredi.

Nasce così e su questi presupposti la società Sanità Futura sas e vi spieghiamo anche perché dietro la stessa si nasconde la truffa e la sparizione della proprietà del Sant’Anna Hospital di Catanzaro.

Come abbiamo avuto modo di precisare, il capitale della Sanità Futura sas è stato sottoscritto al 100% da Fidimed Fiduciaria Srl (socio accomandante), attraverso il conferimento di azioni di Villa S.Anna SpA per un ammontare di €.3.866.660,00, mentre Sabatini Mario assume la rappresentanza dell’impresa in quanto socio accomandatario.

Si palesa nei fatti che Sabatini Mario, che ha la rappresentanza legale di Sanità Futura sas, sia una “testa di legno”, un soggetto nominato che peraltro non detiene alcuna quota della società, ma svolge, almeno formalmente, l’amministrazione ordinaria e straordinaria della stessa.

Appare evidente che sussista una violazione della normativa istitutiva delle società di persone e, specificatamente quelle in accomandita semplice, dove l’inesistenza di fatto del socio accomandatario, che si identifica solo come prestatore d’opera, viola l’art. 2320 C.C.

La ratio di questa disposizione risiede certamente nel fatto che la garanzia di una responsabile amministrazione possa scaturire unicamente da una gestione dell’impresa sociale affidata a chi risponda illimitatamente ai rischi della stessa, a tutela dei creditori sociali. L’art. 2320 però precisa in seguito che “Il socio accomandante che contravviene a tale divieto assume responsabilità illimitata e solidale verso i terzi per tutte le obbligazioni sociali e può essere escluso a norma dell’articolo 2286”.

Questo principio può essere definito come divieto di immistione dei soci accomandanti. Il divieto di immistione è direttamente strumentale ad assicurare il rispetto della differenza tra soci nella S.a.s., in termini di limitazioni ai poteri degli accomandanti.

Appare evidente l’irregolarità nella costituzione della società Sanità Futura sas, nella considerazione che Sabatini Mario non opera come socio illimitatamente responsabile anche patrimonialmente dell’attività di impresa, ma di fatto diventa anche lui un socio accomandante (?!?), rendendo di fatto irregolare l’atto di costituzione e trasformando la responsabilità di Fidimed Fiduciaria Srl al pari di un socio accomandatario.

Quale è la relazione di Sabatini Mario con la società Sanità Futura sas? Ma, più specificatamente chi è Sabatini Mario e come contribuisce ad una vicenda che appare da subito opaca? Perché si costituisce una società che di fatto è una holding di gestione, tanto da rispondere alla norme riservate agli intermediari finanziari? Appare utile sottolineare che l’oggetto sociale: è l’assunzione e la gestione di partecipazioni in altre società, italiane o estere, qualunque sia l’oggetto sociale, fermo restando che trattasi di partecipazioni acquisite a scopo stabile di investimento e non di collocamento.

La conferma dei dubbi e della “illegale” costituzione della Sas Sanita Futura si palesa nell’art.6 dell’atto costitutivo, dove si definisce che il “socio d’opera”, quel Sabatini Mario peraltro socio accomandatario a zero quote, risponde degli utili e delle perdite nella misura dell’1% (?)

Tutto ci lascia capire che siamo sulla strada giusta, la stessa che ci suggerisce che l’altro attore comparso insieme a Sabatini Mario per la costituzione della società, tale Bonetti Davide in qualità di procuratore speciale della Fidimed Fiduciaria Srl, disponesse di una procura che, stranamente, porta la firma di un presidente del CdA di Fidimed, che appare diverso da quello in carica e che, in particolare detta procura sia stata rilasciata nel lontano… anno del Signore 2015.

La storia non si esaurisce così, perché altre sono le contaminazioni tossiche, quelle che passano dalla fantasia creativa dei faccendieri, ma anche da quelle di terra di Calabria, dove la matrice della ‘ndrina di Limbadi si affaccia all’affaire del Sant’Anna Hospital.