Carabinieri (dei servizi) deviati: il pesce puzza dalla testa

Per aver scritto, in uno dei nostri tanti articoli di denuncia sulla corruzione nelle istituzioni, che è meglio avere dei problemi con un mafioso piuttosto che con un pm o con un appartenente alle forze dell’ordine corrotto, siamo finiti sotto processo. Dicevamo, e diciamo questo perché l’infamia del sopruso istituzionale lo abbiamo subito sulla nostra pelle.

Da quando esiste Iacchite’ abbiamo ricevuto più minacce dalle istituzioni deviate che dai malavitosi, dai quali, in un modo o nell’altro puoi difenderti, magari scappando, affrontandoli, denunciandoli se hai la fortuna di trovare qualche pm onesto, ma quando a minacciarti è Pm o un dirigente delle forze dell’ordine corrotto, poco puoi fare: hanno dalla loro l’intero apparato dello stato che mobilitano all’occorrenza, utilizzando le loro prerogative pubbliche come e quando gli pare, ma soprattutto contro chi gli pare.

Se hai problemi con un mafioso e qualche “strana” conoscenza, puoi trovare un modo per apparare, ma se hai un problema con un pm corrotto, non c’è niente che tu possa fare. Il metodo è semplice: imbastire una finta inchiesta sul soggetto da eliminare, utilizzando impropriamente le funzioni del proprio ufficio. Lo scopo, naturalmente, va al di là del risultato finale dell’inchiesta, che interessa poco ai corrotti, perché quello che conta, in questa turpe azione, è porre in essere l’intimidazione quando serve, costruendo finte accuse che hanno un unico scopo: gettare ombre e dubbi sulla rettitudine del soggetto da “eliminare”. Poi si sa che in Italia i processi possono durare anche 10 anni. A nessuno interessa come va a finire. Quello che conta, per i corrotti, è il risultato del momento: bloccare, fermare con ogni mezzo necessario, chi dà fastidio agli amici degli amici.

L’elenco delle finte accuse costruite da pm corrotti a nostro carico, è lungo. Con noi hanno provato di tutto, dalla sovversione all’attentato dinamitardo alla questura, passando per il narcotraffico, l’estorsione, e il terrorismo internazionale. Tutti procedimenti, per nostra fortuna, finiti con assoluzioni e archiviazioni (per forza dovevano fare così, l’inconsistenza delle prove era più che palese, come palese era l’uso strumentale della Giustizia per fini personali di natura criminale), ma che nell’immediato hanno sortito, per i corrotti, l’effetto sperato: isolarci da tutto e da tutti. Se non fosse stato per la nostra determinazione ad andare avanti perché convinti di quel che scriviamo, il loro piano sarebbe riuscito.

Lo abbiamo scritto in tanti articoli: “il pesce puzza dalla testa”. Un adagio popolare che ci ricorda che quando una situazione si fa critica, quando qualcosa non va in una organizzazione o un gruppo di persone, la responsabilità è quasi sempre di chi è alla testa, appunto. Da qui non si scappa. E il caso “Piacenza” conferma questa tesi. I superiori sapevano, ma nascondevano. Questo è oramai fuor di dubbio. Altrimenti come spiegare la costituzione di un gruppo criminale all’interno di una caserma? Solo se hai “certe coperture” puoi sperare di farla franca. Impossibile per i loro superiori non vedere, ma bisogna attenersi agli ordini: coprire e nascondere, sempre e comunque, ogni magagna interna alle istituzioni. Così come il caso Palamara conferma il meccanismo di corruzione all’interno della magistratura.

L’elenco dei vertici dei carabinieri finti sotto inchiesta o con “idee golpiste”, nel corso della storia fino ai giorni nostri, è lungo, ne citiamo alcuni (tra i più significativi), giusto per capire che è vero che il pesce puzza dalla testa:

– Generale e Prefetto Mario Mori

E’ stato comandante del ROS (reparto operativo speciale del carabinieri) e direttore del SISDE (il servizio segreto). Condannato in primo grado a dodici anni per la trattativa Stato-Mafia, per “violenza o minacce a un corpo politico, amministrativo o giudiziario”.

– Generale Giampaolo Ganzer

E’ appena andato in pensione. E’ stato comandante del Ros dal 2002 al 2012. Condannato in appello per traffico internazionale di stupefacenti fu promosso da Colonnello a Generale… Sotto il suo comando il Ros di Benevento fabbricò un famoso dossier che divenne l’asse del surreale processo Sud Ribelle contro gli attivisti del movimento noglobal all’indomani del Global Forum di Napoli e del G8 di Genova. Nella sentenza di condanna di primo grado per traffico di stupefacenti il generale è definito “traditore per interesse e smisurata ambizione”, perchè in combutta con alcuni malavitosi aveva costituito un’associazione finalizzata al traffico di droga, al peculato e al falso al fine di una rapida carriera” fingendo di smantellare le organizzazioni da lui stesso costituite…

Di recente la Cassazione ha creato le condizioni perché la condanna finisse in prescrizione e il generale potesse godersi la dorata pensione.

-Il Comandante Generale dei Carabinieri Giovanni Nistri è attualmente indagato per i reati di corruzione, falso ideologico, calunnia (Proc. Pen. NR. 32891/19)

– Ex Generale Antonio Pappalardo

Il pittoresco leader dei Gilet Arancioni, prima di appassionarsi al 5G, intorno al 2000, in veste di Presidente del Cocer (l’equivalente della “rappresentanza sindacale” per i carabinieri), fa esporre nelle bacheche delle caserme intercettazioni di politici e parlamentari e invia un documento a sua firma a tutte le strutture dei carabinieri in cui “auspica mutamenti politici e istituzionali”… e per questo sospeso per 12 mesi dalle funzioni del grado a seguito di procedimento disciplinare di stato per violazione dei doveri derivanti dal grado e dal giuramento prestato.

– DODICI erano i generali dei carabinieri appartenenti alla P2, la loggia segreta ed eversiva di Licio Gelli.

– Generale Giovanni De Lorenzo, nel 1964 mise a punto il piano Solo, in pratica i preparativi per un eventuale colpo di Stato in chiave anticomunista

– ROSA DEI VENTI:

Organizzazione neofascista ed eversiva interna agli apparati dello Stato, che sotto il comando dei generali dell’esercito Amos Spiazzi e Vito Miceli coinvolgeva nei suoi piani corpi e caserme dei carabinieri ed è sospettata di coinvolgimento nelle pagine più oscure della strategia della tensione e della stagione delle Stragi. L’inchiesta sulla Rosa dei Venti venne insabbiata in nome del Segreto di Stato

Si potrebbe ovviamente continuare.

Quindi a delinquere non sono solo gli spacciatori-torturatori pezzenti della caserma di Piacenza che si immortalano con cento euro in mano o i troppi peones che hanno visto nella divisa una copertura istituzionale, culturale e ideologica per episodi di violenza assassina… ma soprattutto i loro capi. Gli stessi che hanno garantito per anni l’insabbiamento di ogni denuncia o indagine sull’Arma.

Vedremo fin dove vorrà guardare l’inchiesta di Piacenza. Nel mentre ci associamo alle domande poste da Ascanio Celestini ai vertici dell’Arma e della magistratura, sul suo account FB:

Chi ha ucciso Federico Aldrovandi?

Chi ha soffocato Riccardo Rasman?

Cosa sappiamo della morte di Aldo Bianzino?

Chi ha sparato a Gabriele Sandri?

Si è veramente suicidato Niki Aprile Gatti?

Chi ha legato Franco Mastrogiovanni fino alla morte?

Chi è il responsabile della morte di Giuseppe Uva?

Chi ha immobilizzato Michele Ferulli fino al momento dell’infarto?

Chi ha sparato a Davide Bifolco?

Chi ha ucciso Stefano Cucchi?

Chi ha defenestrato Giuseppe Pinelli?

Nella speranza di trovare qualche risposta.

P.S. : il nostro è un discorso riferito solo ed esclusivamente ai corrotti presenti nelle istituzioni, il che non vuol dire generalizzare. Onore e merito ai tanti appartenenti alle forze dell’ordine e alla magistratura che ogni giorno compiono il loro dovere con sacrificio e dedizione.  E per nostra fortuna sono la maggioranza.