PONTI E VIADOTTI IN CALABRIA. EMERGENZA CONTINUA
Mentre il ministro (?!?) Matteo Salvini non passa giorno che non ci illustri le meraviglie del Ponte sullo Stretto, qualche ora fa “Mi Manda Rai tre” ha trasmesso un agghiacciante servizio sullo stato di ponti, viadotti e autostrade nella nostra bella penisola.
Da dove parte? Naturalmente dalla CALABRIA. Il servizio parte dal crollo del viadotto di Longobucco fino ad arrivare alla situazione sull’Autostrada del Mezzogiorno. Quella famosa autostrada che Matteo Renzi inauguro durante la sua brillante presidenza. Eccovi una breve sintesi del servizio…
Torniamo indietro di appena 4 settimane, siamo in Calabria, e ci poniamo la domanda se quel ponte reggerà. Il viadotto di Longobucco è crollato nonostante fosse aperto solo da nove anni. La differenza tra la vita è la morte è stata di 60 minuti, il tempo trascorso tra la chiusura del viadotto al collasso. Il viadotto fa parte della strada statale Sila-Mare che collega la montagna con lo Jonio. Oggi se volete fare lo stesso percorso lo dovete condividere con le mucche, le capre e i cavalli. Quello che non tutti sanno è che è il secondo tentativo di costruire un collegamento. Le foto di un satellite ci mostrano i resti di una prima versione della statale, un viadotto già collassato, lo avevano costruito nel 2009, era alto solo 2 metri, e ai progettisti era sfuggito un piccolo particolare, questi fiumi sono i grado di trasportare dei macigni anche di diametro fino a 2 metri ed in questa contesto era stato costruito il viadotto con un piano stradale a pochi metri dall’alveo del fiume che l’ha spazzato via nel 2009.
Fatto tesoro del problema dell’altezza, nasce nove anni fa la nuova strada Sila-Mare che è stata elevata rispetto alla prima ma i piloni erano poggiati direttamente sull’alveo del fiume. La prima conseguenza delle strade costruite male sono le disdette dei turisti, il secondo è l’isolamento di Longobucco perché la tratta a valle è isolata. Adesso per arrivare in Sila da Longobucco si attraversa la strada di nessuno. La strada di nessuno dove gli arbusti crescono indisturbati, perde pezzi, questa strada non ha padroni, perché non è stata mai consegnata, non c’è manutenzione e perde pezzi. Longobucco corre il rischio di diventare un “comune morto”.
Dalla situazione di Longobucco il servizio passa ad esaminare la situazione più in generale in Calabria.
Riprende il servizio con il professore del dipartimento dell’ingegneria dell’ambiente Francesco Macchione dell’Università della Calabria che in un convegno fatto l’anno scorso aveva denunciato che negli ultimi 12 anni sono caduti 72 ponti. Un dato per il professore non drammatico ma dovuto all’interazione tra fiume e ponte: per un ponte che cade per motivi strutturali altri 10 cadono per problemi pratici. Il dramma si ha dal fatto che i ponti sui fiumi in Calabria li sappiamo costruire o meglio li sapevamo costruire un secolo fa. A dimostrazione dell’assunto il servizio ci fa vedere i due ponti di Brancaleone, quello costruito a fine anni 90 è crollato, quello costruito 100 anni fa è ancora in piedi. Perché oggi si costruisce male.
E qui arriviamo alla situazione più allarmante denunciata dal servizio di “Mi manda Raitre”. La situazione non migliora in autostrada. Secondo un rapporto di Altro Consumo sono diventate dei veri percorsi ad ostacoli. Se nel 2021 c’erano su 1.500 km percorsi 70 cantieri, nel 2023 se ne incontrano 117, quasi 50 in più. La Calabria non è da meno, tra Cosenza e Falerna si viaggia ad una corsia con gallerie scarsamente illuminate e di operai non se ne vedono.
Quello che vi presentiamo è il viadotto Cannavino, meglio noto ai cosentini come Ponte di Celico, un viadotto di 400 metri che si trova in stato di precaria stabilità, che vola da una collina ad un’altra sorretto da 5 colossali piloni ad un’altezza di 130 metri e che presenta queste criticità: una deflessione accentuata, giunti con punti critici e un comfort di marcia scomodo. Questo ponte nell’agosto del 1972 in fase di costruzione, in una prima versione, era crollato per buona parte, morirono 2 operai e un terzo si salvò aggrappandosi ad un tondino di ferro rimanendo aggrappato per quasi 8 ore.
L’operaio si salvò, ma ha avuto successivamente problemi di natura psicologica. Va detto che Anas (che ha in gestione il ponte) lo controlla al decimo di millimetro, e dice che è sicuro. Ma le voci, le pressioni dei cittadini, le lettere in prefettura sono così tante che ha dovuto rompere gli indugi stanziando dei fondi Pnrr per costruire un altro ponte in un altro sito. E’ uno stato di precarietà conclamato anche da parte di Anas.
Qui fìnisce il bel servizio di Mi manda rai tre. Le immagini trasmesse danno la sensazione di un ponte in forte stato di precarietà. Vorremmo chiedere al Ministro Salvini e al nostro Presidente Occhiuto se sono conoscenza di questa situazione, che interventi hanno previsto e se non ci siano problemi di sicurezza. Sarebbe il caso di finirla con la propaganda facile del Ponte sullo stretto e pensare alle condizioni penose delle nostre strade, dei nostri viadotti e dei nostri collegamenti.