Calabria, sanità allo sbando. Occhiuto, le cartelle cliniche da digitalizzare e Konecta: un progetto pieno di “ombre”

Calabria, la digitalizzazione delle cartelle cliniche: un progetto tra promesse e ombre

La Regione Calabria, sotto la guida del Presidente Roberto Occhiuto, ha intrapreso un ambizioso percorso verso la digitalizzazione delle cartelle cliniche ospedaliere. Un’iniziativa presentata come un passo fondamentale per modernizzare la sanità calabrese, promettendo efficienza, accessibilità e una gestione più snella dei dati sanitari. Tuttavia, dietro le dichiarazioni ufficiali, emergono criticità e problematiche che sollevano interrogativi sulla reale efficacia e trasparenza del progetto.

 

Il Progetto: Obiettivi e Promesse

Il piano di dematerializzazione e conservazione sostitutiva delle cartelle cliniche è stato approvato dalla Giunta Regionale, con l’obiettivo di consentire la consultazione via web e la creazione di una cartella clinica unica integrata. Questa iniziativa si inserisce nel più ampio “Piano Sanità Digitale” e nel percorso di “Crescita Digitale della Calabria”, con l’intento di portare la regione al passo con le moderne esigenze tecnologiche in ambito sanitario.

 

L’Appalto e le Prime Difficoltà

L’appalto per la digitalizzazione è stato aggiudicato a Konecta, che opera per conto di TIM. Nonostante le premesse, il progetto ha incontrato subito delle resistenze. A quanto pare, solo l’ospedale Dulbecco di Catanzaro ha fornito le proprie cartelle cliniche per la digitalizzazione, mentre tutti gli altri ospedali della regione si sarebbero rifiutati di farlo. Questo ha creato una situazione anomala, con un progetto di vasta portata che si trova a operare su un fronte limitato.

 

Le Ombre al Dulbecco: Procedure Fittizie e Mancanza di Protocollo

La situazione è particolarmente preoccupante. I dipendenti di Konecta, che operano dalla loro sede di Rende (CS), sarebbero costretti a eseguire procedure fittizie sulle cartelle cliniche provenienti dall’ospedale Dulbecco di Catanzaro, in assenza di un protocollo di gestione chiaro e definito. Le operazioni richieste cambiano continuamente: dall’ordine delle analisi, al ricovero, agli elettrocardiogrammi, fino a indicazioni paradossali come “togli gli spilli, rimetti gli spilli”.
Questa prassi, secondo quanto riportato, sembra finalizzata a mantenere occupato il personale, con l’azienda che inventa costantemente nuove procedure. Il risultato è che i dipendenti lavorano e rilavorano sempre sulle stesse cartelle, in un ciclo che appare improduttivo e dispendioso. Da gennaio, data di inizio delle operazioni, pare che nessuna cartella digitalizzata sia stata effettivamente restituita.

 

Problemi Tecnici e Dati Sensibili

Dietro queste inefficienze, si celerebbero anche problemi tecnici legati alla privacy e al trasporto delle cartelle. La gestione di dati sensibili, come quelli contenuti nelle cartelle cliniche, richiede la massima attenzione e protocolli rigorosi. Tuttavia, i dipendenti coinvolti in queste operazioni non sarebbero stati adeguatamente formati per il trattamento di tali dati, sollevando seri dubbi sulla conformità alle normative sulla privacy e sulla sicurezza delle informazioni.
In sintesi, il progetto di digitalizzazione delle cartelle ospedaliere in Calabria, pur partendo da nobili intenti, sembra essere incappato in una serie di ostacoli operativi e gestionali. La speranza è che le autorità competenti intervengano per fare chiarezza e garantire che un’iniziativa così importante per la sanità calabrese non si trasformi in un mero spreco di risorse e un rischio per la tutela dei dati dei pazienti.