Era il luglio 2017 quando il giornalista Mario Campanella entrava a far parte ufficialmente della lista dei papponi a libro paga di Mario Occhiuto e del Comune di Cosenza. Tutto il suo ormai lungo percorso di leccaculismo al servizio del cazzaro si era tradotto in quello che cercava ovvero un incarico. Non era stato nominato assessore al posto della inutile Matilde Spadafora in Lanzino ma era comunque entrato nel caravanserraglio dei dirigenti comunali a braccetto con gentaglia come Calabrese, Nardi, De Rose e tutto il cucuzzaro. Della serie: Dio (pardon, Occhiuto) li fa e poi li accoppia. Ma non fino alla fine del suo mandato, come avrebbero sperato. Dopo poco più di due anni per Campanella e per gli altri la vigna è finita causa… dissesto. E il Nostro, con la solita piroetta, è stato tra i primissimi a vendersi il cazzaro per passare dalla parte di Jole Santelli, che naturalmente ha proceduto ad assegnare al lecchino di cui sopra i suoi trenta denari da componente dell’ufficio stampa della Regione Calabria.
Ma facciamo un passo indietro. Per Campanella, il cazzaro aveva deciso il settore dell’educazione, macrocategoria che comprende l’istruzione, la Città dei Ragazzi, le ludoteche e progetti antidroga.
Negli anni passati abbiamo anche difeso Mario Campanella per la vergognosa vicenda di cui è stato vittima all’Asp di Cosenza. Lo abbiamo fatto perché è stata una vigliaccata ma da quando Occhiuto aveva messo nero su bianco la sua ennesima cambiale elettorale, ci siamo resi conto che è stato perfettamente inutile.
Ce ne vuole di coraggio a fare guerra all’ASP e poi farsi assumere al… Comune, ma Campanella ne ha avuto sempre a sufficienza, visto che era tra quelli che davano da mangiare al Cinghiale e, come sei non bastasse, condividevano lo stesso scifo.
Campanella, ma ti riesce difficile alla tua età vivere fuori da questi comitati d’affari? Orsù (come dicono nelle sagrestie a te tanto care), un po di dignità.
Difendere Occhiuto con la pervicacia che ci ha messo è stata una cosa ridicola.
Con l’ufficializzazione dell’incarico tutti avevano capito che Campanella si era venduto ancora una volta al miglior offerente. Con l’aggravante di inciuciare persino con Fausto Orsomarso, il politico più paraculo d’Italia. Ci vuole coraggio a difendere l’indifendibile. E Campanella, quando si tratta di queste cose, è insuperabile. Così come ha dimostrato passando immediatamente alla corte di Jole Santelli. Adesso, a più di 50 anni suonati, ecco il nuovo incarico da leccaculo doc e non è finita qui…
Sì, perché Campanella, dulcis in fundo, riesce anche ad andare oltre: per esempio, mai una parola contro Madame Fifi o Capu i liuni o Palla Palla o addirittura i leghisti… E perché no, anche qualche Cinghiale di… ritorno! Ma lui si starà già preparando per il futuro, visto e considerato che con i casini della Santelli è chiaro che anche questa pagliacciata alla Regione non durerà molto. Della serie: Franza o Spagna purché se magna… Consentiteci di stendere un velo pietoso. Amen.