Calabria, Leporace va dove lo porta ‘a guagna

Gli ideali sono eterni finché durano. Ed è per questo che nessuno può essere definito un traditore. Quando non ci appartengono più, a chi per un motivo, a chi per un altro, aggrapparsi ad un altro pensiero, anche diametralmente opposto a quello che pensavamo prima, diventa lecito, e ciò che eravamo prima non esiste più. Il nuovo pensiero ci purifica da quello vecchio e ci rende di nuovo innocenti come bambini. E l’innocente non può essere un traditore. Perciò cambiare idea non significa, necessariamente, tradire qualcuno.

Si sa: ciò che predichiamo da ragazzi non sempre coincide con quello che pratichiamo da adulti. In gioventù si sogna. Ma non tutti riescono a realizzare i propri sogni. Questo fa parte, vuoi o non vuoi, del percorso dell’esistenza: arriva sempre un momento nella vita, specie per chi proviene dal “basso”, dove la contingenza travolge gli ideali: è questo il momento in cui i sogni fatti da ragazzo si affievoliscono e si tramutano in altro. Occorre scegliere tra ciò di cui siamo convinti e ciò di cui abbiamo bisogno: inseguire i sogni o pagare l’affitto. Due momenti che dovrebbero andare insieme, in una società giusta, ma non per chi vive una esistenza grama. Per questo la “necessità” vince quasi sempre sugli ideali, del pane si ha bisogno ogni giorno, degli ideali, se precludono la minestra in tavola tutti i giorni, se ne può fare anche a meno. Gli ideali sono un lusso che ad una certa età in pochi si possono permettere.

Questo è quello che è successo a tanti idealisti, tra questi Paride Leporace, proletario di origine, con un lungo trascorso politico nelle fila dell’estrema sinistra e nel mondo Ultras.

Un passato pesante di cui Pariduzzu non riesce a liberarsi: per il ruolo di leader movimentista avuto in quegli anni, a lui non è permesso cambiare idea. La sua antica notorietà è anche la sua odierna disgrazia. Le responsabilità di un tempo, secondo molti ipocriti che lo criticano e che hanno fatto peggio di lui, pesano ancora sulla sua coscienza. Perciò in tanti lo definiscono un traditore.

Ma quello che in tanti ancora non hanno capito è che Paride sono più di 30 anni (e dico trenta) che non appartiene più al mondo dei “compagni”. E lo ha dimostrato in tanti modi: da direttore di giornale, da impastettato, presentando libri con nazisti, fino alle dichiarazioni pubbliche contro l’antagonismo. Paride che non è un compagno l’ha detto in centomila modi. Perciò l’entrata nello staff della Santelli non ci ha meravigliato. Fa parte del suo nuovo percorso.

L’assunzione di Pariduzzu nello staff della Santelli è un’assunzione clientelare di tipo assistenziale. Sono trentanni che fa la bella vita, e ha bisogno, per continuare a fare questo, di una certa entrata mensile. Che solo l’intrallazzo politico/clientelare (che prima combatteva) può garantirgli. Paride era un morto di fame e da quando ha assaggiato a sciampagna ha deciso che non può farne più a meno, e le sue azioni, oggi, sono coerenti con il suo nuovo stile di vita: va dove può azare guagna. O se preferite va dove lo porta ‘a guagna. Tutto qui. Semplicemente questo, non c’è niente di politico nella sua entrata nello staff della Santelli che ha solo recepito una richiesta di aiuto da parte di Paride rimasto senza stipendio.

Paride ha capito, più di trentanni fa, che il Comunismo in questo sistema economico mondiale, non è praticabile, ed ha scelto, senza nascondersi, la strada opposta. Meglio una bella vacanza a vigna in qualche resort esotico con ostriche e aragoste, che un campeggio di lotta a pasta e patate.

Chi fa finta di non vedere tutto questo in Paride, e continua a criticarlo per il suo passaggio a destra, è solo perché ha qualcosa da giustificare: gli serve un nemico da attaccare dietro il quale nascondere le proprie miserie umane. Un augurio di buon lavoro a Paride da parte della redazione di Iacchite’. Sempre a debita distanza, arrassusia.