Tonnellate di prodotto, indicato come fertilizzante, ma costituito in realtà da rifiuto smaltito illecitamente sui terreni agricoli delle province di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria. Ruota intorno a questa ipotesi di inquinamento ambientale l’indagine condotta dai Carabinieri dall’Aliquota Operativa del Nor di Serra San Bruno insieme al Nipaaf dei Carabinieri Forestali di Vibo Valentia coordinati dal Procuratore della Repubblica Camillo Falvo e da un sostituto co-titolare del procedimento. Al centro dell’attività investigativa il ciclo di trasformazione dei rifiuti effettuato all’interno di un impianto di recupero vibonese.
Nell’inchiesta sono finiti Eugenio Guarascio, Ortenzia Guarascio e Francesco Currado per i quali è stata applicata la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza,
Un’attività investigativa che già tra il marzo e il novembre del 2021, attraverso intercettazioni, campionamenti e controlli, aveva portato al deferimento di undici persone e alla segnalazione di tre società per responsabilità penali ed amministrative. L’azienda Eco Call, sita a Vazzano, nell’entroterra vibonese, operante nel settore del recupero dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, avrebbe dovuto produrre ammendante compostato misto.
La stessa di fatto, non rispettando la procedura prevista all’interno dell’autorizzazione integrata ambientale, generava un prodotto che non aveva perso la qualifica di rifiuto, contenente plastiche, vetri e metalli, anche pesanti come il cromo esavalente ed andando ad inquinare irrimediabilmente i terreni agricoli ove lo stesso veniva spanso.
Il procedimento produttivo, inoltre, veniva effettuato all’interno di capannoni, i cui portelloni sarebbero dovuti restare chiusi; di fatto l’attività veniva svolta mantenendo gli stessi aperti, non consentendo il corretto utilizzo dei filtri e determinando l’inquinamento dell’aria a causa delle polveri e delle emissioni immesse in atmosfera.
Nei confronti di Ortenzia Guarascio, amministratrice unica della Eco Call Spa con sede a Vazzano, ed amministratrice delegata di Ecologia Oggi, l’accusa ritiene sussistenti le prove per dimostrare come la stessa si sia occupata “personalmente o tramite personale di sua fiducia, di coordinare e sovraintendere all’attività di gestione dell’impianto all’intero ciclo di lavorazione della matrice organica e al conferimento del prodotto lavorato”.
L’indagata si sarebbe inoltre attivata con diversi contatti, incontri e trattative con i dirigenti dell’autorità competente (riferibili a figure della Regione Calabria), per “garantirsi il proseguimento dell’attività, nonostante le gravi criticità che incidevano sul ciclo produttivo e sul prodotto finale, che rimaneva rifiuto”, sino anche a “consentire l’ingresso di un maggiore quantitativo, per conseguire ingenti profitti illeciti derivanti dal pagamento correlato a tale maggiore quantità in ingresso della matrice organica in misura superiore alle capacità che l’impianto avrebbe potuto trattare”.
Eugenio Guarascio, amministratore unico della 4el Group s.r.l, (proprietaria delle quote azionarie della Eco Call S.p.A. e della Ecologia Oggi S.p.A.), secondo l’accusa, avrebbe rafforzato “il proposito delittuoso di Ortenzia Guarascio, condividendo e sostenendo la sua condotta con particolare riguardo alla ferma posizione da adottare nei confronti dei rappresentati della Regione Calabria per garantire il proseguimento dell’attività”.
L’indagine ha consentito di cristallizzare la presunta condotta illecita di diversi soggetti, attuata attraverso attività decisionali, esecutive e materiali, connesse alle posizioni e alle funzioni, apicali e non, rivestite all’interno della stessa azienda.