SILVIO E LELLO GRECO, I FRATELLI “PRODIGIO” DEI POTERI FORTI VIBONESI
Spett.le Redazione,
Avete già avuto modo di parlare di Silvio Greco, di professione biologo marino, già (fallimentare) assessore all’ambiente della Giunta Loiero, e notoriamente sostenitore della candidatura della scienziata delle truffe, al secolo Amalia Bruni, beneficiario di consulenze da Robertino Occhiuto (1 milione e 300 mila euro!!!) per non fare un bel nulla, come sempre del resto.
Silvio Greco, come tutti quelli che sono stati alla regale corte di Amalia Bruni, ha avuto anche l’onore delle cronache giudiziarie, quando una inchiesta partita da Udine sulla gestione delle emergenze ambientali, bussò alla sua porta ed a quella del fratello Raffaele, per gli amici Lello, con le accuse di associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, tentata corruzione, concussione e abuso d’ufficio.
Silvio Greco, nel 2014, figura tra gli indagati per il suo passato di funzionario all’Icram (Istituto centrale per la ricerca applicata al mare), insieme a Raffaele Greco detto Lello, il fratello, presidente e plenipotenziario della Nautilus di Vibo Valentia, società a cui erano state affidate le attività di caratterizzazione della laguna, costata circa 4 milioni di euro, ma rimasta priva di validazione.
In questa vicenda è comunque emersa una realtà consolidata, quella di alimentare lo stato di emergenza ambientale allo scopo di ottenere denaro pubblico dal ministero del Tesoro, solo superficialmente finalizzato alle bonifiche, ma sostanzialmente utilizzato per alimentare e mantenere l’apparato organizzativo, per lo più nell’assunzione del personale di volta in volta segnalato da vari interlocutori, nonché nell’assegnazione di incarichi di progettazione da destinare sempre ai “soliti amici”, di cui i fratelli Greco erano i primi beneficiari.
Passiamo al “Monitoraggio dell’erosione costiera e caratterizzazione quali-quantitativa dei sedimenti a mare”, uno studio del litorale e dell’ambiente marino del Metapontino, svolto dalla Metapontum Agrobios e dalla Nautilus di Vibo Valentia. Il tutto venne finanziato dalla Regione Basilicata tra il 2003 e il 2006. La campagna oceanografica prevedeva, tra le varie cose, anche le caratterizzazioni chimiche dei fondali e al novembre 2003, il progetto ammontava ad oltre 1 milione e mezzo di euro.
Lo studio ovviamente non è mai stato debitamente pubblicato. Nel progetto metapontino la Nautilus doveva svolgere rilievi: geologici, sismici, batimetrici e stratigrafici. Il progetto mirava all’acquisizione di dati utili sia a redigere per il litorale la Carta geologica, sia per individuare i depositi sabbiosi utilizzabili per il ripascimento costiero. Il tutto venne preventivato in due fasi, nella prima i rilievi, nella seconda la campagna oceanografica vera e propria. Un lavoro certosino, del quale in Regione non si possono visionare né le analisi delle carote dei fondali, né il materiale informatico con i rilievi sismici, né i filmati dei ROV. ll progetto ricevette almeno due proroghe, ma dal carteggio non si deduce facilmente né il termine, né la consegna né le liquidazioni del medesimo, incluso l’ammontare per tutte le consulenze.
La nave usata dalla Nautilus era la motonave Coopernaut Franca, nave di ricerca usata in decine di operazioni: dall’archeologia marina al monitoraggio, alla caratterizzazione ambientale in numerosi siti d’interesse nazionale, fino alla ricerca di relitti “delicati”. Infatti la Coopernaut Franca della Nautilus venne incaricata dalla Procura di Paola per la ricerca del Cunsky, la nave dei veleni carica di 120 fusti radioattivi inabissata al largo di Cetraro su cui parlò il pentito Fonti. Nell’ottobre 2009, il Ministro Prestigiacomo smentì il ritrovamento del Cunsky. Fonti dichiarerà di aver affondato personalmente la nave, facendola colare a picco con un’esplosione di tritolo.
Ma dopo una serie di indagini, curate, in particolare, dall’allora assessore regionale all’Ambiente, Silvio Greco, il ministro Stefania Prestigiacomo, unitamente al Procuratore Nazionale Antimafia, Piero Grasso, “chiuderanno il caso”. Tutti uniti nel dichiarare che il relitto investigato in quei mesi altro non era che un residuato bellico. Eppure alcune immagini sembravano chiare circa i fusti sospetti contenuti nella stiva. Altre personalità, dall’On. Gaetano Pecorella, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, ai sindaci locali dissero ben altro e non concordarono con la versione ufficiale nello stupore tra l’altro del mancato sequestro del relitto.
Senza dimenticare “l’ombra delle cosche di ‘ndrangheta si allunga sui due gioielli della sanità cattolica romana, l’Idi e il San Carlo di Nancy” come titolava il Fatto Quotidiano a luglio del 2012. Una presenza discreta che si sarebbe infilata nei rivoli di spesa inutili e negli sprechi, portando l’Idi e il San Carlo di Nancy sull’orlo del baratro, con 256 milioni di ammanchi. A pronunciare il nome della mafia più potente è il direttore delle due strutture ai tempi della vicenda giudiziaria, Giuseppe Incarnato. Tra indagini della Procura, buchi milionari, debiti ipotizzati per centinaia di milioni e parentopoli di lungo corso, Incarnato denuncia le minacce: “Mi hanno beccato qui fuori e mi hanno minacciato di cominciare a sparare. Hanno preso in affitto in Calabria i saloni della Nautilus a 180mila euro al mese, che ora non pago più, per realizzare un centro di ricerca. Se vai ora non trovi niente neanche una scrivania”.
La Nautilus, poco prima di fallire, è stata beneficiaria da parte della Regione Calabria di alcuni progetti come ad esempio il “Sigec” sul tema dell’erosione costiera dal valore di circa di 8 milioni di euro e il “Direct Food” sul tema della sicurezza e qualità degli alimenti dal valore di 9 milioni di euro. Una realtà, quella vibonese, con un valore della produzione annuo, fino al 2009, di 7,5 milioni di euro, prima di fallire miseramente e in circostanze mai del tutto chiarite.
Veniamo ai giorni nostri. Mentre Silvio fa incetta di consulenze dalla Regione Calabria con la stazione zoologica Anton Dohrn di Amendolara, senza alcun risultato se non quello di ingrassare le sue tasche, il fallimentare fratello Lello viene nominato per “meriti sul campo” Commissario Straordinario dell’Ente Parchi Marini Calabria con delibera di giunta regionale n.38 del 18/05/2023.
Il Commissario Straordinario, senza alcun tipo di selezione pubblica e pudore, affida incarichi ben retribuiti ai suoi soci in affari, alle amiche e ai compari vibonesi ai tempi della fallimentare Nautilus, come facilmente riscontrabile dagli incarichi di collaborazione e consulenza sul sito istituzione dei Parchi.
Inoltre, non contento dell’indennità di oltre 5.500 euro mensili, a colpi di decreto liquida a sé stesso rimborsi spese, in barba a qualsiasi norma giuridica e di buon senso. Ci sarebbe da ridere se non fossero soldi pubblici, il Commissario Straordinario dr. Raffaele Greco liquida al Dr. Raffaele Greco, autorizzando Il responsabile dell’Area finanziaria-contabile, ovvero il dr. Raffaele Greco, ad emettere il relativo mandato di pagamento a favore del Commissario Straordinario, dr. Raffaele Greco. Evidentemente persone diverse.
E di tutto ciò che avviene nei Parchi Marini, dove i fratelli addirittura firmano convenzioni tra di loro per la realizzazione di fumose attività, Decreto n. 5 del Commissario Straordinario del 22/01/2024 – Presa atto sottoscrizione Convenzione Quadro, tra la Stazione Zoologica Anton Dohrn e l’Ente Parchi Marini Regionali, la Regione Calabria che dovrebbe controllare è silente e complice.
Come mai i fratelli sono impuniti e soprattutto premiati da Robertino Occhiuto vi state chiedendo. Semplice perché, oltre ad essere il cuore pulsante della massomafia vibonese, millantano e probabilmente a ragion veduta amicizie strette e conviviali con i vertici di alcune procure, che li fa sentire onnipotenti e soprattutto intoccabili.
Grazie per tutto quello che fate quotidianamente per fa emergere il marcio che corrode la nostra terra.
Lettera firmata