Capo Vaticano. Estate a Casa Berto, il vero modello di cultura che la Regione Calabria ignora

Stasera a Capo Vaticano si conclude l’ottava edizione di Estate a Casa Berto. Sono stati 4 giorni o meglio serate, al tramonto, alla tarda, dedicate ad incontri letterari con grandi scrittori come Emanuele Trevi, premio Strega 2021 e anche nuove proposte.

Ieri sera c’è stato un sentito omaggio al grande Andrea Purgatori. Si è discusso della strage di Ustica alla luce delle confessioni di Giuliano Amato. E poi musica e tante idee come piace dire a Marco Mottolese e ad Antonia Berto, ideatori dell’iniziativa. Una iniziativa che si distingue per la sua completezza, intelligente, profonda e mai noiosa nello stesso tempo, per la pacatezza e la sobrietà, mai gridata e strombazzata.

Per intenderci: non siamo alla deriva chic del festival del cinema della Magna Grecia, dove quasi tutto è urlato, dove tutto è stupendo e unico, dove tutti ricevono premi e colonne d’oro. Dove la Regione Calabria contribuisce con ben 200 mila euro, così come a tanti altri avvenimenti di gran lunga inferiore a Casa Berto. A Estate a Casa Berto non si urla, non si gonfia il petto, non ci si autocompiace.

Eppure attira l’attenzione della stampa nazionale. Ne hanno parlato, sempre pacatamente, il Corriere della Sera, la trasmissione Omnibus su La 7 ma anche tanti altri. Siamo all’ottava edizione di una iniziativa voluta dalla figlia Antonia nella casa sul costone di Capo Vaticano dove Giuseppe Berto, uno dei maggiori scrittori del secondo Novecento italiano, scrisse in due mesi, nel 1964, Il male oscuro. Romanzo vincitore del Viareggio e del Campiello, nonché bestseller da centomila copie.

La scoperta e  l’affermazione turistica di Capo Vaticano la si deve soprattutto a lui, a Giuseppe Berto. Che fece conoscere nel mondo intellettuale, culturale, giovanile questo pezzo di terra selvaggio, aspro, battuto dal vento, con spiagge incantate e bellissime. Fu anche il primo che denunció i primi assalti della speculazione edilizia che da lì a pochi anni avrebbero ferito il suo territorio.

Scriveva Giuseppe Berto: “… il tratto di Costa che culmina in Capo Vaticano è pieno  di storia e di bellezza molto rovinata, ma ancora bellezza, visto che altrove è accaduto di peggio. Non ha un nome ma sarebbe bene che ne avesse uno. Si potrebbe chiamare CostaBella, con un pizzico di rimpianto e nostalgia”.  Naturalmente non l’abbiamo ascoltato e la politica l’ha chiamata Costa degli dei, un obbrobrio di ovvietà. Ha voluto più bene Giuseppe Berto a questo angolo di Calabria che tanti figli di Calabria che hanno sfruttato le sue bellezze per arricchirsi. Forse per tutto questo la Regione Calabria anche quest’anno non ha ritenuto opportuno di inserire questa iniziativa tra i grandi eventi.

E non solo, l’iniziativa non ha nemmeno il patrocinio della Regione Calabria e del Comune di Tropea che pure deve anche a Berto parte della sua scoperta a livello nazionale. Il presidente Occhiuto è il presidente Mancuso dovrebbero sapere che Casa Berto risponde meglio di tutti gli altri eventi allo scopo per cui sono finanziati, portare turisti in Calabria e promuovere la regione in Italia. Gli scambi con il Veneto ne sono la riprova. L’iniziativa porta la Calabria nel profondo nord e porta il nord in Calabria ma forse la “colpa” degli organizzatori di  Estate a Casa Berto è che non vanno a bussare alle porte di tanti onorevoli, consiglieri regionali, presidenti, sindaci, podestà e quant’altro…