Il muro di omertà che ha ammantato le redazioni dei giornali in Calabria gradatamente perde pezzi. Quanto accadeva a Calabria Ora è la cartina di tornasole di un malessere che ha prodotto problemi gravissimi ad un’intera generazione di giornalisti.
Oggi che gli (ex) editori Citrigno e Aquino sono stati condannati per bancarotta ripubblichiamo una testimonianza importante che arriva da Crotone ed è affidata alla collega Francesca Travierso, che ha conosciuto il metodo Citrigno e ci racconta cosa accadeva alla partenza del giornale. Marzo-Giugno 2006.
di Francesca Travierso
Potremmo parlare per ore dei “suggerimenti” di inchieste contro la sanità pubblica arrivati da Citrigno; degli articoli modificati; dei pezzi sugli amici della proprietà misteriosamente spariti nel passaggio dalla redazione di Crotone alla stampa (via redazione di Cosenza) e sostituiti da pubblicità fittizie. O dei tentativi di usare Bruno (allora portavoce del presidente della Provincia) per racimolare qualche finanziamento pubblico. Tutti ovviamente respinti al mittente, e puntualmente segnalati ad un direttore (Leporace) che ha sempre rifiutato di venire a Crotone.
E che mi rispose… Bruno non dà una mano, voi fate casino: a Crotone posso salvare un solo posto. Sto cercando di salvare il tuo.
No, caro Paride. Tutti o nessuno.
Mi dispiace Francesca Travierso…non hai superato i tre mesi di prova.
E la redazione resta aperta perché i crumiri ci sono sempre; c’è sempre qualche ‘collega’ più furbo di noi, che non vede l’ora di “giocarsi le proprie carte” alle spalle di chi invece sceglie di mantenere la schiena dritta.
Sarei ipocrita se dicessi che questa storia non mi ha segnata profondamente, al punto da fare una fatica terribile anche solo a parlarne. Fa male per come si è svolta, e fa male ancor più per come si è conclusa.
Perché di leccaculo, servi del potere, tappetini, complici morali di porcate incredibili in questa storia ce ne sono stati tanti. E sono ancora a galla, continuano beatamente ad ingannare, a fingere, a giocare a fare i comunisti, a fare i burattini del potere illudendosi che un giorno saranno burattinai.
Io, invece, con la mia schiena dritta, col mio sguardo limpido dentro lo specchio, annaspo faticosamente cercando giorno dopo giorno una ragione per resistere.