Occhiu’, esci dallo Spettacolo: qui la gente muore per strada
Non possiamo stare in silenzio di fronte al silenzio del presidente Roberto Occhiuto. Siamo stati i primi a diffondere la notizia della tragica fine di Serafino Congi a San Giovanni in Fiore, morto per lo stato comatoso in cui versa la sanità calabrese. La moglie Caterina addirittura ai microfoni della Rai – servizio pubblico e vrigogna da faccia tua Occhiu’… – ha raccontato i fatti tragici di quel giorno: “Tutto è cominciato dopo pranzo. Serafino si è sentito male, diceva di sentirsi soffocare e insisteva per andare al Pronto Soccorso di San Giovanni in Fiore. Andiamo… e nonostante i sintomi e la forte agitazione gli danno un codice giallo. Due ore dopo ci dicono che ha un infarto in corso ma l’ambulanza per trasportarlo in ospedale non può partire perché non c’è neanche un medico. Quando arriva quella da Cosenza è ormai buio, sono le 18.15, sono passate tre ore dal nostro arrivo al pronto soccorso. Serafino muore in ambulanza alle 18.50”.
Al racconto tragico dei fatti, segue una richiesta forte e precisa: “Adesso chiedo solo che si faccia luce su questa morte assurda, sul perché un comune montano difficilmente raggiungibile possa essere lasciato senza medici”.
Il presidente Roberto Occhiuto questa volta non deve rispondere a noi, può decidere i tempi di risposta alle interrogazioni presentate in consiglio regionale, ma alla moglie di Serafino Congi una risposta la deve dare, subito e pubblica. Avrebbe dovuto già rispondere nei giorni scorsi, una volta come presidente della Regione Calabria e una seconda volta come commissario alla Sanità. Invece ad oggi, non si hanno sue dichiarazioni su questa tragedia.
Non si hanno nemmeno dichiarazioni sulla denuncia pubblica del sindaco di Belcastro che in mancanza di un dottore alla guardia medica del paese ha “ordinato” ai suoi concittadini di non ammalarsi. Il presidente e commissario Occhiuto sta zitto anche su questa vicenda. Invece è ciarliero, parla parla parla sulle sue pagine social in questi giorni post Capodanno per festeggiare i presunti traguardi raggiunti dalla Calabria con il suo operato.
Nel primo filmato c’è qualcuno della sua corte dei miracoli che lo riprende mentre anonimi cittadini sul Corso di Reggio Calabria gli dicono quant’è stato bravo con il Capodanno Rai e si pavoneggia un po’ mentre in uno strano idioma prova a ringraziarli.
Avantieri, 6 gennaio, pubblica un post di esultanza perché gli aeroporti calabresi hanno raggiunto i 3,6 milioni di passeggeri. Cosa ci sia da festeggiare solo lui lo sa. Vada, invece, a verificare quante centinaia e centinaia di persone sono state costrette a prendere l’aereo per andare a curarsi negli ospedali del Centro e del Nord Italia. Ieri infine pubblica un video sulle nostre montagne innevate dal titolo: “Che ne sanno al Nord che questa è la Calabria? Sei magica terra mia”. Un filmato fuori luogo, nel momento meno indicato, quando gran parte dell’opinione pubblica attende una sua parola sulla sanità calabrese. Ormai esistono due Calabrie, quella della gente comune che combatte giorno dopo giorno con la mancanza di servizio, di lavoro, di un domani e quella del presidente Occhiuto e della sua corte dei miracoli fatta di lustrini, di spettacolo, di televisione e di frivolezze. Occhiu’, esci dallo spettacolo, qui la gente muore per strada e tu festeggi. Povera Calabria