Calabria. Le “sbarre” della dignità (di Santo Gioffrè)

di Santo Gioffrè

LE SBARRE DELLA DIGNITÀ.QUANDO IL TRASFORMISMO , IL TRASVERSALISMO, LA MESSA IN VENDITA DI OGNI COSCIENZA, è il perimetro melmoso dove galleggia la Calabria, Terra che non è più. Il primo di tutti fu il generale ateniese Alcibiade che, allevato da Pericle a nettare e ambrosia, per tornaconto personale, tradì persino i padri in guerra e passò, armi e bagagli militari, al servizio dei Persiani che avevano invaso la Grecia. La Calabria, per non farsi mancare nulla, ha una lunga scuola, anzi, ha un Liceo, ma che dico, una fabbrica di trasformisti e faccitingiuta di professione.

È una palestra di tali figure, tanto che, ormai, quei pochi che si recano alle urne, di solito, pur votando per il candidato di un partito, in realtà si trovano a votare per tanti altri schieramenti, persino contrari tra di loro, perchè il tizio appena votato, potrebbero ritrovarselo, il tempo di uscire dal seggio, alla corte di chiunque offre mercede. Mi ricordo il fiero comunista Minniti, cresciuto a panini riempiti di colla e manifesti, nelle gloriose sezioni del PCI, finito a vendere armi( Papa Francesco si rifiutò di vederlo) e consigliare la destra Meloni come e a chi venderle e a citare, in modo infame, Corrado Alvaro mentre trattava, per la creazione di campi di concentramento in Libia, con i vari capi-tribù.

Stasera, apprendiamo che il sindacalista, nato nelle terre di Campanella, che si fece 30 anni dentro una buca profonda otto metri per non gridare “Franza o Spagna basta che se magna”, Luigi Sbarra, (Pierre Carniti si rivolterà nella tomba) dopo aver portato il suo glorioso Sindacato a servizio della politica economica della Meloni, che salvaguarda i ceti parassitari e i ricchi che non pagano tasse e ha impoverito il ceti medi, gli statali, le classi indigenti, cioè chi lavora e produce ricchezza, l’unica tassata e, soprattutto, ridotto la Calabria in un bancomat coloniale, è stato, per ricompensa, nominato Sottosegretario per le terre desolate del Sud. Ora, questa cosa, non trova nessuna casa degna dove allocare la Storia. Certo, io me lo ricordo Luigi Sbarra, nella mia giovinezza, quando noi Calabresi protestavano, occupavano terre e strade, scuole, università, municipi, piazze, edifici pubblici, facevamo blocchi stradali, combattevano contro la ‘Ndrangheta, l’altro potere tentacolare e simbiotico, uno dei bracci armati dello Stato patrigno e generatore di diseguaglianze. Il tutto per dire che non volevamo morire Coloni e Servi di nessuno o divenire pezzi di ricambio in uso alle politiche che sempre hanno alimentato la differenziazione e determinato il destino dei Calabresi. In balia degli interessi dettati dal grande capitale e dalle politiche segregazioniste che ci costringono e ci condannano, pur ora, all’emigrazione economica, disperdendoci e facendoci perdere l’identità antropologica.

Eccome se me lo ricordo a Luigi Sbarra .Lui, responsabile di area, zona, provincia, del suo sindacato era, sempre. dall’altra parte della barricata, dove stava il potere, a difesa. Ora, io non è che mi farò crescere la barba a lutto. Solo una cosa, però, mi permetto, umiliandomi, di dire. Si metta d’accordo con il suo collega Tommaso Foti, che or è un suo diretto superiore nel ministero delle colonie Meridionali e del calabro estinto, e si faccia spiegare se il termine “accompagnamento verso lo spopolamento” lo ha trovato nella Città del Sole di Tommaso Campanella o è tutto frutto dell’ingegno nordico del suo ministro. Da quello che ti leggo, ormai comandano decidono e indirizzano le procure. Bravi