Caporalato. Arresti e sequestri tra Crotone, Corigliano-Rossano e Mirto Crosia

E’ in corso un’operazione dei carabinieri per il contrasto al caporalato, con l’esecuzione di numerosi arresti – il numero esatto non è stato ancora reso noto dagli investigatori – ed il sequestro di varie aziende agricole. I provvedimenti emessi dal Gip di Castrovillari su richiesta della Procura della Repubblica.
Le indagini che hanno portato all’emissione delle ordinanze di custodia cautelare e dei decreti di sequestro sono state condotte dai carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano-Rossano e del Comando Tutela per il lavoro, con il supporto dei militari dei Comandi provinciali di Crotone e Matera.
Le persone coinvolte nell’operazione sono indagate, a vario titolo, per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, minaccia ed estorsione.
Gli arresti ed i sequestri vengono eseguiti, in particolare, nei territori di Corigliano-Rossano, Mirto Crosia, Crotone e Matera.

Paghe da fame e maltrattamenti è lo spaccato emerso dall’operazione dei carabinieri per il contrasto al caporalato, che ha portato all’esecuzione di 15 misure cautelari (sei in carcere e 9 ai domiciliari) ed al sequestro di 10 aziende (4 persone giuridiche e 6 ditte individuali), quattro delle quali in provincia di Cosenza, cinque nel Crotonese ed una in provincia di Matera.

I provvedimenti emessi dal Gip di Castrovillari su richiesta della Procura della Repubblica. Le indagini che hanno portato all’emissione delle ordinanze di custodia cautelare e dei decreti di sequestro sono state condotte dai carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano Rossano e del Comando Tutela per il lavoro, con il supporto dei militari dei Comandi provinciali di Crotone e Matera.

Le persone coinvolte nell’operazione sono indagate, a vario titolo, per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, minaccia ed estorsione.

I braccianti di nazionalità nigeriana, gambiana e rumena, venivano costretti ad accettare paghe da fame dai loro “caporali”. Spesso subivano violenze, non avevano garantita nessuna misura di igiene e sicurezza e nessuna tutela o assistenza. In una circostanza un lavoratore si era stirato una gamba dopo aver caricato oltre 630 cassette di pomodoro. Come se tutto ciò non bastasse i braccianti venivano minacciati di morte e costretti accettare dai 15 ai 30 euro al giorno per oltre 12 ore di lavoro nei campi, con riposi che andavano dai 10 ai 30 minuti. Inoltre, i caporali esigevano dai braccianti la restituzione di parte dello stipendio e li istruivano su come comportarsi nel caso di eventuali controlli da parte delle forze dell’ordine. I NOMI DEGLI ARRESTATI (http://www.iacchite.blog/caporalato-3-anni-di-schiavitu-nei-campi-i-nomi-degli-arrestati/)