Calabria, media e potere. Gratteri ordina e il nano esegue: cambia il direttore, caccia Motta e “azzoppa” il concorrente

In Calabria il mondo dei media di regime (dove sono compresi quelli di ispirazione mafiosa e di ispirazione statale, tanto in fondo è sempre la stessa cosa) è in grande fibrillazione. No, non certo per le “notizie”, che vengono sempre e comunque messe sotto il tappeto, ma per i cambi di casacca, che a quanto pare non solo non si fermano ma oggi interessano due elementi in grado di cambiare equilibri e orizzonti futuri.
Tutto ruota intorno a LaC o se preferite Diemmecom o Pubbliemme e in particolare al suo capo indiscusso, Domenico Maduli detto il nano di Limbadi.
Tutti sanno che Maduli è chiacchierato per le sue frequentazioni mafiose e tutti sanno che i suoi vecchi amici Gianfranco Ferrante (l’uomo del Bar Cin Cin di Vibo meglio conosciuto come la Banca d’Italia della ‘ndrangheta) e Nicola Barba (addirittura ex socio del nano) sono stati condannati in primo grado in Rinascita Scott rispettivamente a 20 e 3 anni di carcere.

Ma non sono i problemi giudiziari ad agitare il tycoon tascabile, dal momento che ormai da qualche tempo il “super procuratore” Gratteri è diventato suo amico dopo essere stato folgorato sulla via dei corsi di alta formazione dei suoi compari Walter Pellegrini e Antonio Nicaso.

GRATTERI E I CORSI DI ALTA FORMAZIONE CON MADULI (https://www.iacchite.blog/cosenza-la-questione-morale-i-buchi-di-gratteri-e-i-corsi-di-alta-formazione/)

Maduli in queste ore ha l’esigenza di cambiare il direttore e i posti di comando perché non si può continuare oltre con la barzelletta dei suoi due strapagati “direttori anonimi” ossia Paola Bottero e Alessandro Russo, a loro volta grandissimi sodali di Gratteri, che proprio grazie a loro ha saltato il fosso e l’estate scorsa è stato “guest star” dei tre eventi estivi di LaC (costati 200 mila euro, alla faccia dei collaboratori a cui danno una miseria).

Tradotto in soldoni, Maduli nomina Alessandro Russo direttore al posto dell’anonimo Pierpaolo Cambareri ma il problema principale è quello di cacciare un giornalista ingombrante come Pasquale Motta, che non è per niente gradito a Gratteri e che finora era stato messo a cuccia con un programma di serie… D. Motta ormai da settimane sbraita e annuncia sfracelli ma è chiaro come il sole che sta trattando sottobanco una “buonuscita” e quindi un accordo che faccia bene alle sue tasche.

Oltre a Motta, tuttavia, c’è da sistemare anche un’altra faccenda ovvero quella di Pietro Comito, aspirante candidato sindaco del M5s al comune di Vibo dopo “benedizione” del noto truffatore Riccardo Tucci, non a caso sotto processo per le sue spregiudicate operazioni di finanza “creativa”, e del padre della dirigente del settore bilancio del Comune, Domenico Santoro. Comito non vincerà le elezioni ma entrando in Consiglio si accaparrerà un posto sicuro per altri 5 anni e comunque ha messo da parte bei soldini in tutto questo tempo nel quale ha curato gli interessi di Maduli per parare il colpo. Insomma, se ne vuole andare anche se non sbattendo la porta come ha promesso quel furbacchione di Motta, al quale i soldi evidentemente non bastano mai.

Comito ha ricevuto sui social l’espresso sostegno del fratello del suo quasi non più editore, Francesco Maduli. “Saremo in tanti a sostenerti, penso ne valga la pena provarci, alla fine saresti sempre il migliore fra gli altri più in basso non penso si possa andare” è il testo del pizzino social fattogli pervenire. Eppure si dice che sia lo stesso Comito a non voler essere associato (in chiave elettorale) in alcun modo a Maduli, consorte e famiglia. Ma nei divorzi ci son sempre più verità. Staremo a vedere nel corso della campagna elettorale.

Tornando a Motta, qualche giorno fa ha avuto modo di scrivere che l’obiettivo del network è la costruzione di un pool giornalistico pro Gratteri. Ma affinché questo progetto vada a segno c’è bisogno che qualcuno prenda il posto di Comito ed ecco che la “campagna acquisti” di Maduli oggi fa un salto in avanti molto più significativo rispetto al rastrellamento dei quattro giornalisti da salotto cosentini ormai senza credibilità e peraltro anche sbertucciati dalla stragrande maggioranza dei loro concittadini.

Oggi Maduli annuncia e si porta a casa ben due giornalisti di “grido” azzoppando così il media concorrente, il Corriere della Calabria. Pablo Petrasso, per giunta, è anche cosentino, ma ormai da tempo vive a Lamezia ed è nelle grazie di Gratteri esattamente come la moglie Alessia Truzzolillo, che invece è proprio lametina ed ha incassato più volte i complimenti del “capo”. 

La voce circolava ormai da diversi giorni ma non era stata commentata da chi oggi dice addio a due dei suoi giornalisti migliori. Petrasso e Truzzolillo, che nel corso della loro permanenza al “Corriere” avevano scritto più volte articoli velenosi contro il nano di Limbadi, si sono “venduti” in maniera sconcertante e renderanno più tranquille le giornate del tycoon in odor di ‘ndrangheta. Del resto, non firmavano più da settimane sul loro ormai vecchio giornale e adesso sono pronti a servire il nuovo “padrone”.

E in queste ore frenetiche il pensiero vola a Paolo Pollichieni, storico direttore del Corriere della Calabria e grande amico di Gratteri fin quando è rimasto in vita, che nei giorni agitati della vecchia Calabria Ora aveva accolto sotto la sua ala protettiva Pablo e altri colleghi, reduci dalla sciagurata frequentazione con il primo direttore senzacoglioni, e li aveva poi traghettati al “Corriere”. Sicuramente si starà rivoltando nella tomba per due ragioni. La prima perché i suoi allievi prediletti si sono “venduti” al nemico giurato nel solco della becera legge del “pecunia non olet”, la seconda perché la sua “creatura” vive adesso il periodo più difficile della sua storia e la colpa è tutta di colui che era suo amico e adesso lo tradisce esattamente allo stesso modo dei suoi allievi. Ed è molto triste che debba essere ancora Iacchite’ a difendere la sua memoria. Povera Calabria nostra.