Calabria parassita. Attenti a Mammoliti, novello “profeta” del Pd

RAFFAELE MAMMOLITI, NOVELLO PROFETA DEL PD

L’Onorevole Raffaele Mammoliti si crede nu bellu figghiolo soprattutto quando sfoggia le sue sciarpe e i suoi foulard. Non c’è giorno che non intervenga su qualcosa e non vada a dare la solidarietà a questo o quel presidio, non bastano le sofferenze che i manifestanti patiscono: si devono sorbire anche quest’ ulteriore dose di “sofferenza”.

Don Raffae’ presidia i siti regionali e le pagine dei quotidiani cartacei e online e quando qualcuno lo tratta per come si merita, corre a piangere in qualche procura, dove si danno le gomitate sotto il tavolo per… non ridere. Eh sì, perché – l’avrete capito – il nostro Don Raffae’ è (anche) consigliere regionale. Un traguardo sognato per una vita e raggiunto con una grande botta di culo. Alle elezioni regionali del 2020 non viene eletto, lo precede Luigi Tassone, sindaco al tempo di Serra San Bruno, con oltre cinquemila voti, uomo di Brunello Censore uomo forte del Pd vibonese.

La morte di Jole Santelli riporta alle urne i calabresi nel 2021 e il nostro Don Raffae’ viene eletto con un colpo di fortuna, approfittando della guerra vera e propria che scoppia tra gli ex alleati Tassone e Censore, con quest’ultimo che pretendeva di rientrare lui in consiglio regionale dopo il defenestramento da parlamentare.

Sui grandi elettori di Raffaele Mammliti abbiamo scritto in un nostro precedente articolo https://www.iacchite.blog/calabria-2021-mammoliti-e-la-sua-cricca-a-caccia-di-voti-con-i-patronati-caaf-cgil/. Tra sostegni sospetti, voti poco chiari, un dato è certo: l’appoggio dei Caf della Cgil su tutto il territorio provinciale. Eh sì, perché il Nostro proviene dalla Cgil, dove ha scalato tutti i gradini fino a raggiungere il ruolo di segretario comprensoriale delle tre province Vibo/Catanzaro/Crotone.

Lui, il nostro Don Raffae’, a difendere i lavoratori, lui che di lavoro non ne ha mai voluto sapere. Diplomato ragioniere all’età di 20 anni presso l’Istituto Tecnico di Acquaro, suo paese natale, capisce subito che il mestiere di ragioniere non è nelle sue corde. Ci impiega poco meno di due anni, il primo passato in Lussemburgo e il secondo ad Acquaro presso un’assicurazione, per capire che il lavoro non è nelle sue corde. Inizia la sua strada che lo porterà in Consiglio regionale, prima collabora alla Cgil di Acquaro e poi approda alla Camera del lavoro di Vibo Valentia. Nel 2001 diventa segretario della Camera del lavoro di Vibo Valentia dove vi rimane fermo e immobile fino al 2007. Per altri nove anni poltrisce nella segretaria regionale.

Poi, nel 2016 diviene segretario della Cgil di Catanzaro e nel 2018 dell’area vasta delle tre province. Capisce a questo punto che deve tentare il grande salto anche perché la carriera in Cgil va avanti scarsa di risultati e imprese memorabili. E anche perché si aprono spazi nel Partito Democratico, suo partito di riferimento dove fino ad allora è stato sempre alla ruota dei potenti di turno. Decide così di mettersi in proprio. La fortuna aiuta gli audaci e al secondo tentativo diventa consigliere regionale. E che consigliere regionale… non avendo conoscenza dei propri limiti, si considera un grande intellettuale, economista, mezzo sociologo, storico, e spara cazzate a raffica su tutti gli argomenti dello scibile umano. Sempre con una sciarpa a portata di collo.

E’ ospite quasi fisso ai talk in salsa regionale dove si distingue per le frasi pompose e i toni aulici tesi ad esaltare il vuoto assoluto delle sue argomentazioni. Nell’ultima trasmissione di Perfidia, dove fa da carta da parati ai giochi oratori di Antonella Grippo, abbocca all’amo e si lancia in una filippica affermando con sicumera che alle prossime elezioni regionali si stravincerà se il candidato alla presidenza sarà espressione del Pd. Alla base del suo ragionamento c’è un assunto matematico: “Il centrodestra ha perso Cosenza, Catanzaro e Vibo. Perderà le Regionali solo se il candidato non sarà del Pd, perché se il candidato sarà del Pd, Azione e Italia Viva verranno con noi e Occhiuto perderà le elezioni. Un candidato dei Cinquestelle, invece, non attirerà né Azione né Italia Viva”.

Alla lettura della notizia sembra che Roberto Occhiuto and company abbiamo festeggiato intonando un: “Pe-pe-pe, pe-pe-pe, pe-pe-pe, peee” spontaneo con tanto di trenino nei corridoi dell’ospedale di Germaneto anticipando il prossimo Capodanno. Come diceva il grande Antonio Di Pietro, il nostro Raffaele non c’azzecca proprio niente. Solo al pensiero che il centrosinistra si metta a lavorare per creare uno schieramento che vada dal Pd fino ad Azione e Italia Viva, passando per i Cinquestelle e la molto presunta sinistra, c’è da rabbrividire e far maturare in noi comuni mortali l’idea di trasferirsi in Siria o in Libia.

Ora, solo Raffaele Mammoliti da Acquaro può immaginare che gente come De Nisi o Graziano abbandonino il centrodestra per salire sulla nave sdirrupata del centrosinistra. Orlandino Greco, che di potere e di cambi di casacca ne capisce ma non è stupido, a tale minchiata non si trattiene ed esclama: “Graziano impiega due secondi a lasciare Azione per passare con Fratelli d’Italia”. Naturalmente, come ogni buona torta ci vuole anche la ciliegina e il Nostro Raffaele ce la mette, completando l’opera delle minchiate. La Grippo, infatti, incalza il novello stratega del Pd e rilancia: «Mi pare di capire che il Pd non vuole Stasi perché ha i suoi, da Falcomatà a Irto». Il nostro eroe esclama: «Belle candidature».

E come no, verrebbe da rispondergli. Siamo messi bene. Come cantava John Lennon immaginatevi il fronte progressista che va alla conquista della Cittadella di Germaneto parlando di rinnovamento, cambiamento e sviluppo con in testa Falcomatà o Nicola Irto e con al seguito Raffaele Mammoliti, Domenico Bevacqua, Francesco Antonio Iacucci, i re magi del Pd. Gli ultimi due provenienti dalla trionfale campagna della città unica a Cosenza al seguito della famiglia Occhiuto. E a seguire Amalia Bruni, e il tragicomico esperto di sanità Carletto Guccione, aggiungeteci pure l’ingegnere De Nisi e Graziano di Azione e peccato che Ernesto Magorno abbia lasciato Italia Viva, ma non fa niente, se vuole, c’è spazio anche per lui.

Naturalmente nella squadra non potrà mancare un ruolo per i sindaci quali Franz Caruso da Cosenza ed Enzo Romeo da Vibo Valentia che stanno “rivoluzionando” (!) le loro città. E speriamo che trovi spazio anche la Doris Lo Moro da Lamezia Terme, il nuovo che ritorna.

Come garanti del cambiamento e del rinnovamento si potrebbe fare un comitatone mettendoci dentro: Nicola Adamo e Madame Fifì, e Agazio Loiero, Mario Oliverio come esperti del buongoverno. E un posto anche per il grande Marco Minniti casomai in part time con Giorgia Meloni.

Qualche problema potrebbe venire dall’opposizione di gente come Flavio Stasi, Jasmine Cristallo, Pasquale Tridico, o la stessa Anna Laura Orrico, ma questi devono stare zitti e muti. Anche perché il nuovo punto di riferimento di Elly Schlein in Calabria è Nicola Irto e la sua squadra, quelli che alle primarie votarono Bonaccini… Ma il meglio di se, il nostro Don Raffae’ lo aveva dato dopo le elezioni europee, affermando con tono trionfalistico: “La linea politica impressa dalla segretaria Elly Schlein ha rimesso in sintonia il partito con strati sociali che ormai da anni non i sentivano rappresentanti dal Pd del job act…”. Come lecca bene lui, nessuno: un maestro.

Dimenticandosi di dire che il Pd di Elly Schlein alle Europee in Calabria ha preso uno scarso 15% contro il 24% del dato nazionale e meridionale. E gli è andata bene, che a salvare un po’ la baracca c’è stata la candidatura della Cristallo, mentre i cacicchi vari si sono tirati tutti da parte. Certo, con questi pastori dove volete che andasse? Nonostante questi numeri miserrimi i piddini calabresi pensano di poter dettare le regole e il gioco per tutte le candidature prossime venture. Ad iniziare da Lamezia Terme dove continuano ad essere paralizzati nei loro scontri interni fino alle prossime elezioni regionali. Eppure un nome forte da spendere subito ci sarebbe: Flavio Stasi. Siamo certi che il presidente Occhiuto la smetterebbe con il trenino e con il “Pe-pe-pe, pe-pe-pe, pe-pe-pe, pee…”. E si ricorderebbe immediatamente com’è andata a finire a Corigliano-Rossano appena l’estate scorsa.