dalla pagina FB di Agostino Pantano, giornalista
L’ADDIO A LAC, IL DIARIO DI UN GIORNALISTA CONDANNATO AL PRECARIATO E NEL MIRINO: GRAZIE TAURIANOVA, GIA’ CAPITALE DEL (MIO) LIBRO
Come vi dicevo, dal 21 agosto scorso ho un “altro” lavoro – con un contratto part time e a tempo determinato – creato, tra non poche e astruse resistenze del mio ex giornale, che, non avendomi voluto non dico valorizzare, ma almeno tranquillizzare con un contratto full time, ha preferito perdermi e amen.
Ieri giornalista costretto al precariato (a 50 anni) da una azienda che addirittura pretendeva l’esclusiva pure nel mio tempo libero, oggi dipendente del Comune di Taurianova – chiamato dopo una selezione pubblica nello staff del sindaco – e, quindi, proiettato a perlustrare nella trasparenza l’altra faccia dell’informazione: quella senza trucchi e senza inganni della comunicazione istituzionale.
Non vi nascondo le difficoltà emotive interiori che ho dovuto superare per arrivare a questo passo, il fatto che ve ne parli solo oggi dipende pure dal terrorismo psicologico che ho subito – sono arrivati perfino a scrivermi che quest’altro contratto non doveva danneggiare l’immagine pubblica del mio essere un giornalista per loro (a me, che soldi fuori busta non ne ho mai presi) – e, tutto questo, mentre si è fatto di tutto per mortificare la mia professionalità, e quella di altri, annunciando tramite spot nuovi canali, nuove reti, nuovi investimenti, addirittura la ricerca di nuovi giornalisti con “super poteri”.
Il tema dunque non è solo quello del precariato di un lavoro professionalizzato, cazzo ho pur sempre un tesserino dopo un esame nazionale a Roma; il tema è soprattutto in questo caso la concessione che la legge fa – o farebbe, vedremo – di assumere altri precari nel momento in cui lasci precari altri lavoratori.
La mia ex azienda vuole “carne fresca” da azzannare, mentre la mia di carne – ritenuta vecchia e indigesta dopo che ho rifiutato di fare una intervista scendiletto – è stata massacrata fino all’insediamento del nuovo direttore che, dopo essere stato cacciato dalla redazione di Vibo, a Vibo voleva ora farmi tornare “per dare una mano” e magari timbrare il cartellino al Comune in provincia di Reggio dopo i salti mortali nelle strade, o non timbrarlo proprio il cartellino (chi sa).
Perché solo oggi vi parlo di Taurianova e della mia nuova vita in una città che ricorre, in maniera beffarda e poetica, nella mia professione?
Perché per me in questi mesi è stata una messa in prova personale “dura”, mi sono dato del tempo per capire cosa l’ente pubblico chiede e cosa io posso fare, e in questo sforzo mi sono sempre chiesto : Ago, ti piace quest’altra cosa?
Ebbene, oggi rispondo che “si mi piace” perché ha dignità un lavoro non sfruttato (dagli amministratori), non sottopagato (dal Comune), non preso in giro (dai colleghi).
Devo la conquista di queste risposte prima di tutto al sindaco Roy Biasi, che ha creduto in me fronteggiando mugugni e sorprese.
Si è confermato ai miei occhi un vero gigante nella conoscenza delle cose amministrative, con l’aggiunta che ora so che è un grande motivatore-chioccia per chi come me, neofita, gli sta intorno.
Chi mi conosce sa che non sono solito fare sviolinate, che so benissimo che ho un lavoro che scadrà con il mandato – o prima se la fiducia reciproca viene meno – ma ci tenevo a liberarmi qui con voi da un complesso che la mia ex azienda mi aveva instillato: Io sono fiero di lavorare fianco a fianco con un sindaco, e una giunta, politicamente di centrodestra, e umanamente, prima che professionalmente, li ringrazio perché mi hanno dato una occasione importante per sentirmi utile in un momento buio del mio lavoro, ovvero quello in cui ho constatato che dopo aver buttato il sangue – insieme ad altri – per far conoscere e fare forte un progetto giornalistico, esso poi è diventato troppo “spaziale” per vedere l’umanità e l’utilità del lavoro prestato.
Torno a Taurianova, quindi, da dove tutto partì e non solo perché qui sono nato: basta scrivere su google Pantano – Taurianova (e vedete che vi esce).